PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

lunedì 27 maggio 2013

Facile parlare... (Riflessioni personali. Sulla "quinta fase b2" e i marinai di Cristoforo Colombo)

Che poi è facile parlare...
E' facile scrivere, lamentarsi, immaginare - ma sì, fantasticare - finché si sta in Italia.
Facile scrivere (e pensare!) "Oh come vorrei andarmene!", "Non vedo l'ora di farlo!", "Prima o poi vi mollo (più o meno) tutti!"  e così via...

Poi mi capita di pensare a come sarebbe veramente, e non so darmi risposte. Ci ho pensato - ancora una volta - ieri, per via di una stupida questione di armadio.
Guardavo la mia casa, i suoi (pochi) mobili, le montagne di cose cartacee che conservo, le foto appese, i libri, i piatti, il tappeto, Sofia (Sofiacanaamoremio...) e mi chiedevo: "Ma sarai capace davvero - DAVVERO - di mollare tutto e di ricominciare da zero in America?".

Credo di poter individuare, in questo senso, una serie di "fasi" nelle persone che sentono, o hanno sentito, l'esigenza di cambiare in qualche modo vita.

La prima è il fantasticare e bon.
La seconda è iniziare a leggere cosa scrivono le persone che hanno fatto questa scelta. (E questa opzione può durare anni...).
La terza è iniziare a parlarne, seppur ancora basando tutto sulle intenzioni teoriche.

Una diretta conseguenza di questa terza fase è la quarta, che porta a documentarsi (più o meno...) seriamente, mettere da parte, o memorizzare, appunti, ritagli, siti, blog, e iniziare a frequentare prima come osservatore, poi più "attivamente", forum sull'argomento, e poi sottoforum che si concentrano sui luoghi al centro dei nostri interessi, dei nostri sogni.

Il tutto, magari, mentre si iniziano a frequentare quei luoghi come turisti/viaggiatori, cercando di vederli dopo le prime volte con occhi più "critici"...

Quando questa quarta fase si consolida, si arriva ad un certo punto che si sa praticamente tutto.
Un punto in cui lo studio "teorico" è terminato, e che si dovrebbe, potrebbe, passare all'azione.

A quel punto arriva la quinta fase, composta in realtà, secondo me, da due sottofasi.
La prima (la "quinta fase a")ci porta a mollare, sopraffatti dalle stesse dettagliate informazioni che negli anni si sono raccolte, perché si sente il tutto "troppo pesante", "troppo impossibile", "troppo sogno"...

La "quinta fase b", invece, spinge ad agire. Con ulteriori altre due sottofasi: con prudenza (e relativa lentezza), la "quinta fase b1"
con speditezza, la "quinta fase b2".

La "quinta fase b1" credo abbia direttamente a che fare con un aforisma attribuito (ma mi pare che la cosa in rete sia - come al solito - controversa...) ad Oscar Wilde.
Quello che dice: "Attento a ciò che desideri: potrebbe avverarsi!".

A meno che non si imbocchi, con testa e cuore, con volontà e anche un po' di comprensibile paura e di incoscienza, la "quinta fase b2"...

Altrimenti, ecco che si torna alla settima riga di questo intervento: quella in cui mi chiedevo a come sarebbe veramente (e alle relative mancate - per ora - risposte).


So quello che io dico/scrivo agli altri, però.
Cioè ai tanti amici e amiche che mi raggiungono in qualche modo facendomi un sacco di domande, ritenendomi ormai un grande esperto. (Uuuhh, come son bravo da sempre a dar consigli razionali ed intelligenti... agli altri!).

Intanto dico che è legittimo immaginare (e anche sognare) una vita altrove (in qualunque altrove...). Poi a quelli che mi chiedono (in effetti un po' troppo) semplicemente "come si fa a trasferirsi in America?" 
rispondo che un traferimento si deve basare su un'approfondita analisi dei propri desideri, sulla conoscenza e sulle possibilità, e che trasferirsi negli Usa non è molto differente dal farlo all'interno dell'Italia.

Un mio punto forte è rispondere: 
"Ma tu ti trasferirerti così, su due piedi, in base a consigli di sconosciuti, senza esserci mai stat*, da Quincinetto a Metaponto, o da Adrano a Bassano del Grappa, da Perdasdefogu a Firenze, o anche solo da Milano a Roma o da Torino a Roma? Evidentemente no! Chiederesti, leggeresti, ti documenteresti, e magari andresti anche a dare 'un'occhiata' iniziale a Metaponto, o a Bassano del Grappa, o a Firenze, o a Roma, o a Milano. 
O sbaglio?...".

