PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

lunedì 5 dicembre 2011

13 - Su una piazza senza paragoni, una lavanderia cinese, la mozzarella di bufala campana e un ristorante "italiano"...

3 set, 10:07 m.


Da dove inizio?
Dal fondo, anche oggi.
L'anno scorso, quando eravamo qui, passando una delle tante serate in Washington sq (è la piazza dove inizia la 5a strada, in pieno Greenwich Village, circondata da edifici della NyUniversity, facoltà e residence per studenti, dove la sera si riversano centinaia - nel senso di "centinaia" - di persone più o meno giovani, e musicisti, e newyorkesi, e turisti, come potete vedere dai filmati che ho messo su Fb) Giovanna mi/si chiese "ma dove siamo vissuti, noi?".

La location è una piazza rotonda, con una fontana in mezzo, panchine e prati, dove la gente sta tranquillamente seduta o sdraiata.
In giro, persone (nemmeno tanto giovani) che suonano solitarie la chitarra o a gruppi spontanei.
Con le formazioni che spesso mutano nel corso della serata.
E poi c'è chi suona il sax, chi arriva con un contrabbasso, chi ha un basso elettrico con l'amplificatore...
Non per parlar sempre male di quello che abbiamo (avuto), ma questa sera me lo sono chiesto di nuovo, quando il ragazzo con il pianoforte (quest'anno è a mezza coda, non più verticale, sempre con le rotelle, e la domanda che mi faccio rimane la stessa: come diavolo lo porta qui?) insieme ad un batterista e ad un cantante (lo stesso che qualche ora prima era con un altro "gruppo") suonava circondato letteralmente da centinaia di ragazzi, di persone.
Cercherò di mettere su fb uno dei filmati che ho fatto, tanto per rendere l'idea.

Ecco: immaginatevi la scena. Un giovane sulla trentina dall'aspetto english, con un bizzarro cappellino nero in testa suona un pianoforte a mezza coda (con le rotelle). Con lui un batterista e un cantante. Attorno un centinaio di persone che canta, batte le mani, balla.
Giovani, soprattutto. 
Giovanissimi.
 E quanto si divertivano le ragazze...

(Postilla: negli Usa la minigonna non è - vivvaddio! - passata di moda).
Da quel che ho potuto capire era, questa, una delle prime sere del nuovo anno accademico. (Andrò a controllare, ma pare che ad ogni inizio di anno universitario, le matricole lascino un centesimo alla base dalla statua di Garibaldi che c'è in quella piazza).


Ovvio, sono giovani.
 Ovvio, non hanno ancora grandi preoccupazioni.
 Ovvio, hanno tutta la vita davanti, 'tacci loro... 
Ma mentre c'era il delirio, alla mia euforia (meno male che non c'era nessuno che mi conosceva...) si è unito un vago magone...

 
Non mi sono allontanato troppo da casa, questa sera: mezza Ny viene, infatti, il venerdì sera al Village, come dicono qui, dove ci sono centinaia di locali (vi dice qualcosa il "Blue Note"?), di ristoranti, di pub...
 Che gran figata, se posso usare un termine giovanilistico.

 
In mezzo a tutto questo, una lavanderia aperta 24 ore e (incredibile!) anche un negozio-club di scacchi h24 ("Chess Forum"), evidentemente per giocatori con le crisi notturne.


Ma torno a questa mattina, che l'ho dedicata a fare un po' di commissioni, gironzolando oziosamente per il "Village" (lo so, fa vagamente figo, dirlo. Ma sono qui!).

Come ho già scritto questa mattina, ad un certo punto sono stato attratto da una panetteria con pizza "al taglio" in bell'evidenza.
 E davvero solo a New York si può incontrare una ragazza che lavora in un negozio di pizza al taglio, di origini orientali (non ho chiesto dove...), che conosce perfettamente l'italiano perché ha lavorato due anni a Roma, in Vaticano, traducendo "per i Cardinali e Sua Santità", ha detto, l'inglese in latino!

Ma la mia missione principale era trovare la lavanderia dove lasciare camicie, boxer e calze.
Il mio palazzo, infatti, non ha le lavatrici "condominiali" e negli appartamenti - a parte che non c'è spazio - mi pare d'aver capito che la legge non permetta di avere lavatrici, per le possibili perdite.
Ci sono in giro lavanderie self service (anche se non proprio nelle vicinanze) ma non ho l'asse da stiro (e lo spazio dove appenderle ad asciugare, soprattutto!).

