PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

domenica 31 gennaio 2016

Che poi uno si chiede come si vivrebbe, praticamente...


La traduzione in italiano, inganna.
"Suburb", in America, ha un significato assai diverso da quello italiano. Qui, "sobborgo", non significa affatto "quartiere degradato", "periferia".

Negli Stati Uniti, i "suburbs" sono quei piccoli centri, quartieri, sorti attorno a grandi città.
Luoghi dove c'è più tranquillità, non c'è confusione, né traffico.

Oggi siamo a Los Angeles
O meglio, nella cosiddetta "Los Angeles area".
Chi non c'è mai stato non sa davvero di cosa si tratta: per questo, quando sento dire "Mi piacerebbe andare a Los Angeles", rimango perplesso.
Si tratta, infatti, di un'area enorme, sterminata.
Stiamo parlando complessivamente di 
18 milioni di abitanti (esatto, 18!) che vivono spalmati su 88 mila chilometri quadrati (esatto, 88.000).

Chi si è trovato ad attraversarla da parte a parte su una delle sue autostrade a sei o sette corsie (per senso di marcia...), se ne sarà accorto, visto che sarà stato in auto per non meno di tre ore e mezza.
Per avere un'idea, stiamo parlando di un'area metropolitana che ha una superficie più grande di tutto il nord Italia: più grande di  Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige messi insieme
"Area metropolitana" che comprende la città di Los Angeles strettamente detta, e varie cittadine "satelliti", praticamente "inglobate" in L.A. 

Come questa dove vi porto oggi. 
Siamo ad una sessantina di chilometri dal "Civic Center", dal Municipio, di Los Angeles.
Per capire meglio, si tratta di un "suburb", di una cittadina, con una superficie più o meno come quella delle nostre Afragola, o Legnano: 19 chilometri quadrati.

Ma qui ci vivono soltanto 19mila persone, a differenza delle 65mila della cittadina campana o delle 60 mila di quella lombarda.

Amici di Aria Fritta, oggi vi porto qui: 
Si tratta del tipico "centro abitato" americano.
Tranquillo, dove non si sente un rumore, abitato da famiglie della cosiddetta (e sterminata...) "classe media" americana. 
Niente ricconi, come chi non conosce l'America istintivamente può ritenere.

Siamo stati ospiti di una famiglia di origine italiana: emigranti dell'Italia del sud arrivati in California alla fine degli anni '60.
Il piccolo prato di fronte alla loro casa non è perfettamente "green": tutta colpa della scarsità di piogge che ha colpito questa parte della California gli scorsi mesi, e che ha obbligato l'amministrazione locale a razionare il consumo dell'acqua riservata all'irrigazione degli spazi verdi.

Due piani, garage doppio, la casa al piano terra ha un salone, una grande sala da pranzo, una cucina, uno studio, un bagno e una camera da letto con bagno e cabina armadio.
Sono rari, gli armadi nelle case americane.
La camera del pian terreno è matrimoniale e la sua finestra dà sulla strada.
                                      
Al primo piano altre tre camere da letto tutte con il bagno attiguo o direttamente all'interno.

Di fronte all'ingresso, un salone, dal quale parte la scala che porta al piano di sopra.
Superato il salone, a sinistra c'è lo studio, e di fronte, la sala da pranzo con caminetto...

... e la cucina.


(Quel sacchetto è opera nostra: non sapevamo dove si mettesse la plastica, e nel frattempo abbiamo adottato una soluzione "all'italiana"...)  

Con il classico frigo americano, due forni "combinati", un altro a microonde e cucina con sei fuochi.

Le finestre, e la porta finestra della cucina, danno sul portico posteriore.