"Devi fare un piano. 
Devi avere 'un piano'...".

Ma questa domanda non posso farla a chi è stato 12 (o son 14?) volte negli Usa. Come me, per esempio...
Ripeto (mi?) che non c'è in fondo molta differenza fra trasferirsi da Torino a Roma, come ho fatto io, nel 1987, praticamente senza paracadute, da solo, oltretutto.
Ovvio: Roma, allora, era distante sette-otto ore di treno.

Che però, a pensarci bene, non sono molto differenti a otto-nove ore di aereo. (Soldi a parte, ovvio...).

Certo, nel 1987 avevo 29 anni, e a Torino la radio dove lavoravo stava svaporando, abbandonando a se stesso e costringendo alla diaspora un collettivo di intelligenze che si sono dovute arrangiare altrove arricchendo poi quotidiani, radio, televisioni nazionali.
Fui decisamente fortunato, perché proprio un mese PRIMA del licenziamento - che sarebbe arrivato a fine febbraio - ricevetti una miracolosa e assolutamente inattesa telefonata durante la quale mi venne offerto un lavoro a Roma, seppur senza alcun contratto. "Famo 'na prova reciproca de sei mesi eppoi vedemo, ok?"...

Dunque tutto, davvero, dipende dall'età? Dall'incoscienza che ci pervade quando siamo giovani?
Ricordo benissimo chi mi fece quella telefonata e cosa mi disse: "Aò, so' anni che ce rompi li cojoni dicendo che vvoi venì a Roma, chiedendoci se cerchiamo quarcuno.

Ma te va davero de venì?
Aò, guarda che qui nun c'è nessun contratto, nun te ffa idee strane, eh?
Vie' qui, la casa te la trovi da te, e fra sei mesi vedemo che seppoffà. Magari prima o poi er contratto ce scappa...".

E ricordo benissimo come mi sentii quando ricevetti quella telefonata da Roma.
Ero nella mia piccola casa torinese di via Mazzini 36, che qualche anno prima era stata proprio la prima sede della mia Radioflash 97.7 che stava morendo.

Ricordo che abbassai la cornetta e piansi disperato.
  
Perché finalmente era arrivata l'occasione che speravo, perché finalmente sarei andato lontano, perché non sapevo cosa mi potevo aspettare, perché avrei dovuto abbandonare Torino la maledetta.
Quella Torino che con le gioie, e forse soprattutto con i dolori, mi aveva cresciuto. 
E fatto maturare a forza.
Piansi perché avevo davanti l'incognito, e perché capii che il grande momento - quello di passare dai sogni alla concretezza - era inaspettatamente giunto. 

Mai avuto, prima d'allora, un culo simile nella mia vita... 

Ammettiamolo: quante volte succede di trovare un lavoro 34 giorni prima di perdere quello che si ha, e per di più senza nemmeno aver cercato ancora nulla né soprattutto cercato in quella direzione?
Era il mio sogno, allora, Roma...

Quelli sono davvero treni che passano raramente nella vita. 

...

Beh, diciamo che quanto meno se vuoi sperare in un altro treno di quel tipo (casuale o meno), almeno dalle parti di una stazione ti devi mettere ad aspettare, no?

E un po' quel che dico alle mie amiche e ai miei amici storditi dall'ennesima delusione sentimentale: "Ok, stai chiusa/o in casa a lutto per tutto il tempo che vuoi, ma ad un certo punto basta. Apri almeno le finestre! 

D'altronde non puoi pretendere che ti suonino al citofono dicendoti 'Immagino che tu sia senza fidanzato/a, ed eccomi qui che mi offro!'..."

Sorrido...

Dunque dico che a meno che non si conosce un/a americano/a e ci si innamora (possibilmente reciprocamente!), trasferirsi è frutto quasi sempre di un lungo, faticoso, meticoloso lavoro.

Un po' come cercare un lavoro: che, a mio parere, è appunto "un lavoro".

Mi spingo anche a fare lo spiritoso, consigliando, magari, di frequentare posti, luoghi, frequentati a loro volta da americani/e: "E chissà che Cupido non scocchi la freccia!". 

Che poi è una cazzata fino ad un certo punto: prova ne siano tutte le amiche e gli amici che ora sono negli Usa proprio grazie all'amore...

