PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

domenica 28 luglio 2013

Succede...

Succede...

Succede che un aereo sia in orario, ma che il traffico aereo impedisca l'atterraggio immediato.

E allora al pilota non resta che rallentare e girare attorno alla città, in attesa del permesso di atterraggio.

E quando l'aereo diretto all'aeroporto di New York La Guardia è costretto ad aspettare, girando per un po' attorno a Manhattan, ecco qual è lo spettacolo...

domenica 7 luglio 2013

L'ultimo viaggio di John

Il primo si chiamava Alexander Hopper.

Uso l'imperfetto non perché Alexader oggi non sia più fra noi - anzi, oggi è un uomo sano di 33 anni - ma perché questa storia inizia quando Alexander era un bambino di un anno.
Un bambino di un anno malato di cancro. 

Era il 22 dicembre 1981 e Andrea - la madre del piccolo Alexander - doveva assolutate portare il suo bambino in un ospedale di New York, il solo centro specializzato degli Stati Uniti che in quegli anni era in grado di curare adeguatamente quel terribile tumore agli occhi - il "retinoblastoma" - che aveva colpito il figlio. 
Si tratta di un tumore che aggredisce in particolare gli occhi dei bambini sotto i cinque anni. 

Non sapeva dove sbattere la testa, Andrea.
Non sapeva proprio come andare fino a New York, visto che lei e il figlio abitavano a Denver, nel Colorado. 
Qualcosa come 2615 chilometri di distanza...

Fu un medico ad indirizzare la donna verso il Corporate Angel Network: ne aveva sentito parlare da poco, anche se non sapeva bene come funzionava. 
 
Potremmo definirli un gruppo di "Angeli Paperoni".

Ma per parlare di loro, amici di Aria Fritta, dobbiamo tornare ancora indietro di qualche mese.
Quando cioè Priscilla H. Blum, pilota commerciale, e Jay N. Weinberg, proprietario di una agenzia di autonoleggio Avis, fondarono insieme a Leonard M. Greene - Presidente della Safe Flight Instrument Corporation - la "Corporate Angel Network".

Priscilla H. Blum e Jay N. Weinberg erano stati malati di tumore e sapevano benissimo che per affrontare e sconfiggere la malattia erano necessarie faticose (e costose)  trasferte per raggiungere centri specializzati, quasi sempre molto lontani dalla città di residenza di ogni malato.

L'idea prese forma quando si trovarono a parlarne con Leonard M. Greene, un loro conoscente che perse la moglie proprio a causa di un tumore. 
Il quale aveva competenze in businness aziendale, ma soprattutto poteva contare su preziosissimi contatti con l'ambiente dell'"aviazione civile privata".

L'idea - semplice - era partita da una considerazione altrettanto semplice: ogni giorno, negli Stati Uniti, migliaia di aerei executive, di privati o aziende, viaggiano da una parte all'altra degli States soltanto con due o tre passeggeri.
O addirittura vuoti.

Ed ecco l'idea di Priscilla, Jay e Leonard: "Potremmo raccogliere in un database le richieste di chi ha bisogno di raggiungere cliniche o centri specializzati lontani dalla propria abitazione, e incrociarli con chi è disposto a mettere a disposizione i due o tre posti liberi del proprio aereo"
Una specie di flotta aerea disponibile per le persone che avrebbero bisogno di un "passaggio" per motivi sanitari.

Detto fatto.
 
Priscilla, Jay e Leonard iniziarono a spedire in giro per gli Stati Uniti centinaia di lettere ad aziende, industrie e a possessori di aerei privati. E immediatamente trovarono una disponibilità che non avrebbero mai immaginato.
D'altronde, negli Usa, il denaro e la ricchezza guadagnati onestamente non sono considerati una vergogna da nascondere.
L'importante, semmai, è "restituire" al prossimo parte di ciò che si è ricevuto.
 
Il 22 dicembre 1981 decollò il primo volo di solidarietà della Corporate Angel Network: quello, appunto, che portò il piccolo Alexander, e sua mamma Andrea, da Denver a New York.

Il primo di migliaia di voli.



Con a bordo migliaia di normalissimi cittadini americani malati di cancro, bisognosi o donatori di midollo osseo, che hanno potuto usufruire gratuitamente di questo servizio, e per i quali mediamente, ogni anno vengono organizzati mediamente 2500 voli. 