Che da una parte ha un altro angolo cucina (con l'attrezzatura per fare una perfetta carne alla piastra), 

e dall'altra uno spazio relax.
Dove alcune poltrone sono davanti al camino - acceso anche nelle fresche serate estive - e a un televisore a grande schermo.
Oltre il portico, c'è il giardino privato: un piccolo prato che dà su una vallata. Al centro, un alberello appena piantato.
A lato, il classico tappeto elastico che tanto piace ai bambini americani.
La villetta, come accennavo, si trova in uno dei piccoli centri nell'orbita di Los Angeles.
Le case si snocciolano ai lati di una strada tranquilla, frequentata sostanzialmente solo dai residenti.
Come accennavo, curare i prati di fronte a casa, quest'estate, è stato davvero un'impresa, vista l'acqua per l'irrigazione razionata in questa parte della California. 

Vi porto a fare un giretto lì intorno...
Lo so, fa un po' impressione vedere tutto così in ordine, tutto così pulito. Marciapiedi e strade comprese.

Ma davvero: vi assicuro che non si tratta di un centro abitato da miliardari, bensì da famiglie di normali impiegati, lavoratori dipendenti... 
Era un giorno feriale. 
Dunque poche le persone incrociate, qualche auto parcheggiata sul viale, qualche altra davanti al passo carraio dell'abitazione.
Ci si può permettere di essere un po' pigri, da queste parti...

Davanti ad uno di questi, ecco parcheggiate due moto d'acqua: d'altronde - lo leggerete fra poco - ci si può sbizzarrire ad usarle non molto lontano da qui. 

Lo so: è una di quelle discussioni che impegna molto chi, in Italia, è magari abituato a vivere in città, dove per fare la spesa si scende semplicemente sotto casa: "Ma qui, anche solo per comprare il latte, bisogna prendere la macchina!".
Sì, esatto. Come in molte case indipendenti di molti paesini italiani.

In effetti, come avrete potuto immaginare facilmente guardando queste immagini, da queste parti vivere senz'auto è sostanzialmente impensabile.
Al mattino i ragazzini fanno a piedi il vialetto che passa davanti alle case, e arrivano facilmente alla fermata dello scuolabus pubblico.

Ma per il resto, in effetti, ci si sposta con l'auto.

Per arrivare, per esempio, alla zona commerciale dove, a qualche minuto d'auto, c'è il classico, enorme, supermercato americano.
Con i prodotti derivati da agricoltura biologica che non sono affatto relegati su qualche scaffale marginale o semi nascosto. 
Nel banco frigo, carni biologiche certificate Usda. 

L'Usda è l'organismo del ministero dell'Agricoltura americano che con i suoi funzionari controlla (e certifica) l'intero processo di vita e di macellazione dell'animale, garantendo che questo è stato condotto secondo le norme biologiche.

Non avevamo la tessera del supermercato, ma ce l'hanno fatta al momento ,permettendoci di acquistare comunque i prodotti con i prezzi riservati ai "clienti abituali".

Come potete vedere meglio (se cliccate sulla foto), queste costate di manzo bio costano $9,49 e $8,99 a libbra, cioè intorno ai 15 €uro al chilo.
Fate i conti voi della differenza di costo con l'analoga carne di manzo in Italia.

Ovviamente più economiche, le costolette di maiale: $3,99 alla libbra, cioè 1,80 € al chilo.
Poi ci sono le cose che non smettono mai di stupire noi italiani, anche all'"ennesimo" viaggio americano.
Nei corridoi dei surgelati, i sacchi di cubetti di ghiaccio già pronti, per esempio...
... o gli scaffali con acque super-vitaminizzate e aromatizzate.


Mi incuriosiscono un sacco di cose, quando sono negli Usa.

Come il "muro della comunità" presente nel supermercato, al quale vengono attaccati disegni e lavori di studenti delle scuole della zona.

Sotto a cui una ragazza, seduta per terra, approfitta della presa elettrica (e del wi-fi libero, senza registrazione alcuna e gratuito) per caricare il suo smartphone e collegarsi ad internet.
Nessuno si sogna di cacciarla via.
D'altronde, fa male a qualcuno?
Dai, ditemi sinceramente: ve la immaginate la stessa scena in un supermercato italiano?


Sempre nelle vicinanze, c'è anche un centro commerciale, concepito secondo il classico stile americano. 