Poi, lo riconosco,  c'è la questione dell'età.
Un conto è cambiare vita a trent'anni (proprio come feci io, che di anni ne avevo 29), un conto a 40.
O, peggio?, a 50 passati.
Anche se (dannazione!) prima mi arriva il messaggio di My, uno dei protagonisti dei miei racconti, che mi scrive "L'America non guarda l'età ma guarda alla tua volontà"
poi mi arriva il messaggio di Franca e del suo compagno, che hanno fatto questo passo superati i 60...

E allora mi baso sulle esperienze degli altri, di coloro che l'hanno fatto questo salto. E che hanno sempre descritto come "convulsi", "un po' pazzeschi" gli ultimi giorni, l'ultimo giorno. 
Quando ormai la decisione, però, era stata presa e tutto - a quel punto - appariva (era) in discesa...
Che spesso hanno descritto come faticosissima, questa loro scelta, piena di momenti di solitudine e di nostalgia (canaglia), ma quasi sempre giusta, con il senno di poi. Con la costante preoccupazione, che a volte si trasforma in angoscia, di non poter intervenire in tempo, se poi succede qualcosa in Italia.
Una scelta sofferta - una vita - che peraltro hanno già fatto svariate decine di milioni di persone, in Italia...
Considerazioni che cambiano decisamente se si tiene conto, però, il destino di eventuali figli.


Io, per ora sono qui.
Alla 
parte b1 della quinta fase.
Nel frattempo, quando trovo un blog di qualche fuoriuscito/a, vado sempre a leggere le pagine che riguardano gli ultimi giorni, il momento del distacco, financo al fatidico ULTIMO giorno.
Cercando di capire, di "sentire", come si fa, cosa si prova, a salutare gli amici, a fare i bagagli, lasciando gli affetti, la famiglia, i genitori, le sorelle, i fratelli, i compagni di scuola.
Come ci si sente a licenziarsi, a fare i bagagli, a scegliere cosa portarsi dietro, a sentire il rumore della serratura della casa (ormai ex casa) che si chiude.
Come ci si sente a chiudere tutto e voltare le spalle per andare dove non parlano la tua lingua, dove non ci sono radici...

Dove tutto, o quasi, è una incognita...

Mah.
Intanto mi limito a non stuzzicare troppo quel "timore" malandrino.
Quel desiderio che, davvero, potrebbe avverarsi. 



Dal diario di bordo di Cristoforo Colombo:


"Tutto il venerdì e tutto il sabato, fino alle tre di notte, le navi galleggiavano immobili, in totale bonaccia.
E i marinai erano inquieti, poi spaventati, poi terrorizzati.
Sicuri di essere arrivati alla fine del mondo..."
(Venerdì 7 settembre 1492)

               

Trentadue giorni dopo, alle due di notte, il marinaio Juan Rodriguez Bermejo era sulla coffa - la piattaforma di avvistamento sull'albero principale - della Pinta, una delle tre caravelle. 
Improvvisamente vide prima il profilo di qualcosa sull'acqua, illuminato dalla luna. 
Si stropicciò gli occhi e trattenne il fiato, senza dire una parola.
Poi, subito dopo, vide delle luci tremolanti.

Cazzo! 
Erano, non potevano che essere, dei fuochi accesi!

Ebbe un altro comprensibile momento di esitazione, il nostro Juan Rodriguez: si stropicciò ancora gli occhi.
Guardò meglio... 
E poi ancora meglio.

Poi alzò il braccio, indicò quel Nuovo Mondo e prese fiato.
E con tutta la voce che aveva in gola, svegliò tutti i marinai della Pinta gridando 
"Terraaaa!!".


© dario celli. Tutti i diritti sono riservati.


domenica 19 maggio 2013

Un piccolo segreto: come arrivano ad Aria Fritta...

E' un po' che non scrivo, è vero: per farmi perdonare, care amiche e amici, vi rendo partecipi di un piccolo segreto.

Dovete sapere che chi ha un blog è in grado di sapere qualche innocente informazione "segreta" sui propri lettori.
Niente di privato, per carità! 
Ma solo quante persone sono arrivate al blog, attraverso quale browser, e come una persona è arrivata: attraverso, cioè, quale ricerca, quale "parola chiave".

E qui le cose si fanno interessanti...

Sono soprattutto tre gli argomenti che portano nuovi lettori ad Aria Fritta: la ricerca di una carta geografica (che ho pubblicato QUI nell'intervento sui miei consigli per un viaggio americano), i consigli di viaggio di cui sopra, e la Green Card (QUI, argomento gettonatissimo dal primo maggio, da quando sono usciti i risultati del sorteggio...).