La lavanderia che ho trovato è - classicamente, da questa parti - gestita da orientali.
Allora, il conto è il seguente: 7 camicie lavate (ad acqua) e stirate $20,30 (€14,28), dunque esattamente 2 €uro e 4 cent. a camicia.
Per le mutande (mi pare 8) e calzini vari, forfait di 5 dollari (3€uro e 50 centesimi).
Confesso che non so quanto costi far lavare e stirare una camicia in lavanderia in Italia.
Da noi è più caro?
Dimenticavo un particolare: consegna domattina, 24 ore dopo.

Poi ho girato un po' per negozi, per comprare zucchero e caffè.
Al supermercato (quello aperto h24, dunque mi par d'aver capito un po' più caro) avevano solo un "barilotto" di zucchero da 5 lb (2,27Kg): mi piacciono le cose zuccherate ma mi sembrava troppo.
Alla fine lo zucchero l'ho trovato (insieme al caffè) in un negozio specializzato in prodotti alimentari italiani.
Zucchero (2 libbre, 907 g): $2,99 (€2,10);
Caffè Lavazza Qualità Oro (lattina da 250g): $9,99 (7€ e 3 cent).

Mentre ero lì ho annotato altri prezzi (attenzione, però: si trattava di prodotti italiani!).
Pasta De Cecco, $2,99 a pacco (€2,10)
Burrata fresca "from Italy", arrivo giornaliero: $9,99 (7,03 €)
Mozzarella di Bufala "Antichi Sapori" (Padula Scalo, SA), arrivo giornaliero $8,99 (6,32€).
Non ho invece preso nota, e mi scuso, del costo e della provenienza della pasta "La nonna del monello".
Mi è sembrata però decisamente originale ed evocativo il nome, soprattutto per gli italo-americani: "la nonna" (che è sempre "la nonna", santo cielo!) e "il monello", che riporta ai tempi degli scugnizzi, agli anni '50 e ai film di Vittorio De Sica...
Devo, infine, fare una confessione .
Come accade a qualunque italiano in viaggio negli Usa, oggi ho ceduto.
 Oltretutto ho contravvenuto ad una delle indicazioni che io solitamente do a chi mi chiede sempre preoccupato di come si mangi negli Usa (dico sempre loro di evitare i ristoranti italiani, o meglio "italo-americani", a meno che non siano rinomatissimi locali italiani e, dunque, costosissimi).

Insomma, non so cosa mi è preso, ma mentre passavo davanti al ristorante "Porto Bello" è come se fossi stato portato dentro da un richiamo irresistibile.
 Manco ho esitato, porca miseria!

Evitata la pasta (anche se l'aspetto di quelle tagliatelle al ragoût  dei miei vicini era davvero invitante...), ho ripiegato su un semplice spiedino di pollo. Ma, guardandomi intorno, ancor prima che arrivasse, già mi chiedevo perché diavolo mi fossi seduto lì.

Era passabile, suvvia. Soprattutto era originale (non l'ho mai visto in Italia) lo spiedo che infilzava i pezzi di pollo: un ramo di rosmarino...

Il gestore è genovese. Ovvio che ho "attaccato bottone". Solita storia: arrivato alla fine degli anni '70 senza una lira, e ora ecc. ecc...

C'ha pure le recensioni della prestigiosa guida americana Zagat, esposte!


Domani sono a pranzo da L, di cui ho parlato in una delle pagine passate.

Cucina sua moglie, americana.

Altro che Porto Bello: qui sì che un po', sinceramente, "temo"...
:-|

1 commento:

  1. #2 11:52, 14 settembre, 2011
    http://chowhound.chow.com/topics/437286
    Pour toi.
    Valentina

    utente anonimo (IP: a2d9fc9e01259bc)
    #1 21:15, 08 settembre, 2011
    Fai cucinare la sua vicina di casa...e se puoi parlaci è una vecchina fantastica....ti seguo con entusiasmo...p.s. Usare solo la "L" mi sembra un eccesso di zelo....;))
    utente anonimo (IP: e4016c10a9058a6)

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