Mi ha fatto sorridere la fontanella per "cani e umani".
Per i cani, con altezze differenti.
E poi i biscotti gratuiti per i cani.
Gratis e ancora tutti lì, nel contenitore, senza che nessuno l'abbia svuotato o vandalizzato.

Nel Centro Commerciale, fra gli altri negozi, c'era anche un grande magazzino Macys.

Che cerca personale: e allora per chi intende presentare la domanda di assunzione c'è a disposizione un computer sul quale compilare - sul posto, inviandola immediatamente - l'application, il modulo di richiesta impiego. 


Poco lontano, in uno spazio pubblico, altro computer per la ricerca del lavoro: questa volta di un'agenzia di collocamento privata. 

Poi risaliamo in auto.


Ci facciamo una sessantina di chilometri (poco meno del totale del Grande Raccordo Anulare di Roma) e andiamo a farci un giretto nella non lontana e celebre Venice, con il suo lungoceano e la sua spiaggia enorme.






In acqua, solo pochi surfisti testardi, rigorosamente con la tuta da sub, visto che il gelido oceano Pacifico non scherza anche in piena estate!

Tutta la spiaggia è costeggiata da un lungo percorso riservato a pedoni e biciclette.



Accanto al quale vi sono decine di abitazioni di design con il Pacifico di fronte...

Si sa: la forma fisica, in California, è un mito. E ce ne si accorge facilmente passando accanto a volenterosi che fanno esercizi nelle palestre pubbliche all'aperto, o si allenano sui campi di basket... 



mentre poliziotti con il quad gironzolano in spiaggia per assicurarsi che sia tutto tranquillo...



Forse perché l'America mi mette di buon umore, la loro presenza qui non risulta mai opprimente: anzi, a volte, è  rassicurante. 


Anche perché, passeggiando in giro per gli States (e in California in particolare) si possono incontrare persone assai bizzarre.

Come il tizio che ad un chiosco faceva la coda, in assoluta tranquillità indossando il costume da "Spiderman" (se ne incontrano parecchi, di "Uomo Ragno", in giro per l'America e nessuno di loro è stato mai fermato o arrestato...).
O quest'altro, che - ma non mi chiedete il perché, non ho avuto il coraggio di chiederglielo! - si è fatto applicare sulla fronte due corna e se ne andava a spasso impugnandone altre di cervo...

Ok, non facciamoci domande, anche se so che le lettrici saranno state distratte da altro piuttosto che da questi particolari bizzarri.
In fondo si tratta solo di un paio di corna...

Ma ora ritorniamo a Los Angeles, quella più conosciuta dai turisti italiani.
Spesso l'unica conosciuta.
Quella patinata di Hollywood e di Beverly Hills.




Quest'ultima sì con i suoi lussuosi negozi, auto, grandi alberghi e ville da miliardari.

Qui l'atmosfera è simile a quella dell'europea Montecarlo: ville, edifici, marciapiedi, auto e persone trasudano di bigliettoni verdi (da grosso taglio).

Qui, davvero, il lusso colpisce, aggredisce, stordisce.

Beh, ovvio: siamo a Rodeo Drive (che per gli americani fa "più figo" annunciarla in italiano, "Via Rodeo").



Da queste parti, davvero, tutto è lusso estremo.

Come il "Beverly Wilshire Hotel", della catena "Four Seasons", le cui tariffe delle camere vanno dai 760 a 1818 dollari a notte (che sarebbero dai 700 a 1678 €uro a notte!).
I prezzi delle sette suites presenti, invece, non sono noti: vengono definiti "riservati" ai soli clienti realmente interessati.   
Non c'è bisogno di vederne gli interni o le camere per capire che si tratta proprio di "lusso estremo": basta osservare le auto parcheggiate davanti, adeguate alla lussuosa magione. 
Vi dico solo che il prezzo di questa Bugatti Veyron Grand Vitesse - 7993 di cilindrata, 1200 cavalli, sette marce, velocità massima 410 km all'ora (in un Paese dove non si possono superare i 130!), che da ferma raggiunge i 100 Km all'ora in 2,6 secondi, serbatoio di cento litri, visto che in città se ne consumano 37,2 per fare 100 km - il prezzo, dicevo, è di 1.750.000 €uro.
Esatto: un milione e settecento cinquanta mila euro.