Così vengo a sapere che oltre alla normale ricerca "cartina Usa", Nulla di strano sapere che qualcuno è arrivato qui digitando su un motore di ricerca le parole "cartina Usa", o "consigli per viaggiare in Usa", "Stati Uniti, dove andare", financo a "Andare in Usa da soli"
Decisamente strana la ricerca di chi è arrivato qui cercando consigli su come "Andare in Usa con macchina italiana" (ma hai idea di quanto spendi, amico? A quel punto ti conviene comprarla là, l'automobile!). 

Poi c'è, appunto, l'argomento "Green Card".
Un caro saluto lo voglio indirizzare all'amico/a lettore/ice che è riuscito/a a raggiungere Aria Fritta scrivendo l'11 aprile scorso su Google: "Glin Kard Usa lotteria".
Vabbè: dopo aver letto il post, spero almeno abbia capito come si scrive...

Ci sono persone che arrivano qui cercando un normale "documenti da inviare per la dv lottery", o semplicemente "lotteria Green Card" o "lotteria nazionalità americana". Poi c'è chi si preoccupa in anticipo del "colloquio visa lottery".

C'è chi si chiede - e cerca qui l'impossibile risposta - "dopo quante lotterie si vince la Green Card" (ah, saperlo, saperlo...), e che vuole sapere "cosa fare se ti negano la green card". 
Niente, amico: non ci si spara. Si ritenta!

Un caro saluto lo invio a chi è arrivato ad Aria Fritta digitando su qualche motore di ricerca "chi a ottenuto la green card" (tranquillo, caro lettore: nel caso, non fanno esami né di inglese, né di italiano...).

Mi fa sorridere chi ha raggiunto Aria Fritta scrivendo "come mi sento quando mi trasferisco": sorrido perché confesso che quando trovo un blog di qualche italiano trasferito (e in particolare negli Usa) la prima cosa che faccio è, sempre, andare indietro, al momento del "distacco" e delle "prime impressioni"... 

Poi ci sono coloro che non sono mai andati negli Usa e sono preoccupatissimi di cosa avviene una volta atterrati, terrorizzati da "dogana test per entrare in america" o addisrittura dal presunto "'interrogatorio' dogana usa" (eddai, non esageriamo!); qualcuno si chiede se esiste un "passaporto interno americano", o i "controlli alle frontiere voli interni usa" (tranquillo, amico, non ci sono controlli alle "frontiere interne" Usa, né esiste un "passaporto interno"...); qualcun altro arriva qui scrivendo "Non riesco a prenotare volo interno Usa".

Un saluto, poi, lo invio anche a chi è arrivato in queste pagine digitando "domande ridicole aeroporti americani": come ho già scritto, le domande in questione ora sono scritte nel modulo Esta che si compila in Italia prima di partire,  ma sono meno ridicole di quanto appaiono. 
E soprattutto è meglio rispondere a loro seriamente!
Così come se si ha un computer lo si deve semplicemente tirare fuori e accenderlo: ecco la risposta a chi è arrivato ad Aria Fritta digitando la frase "Come devo dichiarare che ho un computer".

Altro argomento: qualche settimana fa, nelle scuole italiane, deve essere stato dato un tema su Rosa Parks. L'ho dedotto dall'insolito e massiccio numero di ingressi in Aria Fritta dopo che è stato digitato nei motori di ricerca il nome dell'eroina americana. Svariate decine di ingressi in pochi giorni.
Cari giovani lettori, spero non abbiate fatto un semplice "copia/incolla" (guardate che i prof sembrano scemi, ma se ne accorgono!), anche perché sono numerosi i refusi che spesso mi scappano.... (Bella ed emozionante la storia di Rosa Parks, vero, giovani amici?).

A questo proposito c'è chi è arrivato qui scrivendo "crogiolo tipo usa": si sarà davvero riferito alla poesia di Israel Zangwill del 1908 che ispirò la piece teatrale?
Spero che queste pagine abbiano soddisfatto anche gli studenti che cercavano l'"analisi poesia Withman" o addirittura "la grazia nella poesia" (?). Sono dotato di un'autostima gigantesca, ma forse avete esagerato!

Qualcuno è arrivato qui digitando le parole "grattacieli americani" ma anche la variante "come si vive nei grattacieli": io più in su del 45° piano non ho mai dormito, e rispondo "Bene! A patto di non soffrire di vertigini, ovviamente!".

Grande preoccupazione, dei nostri lettori, ovviamente, riguardano i soldi. 
O meglio, come prelevarli: e allora ecco le voci "Bancomat usa", o quella "come si cambiano i soldi negli atm": non si cambiano, si prelevano, se li hai nel conto italiano e se la PostePay non ti pianta in asso...);
e poi la voce "carta di credito enjoy stati uniti" (??), "Maestro cirrus pagobancomat Usa America" (tranquillo/a, sono compatibili!) con la variante "Cirrus negli Stati Uniti" o "atm postepay per prelievo Miami".
Poi non so se il lettore o la lettrice sia rimasto/a soddisfatto/a dopo aver digitato "costa troppo andare negli Usa": effettivamente si tratta di un viaggio non proprio economico (a causa soprattutto del biglietto aereo...), ma basta risparmiare tanto prima, e procura tante, tante, soddisfazioni!

A proposito di soddisfazioni: ma quanto è stata grande la "ruota" che ho fatto quando un lettore (o una lettrice?) ha digitato su Google addirittura una mia citazione letterale: "L'America, immensa, è lì fuori che vi aspetta"?
:-)

C'è chi è giunto/a ad Aria Fritta perché interessato ai "rifugi antiatomici" o ai "bunker antiatomici" nonché ai loro prezzi.
Così come c'è stato chi era interessato a "comprare panchina a Central Park"  o a sapere "dove ballare tango a New York"...

Poi ci sono le voci "a luci rosse": piuttosto innocenti sono le voci "confidenze femminili" o "college americani bagni", un po' più hard coloro che hanno digitato "bianchieria intima stesa", "donne poco vestite ai fornelli", "casalinghe nude", "lampadine nude" (giuro!!), "donne nude aria fritta" (mi spiace averti deluso...) e infine l'incomprensibile "ho messo incinta zia racconti": mah...

A proposito di misteri: c'è una lunga lista di ingressi in Aria Fritta piuttosto incomprensibili.

"Boiler acceso girato condominio"
"Foglio scritto a macchina"
"Come rendere luminosa una camera"
"Come vengono gestiti i sacchi di juta" (?)
"Che nome posso dare al mio negozio"
"Come si dice annusare in piemontese"
"Colonne in similmarmo"
"Dopo aver fumato mangiato o bevuto"
"Come sono costruite le autostrade"
"Che lavoro fa il poliziotto" (?)
"La gentilezza ritorna" 
"Canzoni con il nome Dario" (mi sa che non ce ne sono, eh?)

"Europa unita spaventa Obama e arabi" (brrr, che paura!) e, infine,
"Contattare uomo single indiano d'America" (oh, se poi ti sposi invitami al matrimonio, eh?)

Le ultime ricerche che hanno portato ad Aria Fritta ieri e oggi: oltre a quelle già citate ecco "albero delle scarpe", "come comportarsi dovendo affrontare" (cosa???) e, infine, "quanto costa un pollo in America".
Cavoli, non lo ricordo proprio...
:-)

Ora tocca a voi: VOTATE IL MIGLIORE!


© dario celli. Tutti i diritti sono riservati.

martedì 7 maggio 2013

sabato 4 maggio 2013

Su New York, la ricchezza e la ricerca dell'anima gemella...

Siete innamorati e innamorate di New York?
Non disprezzate gli agi favoriti dalla ricchezza?
Siete alla ricerca dell'anima gemella?

Occhio, care lettrici e gentili lettori, perché oggi scrivo proprio per voi.



Già, perché - come forse immaginerete - New York è la città che concentra nei suoi edifici il maggior numero di milionari al mondo.


La classifica viene redatta ogni anno da Knight Frank.com, autorevolissimo sito inglese specializzato in proprietà immobiliari, investimenti e sviluppo.
Come forse immaginerete o saprete, nella Grande Mela gli appartamenti possono toccare (e superare) anche i 100 milioni di dollari (77 milioni di €uro e mezzo).
Dunque...

Nel suo The Wealth Report 2013, Knight Frank considera "milionari" coloro che negli Usa hanno un patrimonio annuo netto di oltre 30 milioni di dollari.
San Francisco e Los Angeles sono quarte e quinte (dopo Tokyo e Londra): rispettivamente con 4590 e 4520 persone con quel patrimonio.

Ma è New York ad essere al primo posto: nella Grande Mela vivono 7580 persone che guadagnano almeno 23 milioni di €uro l'anno, quasi 2 milioni di "euri" al mese.