Più "economica" la Ferrari gialla parcheggiata dietro: si tratta di un modello "LaFerrari" , che - sempre che si riesca ad entrare nella lista dei fortunati acquirenti - costa "soltanto"  1.400.000 €uro.
Per dovere di cronaca mi sento obbligato a riferirvi che le due auto avevano la targa del Quatar.


Insomma, passeggiando per Bevery Hills può capitare di trovarsi come niente davanti a poco più di SEI MILIARDI "del vecchio conio", come direbbe Bonolis.
Ecco cosa intendevo quando ho scritto che da queste parti, davvero, il lusso colpisce, aggredisce, stordisce...

D'altronde, siamo o non siamo ad Hollywood, e per di più nella sua ricca Rodeo Drive?
Poi c'è l'immancabile (e forse un po' "sputtanata"...) "Hollywood Walk of fame", ("Passeggiata delle celebrità"), con i turisti di tutte le nazionalità che affollano i negozi di souvenir o cercano e fotografano la stella del loro personaggio preferito: attori, registi, cantanti, personaggi dei cartoni animati e giornalisti.


Qui c'è il "China Theatre", nato nel 1927 ma diventato oggi il più grande cinema Imax al mondo, con il suo schermo gigantesco e i suoi 932 posti a sedere. 
Dove, di fronte, i più grandi divi di Hollywood hanno lasciato le impronte delle loro mani su dei blocchi di cemento. 

E qui, dalla terrazza, si può fare facilmente la fotografia che molti si aspettano: quella all'"Hollywood Sign", la celeberrima e gigantesca scritta che domina la città.
(Si può andare più vicino, a fotografarla: all'altezza del 3000 di Canyon Lake Drive, per esempio, o al "Griffith Park Observatory", al 2800 di East Observatory Rd. Ma attenzione alle multe per divieto di fermata, o agli abitanti infuriati per il via-vai plebeo davanti alle loro lussuose ville).

Scritta, che a vederla anche da lontano, suscita non poca emozione...



Ma, come capirete, sarebbero necessarie centinaia di pagine per raccontare "cosa si può vedere", a Los Angeles.
Si tratta di una città così grande (e dispersiva) che spesso, infatti, non lascia un buon ricordo nel turista italiano.

A meno che questi non abbia, fin prima della partenza, una precisa idea su cosa vedere e dove andare.

Tralascio, per esempio, "Disneyland", lo storico e primo parco tematico fondato da Walt Disney nel 1955.
O tutto ciò che potrebbe riguardare il mondo del cinema e gli "Studios" di Hollywood, ai quali gli appassionati potrebbero dedicare - soltanto alla loro visita - anche due, o più, giorni.

Tralascio qui le bellissime Santa Barbara e Santa Monica, che comunque sono da vedere...

Per avere una idea dell'immensità di Los Angeles, si può - sempre in auto, ovvio - percorrere Mulholland Drive, (da dove, poco dopo Runyon Canyon Park c'è una piccola area di sosta da dove fare ottime fotografie dell'"Hollywood Sign")  per poi raggiungere magari luoghi dei quali ci si è appuntati l'esistenza prima della partenza.

Come i"Whisky a Go Go" (all' 8901 di Sunset Boulevard angolo Clark st.), per esempio.

U
n locale che è un mito, per gli appassionati del rock: tempio della musica sorto dove prima c'era una centrale della Polizia.


Pensate: qui, dal 1964, hanno mosso i loro primi passi Jim Morrison e The Doors, Janis Joplin, Frank Zappa, Led Zeppelin, Jimi Hendrix, The Roxy Music, gli Oasis, The Who, i Toto, The Byrds, Otis Redding, Van Alen, The Jam, Elvis Costello, Blondie, Talking Heads, Buffalo Springfield, Black Sabbath, Cream, Guns N' Roses, Metallica, Nirvana, Aerosmith e chi più ne ha, più ne metta.