Il che significa che quando passeggiate per New York almeno una delle persone intorno a voi potrebbe essere una di loro.
Come riconoscerli e trovarli, mi chiederete?
E che ne so! Però è facile pensare che la quasi totalità di queste 7580 persone si trovino insieme ad altri compari miliardari, che magari guadagnano solo 10 o 15 milioni al mese. E se da noi i ricchi sono inVIPsibili, negli Usa non è così.
Mappe su dove abitano le "celebrity" a New York sono in vendita un po' ovunque nella Grande Mela.
On line ho trovato questa, per esempio, che riguarda attori e gente dello spettacolo:



In quest'altra cartina, invece, sono segnalate le abitazioni di finanzieri come Donald Trump, o come l'editore Bloomberg, sindaco di New York e vari loro compari.

Nessuna grossa novità, è vero: chi è stato almeno una volta a Manhattan sa che in queste zone eleganti condomini e palazzine si susseguono uno a fianco all'altro.

Vi ho già raccontato come lavorano le agenzie immobiliari quando si è interessati all'acquisto o alla vendita di un appartamento negli Usa...
Ma riassumo: intanto sono aperte il sabato e la domenica, che tra l'altro negli Stati Uniti sono (ovviamente, lo sarebbe anche da noi) i giorni in cui si vendono o affittano più case (AVETE CAPITO, AGENZIE IMMOBILIARI ITALIANEEEE??).
Poi, ai clienti, viene dato anche un dossier con tutti i dati pubblici interessanti: distanza in metri della più vicina fermata della Metropolitana, delle varie fermate di autobus, giardini presenti in zona e relativa distanza da casa, così per negozi (farmacia, supermercati ecc.).

Non solo: viene anche segnalato il numero di nuclei familiari che vivono in quella zona, di quanti sono i bambini, di persone sposate, e dei divorziati o dei single...
Esatto.
Volete andare a vivere in una zona abitata a maggioranza da donne, oppure uomini, oppure single?
Qualunque agenzia immobiliare americana saprà esservi d'aiuto.
Trovare la soluzione giusta per il potenziale cliente E' SOLTANTO IL LORO LAVORO.


Ed ecco, appunto, la terza interessante cartina...
Quella che ci dice dove abitano le persone single di New York.
Divise per sessi.
E così veniamo a sapere che la maggior parte delle donne single, a Manhattan abita "attorno" a Central park, come potete osservare qui sotto.

Questa, invece, è un'altra cartina, ancora più dettagliata, che riguarda sempre le zone abitate dai single newyorkesi fra i 20 e i 34 anni... (che da noi stanno a casa di mammà...). 


E son mica pochi!

Si ha dunque la conferma che New York è una città di "single".
In Italia esserlo fra i 20 e i 34 anni è la normalità. Negli Usa, invece è un caso raro.
Da scriverci un articolo, insomma.

Amici, amiche: stiamo parlando di 742.400 uomini e 729.000 donne single, non sposati/e!

Come si evince dalla cartina, è l'Upper East Side la zona di Manhattan dove nel rapporto fra uomini e donne single, vincono le donne per 2,1.
Dunque, amici lettori in caccia di anima gemella, consumatevi le suole delle scarpe battendo con pazienza Avenue e Street della zona evidenziata in ocra qui sotto, magari con un bel mazzo di fiori in mano...


Le amici lettrici single (o aspiranti tali ma con poche intenzioni di starlo a lungo...) è bene, invece, che si spostino verso il Queens. 
In particolare qui sotto, a Jackson Heights, la zona dove nel rapporto uomini-donne single gli uomini sono la maggioranza: 1,7 per ogni femmina.


Si tratta di un grazioso quartiere del Queens, accanto ad Astoria, con piccole palazzine in mattoni,




deliziosi viali con negozi 

con una forte presenza di comunità latine e soprattutto indiane, con relativa massiccia scelta di ristoranti.



















New York, dunque, si ribadisce essere la migliore città americana dove trovare (potenzialmente, s'intende...) l'anima gemella.Due città - una di donne e l'altra di maschi single - nella metropoli.

Cavoli, ci sarà in mezzo a 'sto milione e mezzo di persone l'anima gemella che vi sta aspettando, no?

Ora, al prossimo vostro viaggio sapete dove passeggiare.
E tenere gli occhi (e il cuore...) aperto.

:-)


© dario celli. Tutti i diritti sono riservati.