Confesso che usare il bagno del "Whisky a Go Go" sapendo che lì, proprio lì, prima di me avevano piantato i loro piedi anche Jim Morrison, Jimmy Page, Jeff e Steve Porcaro, David Byrne e Kurt Cobain, ha provocato in me un piccolo brivido.
Per dovere di cronaca mi sembra giusto riferire che qui hanno suonato anche la PFM, Ligabue e Caparezza.
Ma la musica, la confusione, e il traffico di Los Angeles, ammetto, può anche stancare.
E per fortuna L.A. non è solo metropoli. 

Partendo dalla nostra casa americana, con una ventina di minuti di Interstate 5 in direzione opposta, ci siamo trovati in mezzo ad un paesaggio completamente diverso.

Come tutte le Interstate americane, anche questa è talmente larga e comoda da non accorgersi che dal livello del mare quasi ci si alza fino a 500 metri d'altezza.
Passando di fianco al Castaic Lake.


Dall'uscita 176 A o B dell'Interstate, una strada in discesa porta al lago.
Giunti lì, si incontra innanzitutto una "pic nic area" capace di ospitare fino a 600 persone.
E dove molto difficilmente si possono incontrare italiani. A meno che non siano residenti da queste parti.

Ci sono panchine, tavoli e barbeque disponibili per tutti.
Una cosa che non smette mai di stupire noi italiani.

Da qui, una strada porta più in basso, al lago...


... dove ci sono spiagge, gente che fa il bagno, appassionati che vogano sulla canoa o sul kayak, o che corrono con le moto d'acqua. 
Nelle apposite aree lontane dai bagnanti.
A riva, c'è una struttura pubblica con piscina, palestra all'aperto e campeggio. 

Se si pensa che Los Angeles, con la sua gigantesca confusione, è lì a 25 minuti di strada, il tutto davvero sorprende.
Già: non me l'aspettavo per nulla così "la California" attorno a Los Angeles.

Qualche giorno dopo, dalla nostra casa siamo andati invece verso est.
E sempre dopo una mezz'oretta di comoda strada leggermente in salita, ci troviamo circondati dai pini. Insomma: in mezz'ora siamo in piena montagna.

Come tutti i cartelli stradali americani, attenzione in particolare a questo: se lo incontrate, infatti, è meglio prestiate attenzione, perché l'eventualità di vedersi improvvisamente di fronte un orso colossale su queste strade, magari proprio con i suoi cuccioli, è tutt'altro che rara.
Attorno a noi, chilometri e chilometri di boschi, dove d'inverno cade un bel po' di neve, tanto che altri cartelli annunciano che in certi periodi dell'anno queste strade sono chiuse al traffico.




Attorno, solo natura praticamente incontaminata. Qualche laghetto...
e poi ancora verde e boschi...



Raggiungiamo l'unico paesino presente nei dintorni e quasi ci sembra di trovarci sulle nostre Alpi.

Tutto è tranquillo e ordinato.
Le abitazioni sono chalet mono familiari, con le pareti formate da giganteschi tronchi di legno.

Vediamo un campo da golf e un unico bar/ristorante, in mezzo alla tranquillità più assoluta.
Come sempre in questi casi, tornare "in città" fa sempre un po' effetto.
Ancor di più se ci si impiega poco più di quaranta minuti a rientrare nella "Los Angeles area".

Con le sue autostrade a dodici corsie che attraversano i suoi diciotto milioni di abitanti.

P.S.: Poi so benissimo che magari ci sono i vicini antipatici, lo stress per il tempo che si passa in macchina per andare e venire dal lavoro, i colleghi che cercano di farti le scarpe, la fatica quotidiana, la cura dei figli, le bollette da pagare, i propri cari e gli amici d'infanzia in Italia che mancano.
Lo so bene che "non sono tutte rose e fiori"...



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