Il 3 gennaio 2017 - 36 anni dopo - da Atlanta decollò il paziente numero 50.000: a bordo il piccolo Baron Yerby, 18 mesi, e i suoi genitori.
Il bambino - come il passeggero-paziente "numero 1" - aveva entrambi gli occhi colpiti da un retinoblastoma  diagnosticatogli quando lui aveva tre mesi.

E anche lui aveva bisogno di effettuare dei controlli in un ospedale specializzato di New York.
 

Un servizio unico al mondo, quello della Corporate Angel Network.

E da quella manciata di aziende che inizialmente aderirono all'iniziativa, oggi la rete degli "Angeli Paperoni" made in Usa ha superato quota 500. Con 56 di queste company che occupano i primi cento posti della "top 500", la classifica stilata annualmente dalla prestigiosa rivista economica americana "Fortune".
 
Un'iniziativa a "costo zero", basata interamente sul volontariato.
 
 
Nella sede di White Plains (NY), i dipendenti della "Corporate Angel Network" sono solo cinque, affiancati quotidianamente da 55 indispensabili volontari.
Il loro lavoro principale è incrociare data e destinazione di chi ha bisogno di un viaggio, con la disponibilità di chi, in quella stessa città americana, si deve comunque recare con il proprio aereo executive.

Un'idea davvero molto semplice.

"Sono loro che fanno tutto il lavoro - ha detto Peter Bijur, ex Presidente ed attuale amministratore delegato di Texaco -. Noi non facciamo nulla, salvo mettere a disposizione sedili inutilmente vuoti. 
Noi andremo in quella città con il nostro aereo in ogni caso, e dunque ci limitiamo a portar con noi persone che hanno bisogno di andare proprio dove noi siamo diretti. Non ci costa nulla. 
Trovo sia un ottimo modo di far qualcosa di pratico".
 
E Roger A. Enrico, ex Presidente ed Amministratore delegato della Pepsi Cola, aggiunge"Corporate Angel Network ha reso molto facile, per noi, compiere una buona azione, una azione umanitaria per noi 'a costo zero'
Ma che salva vite". 
 
Ma l'iniziativa di Corporate Angel Network (che oggi può contare su una flotta di 1500 velivoli "a disposizione") ha favorito altre iniziative solidali: le aziende che offrono i passaggi a persone malate e ai loro famigliari, per esempio,  in una settantina di aeroporti americani usufruiscono di sconti per il carburante.

Non solo: la "National Businness Aircraft Association"  (l'associazione che raggruppa le aziende americane che possiedono un aereo) assegna ogni anno uno speciale riconoscimento a quella che offre più passaggi, mentre molte riviste Usa offrono alle aziende più generose, spazi pubblicitari gratuiti.
Un'iniziativa - che è a disposizione per tutti i malati di cancro e ai donatori di midollo indipendentemente dal loro reddito - che ha ricevuto numerosi premi, il più prestigioso dei quali è senza dubbio il "President's Volunteer Service Award", riconoscimento del Presidente degli Stati Uniti per onorare il volontariato.
 
Inoltre non ci sono limiti nel numero dei voli che ogni paziente può utilizzare per le sue cure. 

Ci sono, invece, delle (comprensibili) condizioni:
- i passeggeri debbono essere assicurati autonomamente e firmano una liberatoria che esclude ogni responsabilità in caso di incidente aereo (mai avvenuto, peraltro);
- i pazienti devono essere autosufficienti e non devono avere necessità di assistenza medica in volo né aver bisogno di flebo o ossigeno;
- e gli adulti devono viaggiare con un accompagnatore, mentre i bambini ne possono avere due.
"Non possiamo ringraziarvi abbastanza per tutto quello che Corporate Angel Network ha fatto per noi - ha scritto un utente anonimo da Crivitz, Wisconsin -. E' stato tutto molto semplice: abbiamo detto loro dove dovevamo andare e quando. 
Eravamo spaventati e stressati, e invece tutto è stato facile...".

E sono centinaia gli episodi di solidarietà che possono raccontare quelli della Corporate Angel Network.


Come quando un executive di una grande compagnia di assicurazione ha offerto il passaggio a John, un bambino di sette anni malato di leucemia, che doveva volare dalla costa atlantica alla clinica pediatrica dell'Oregon Healt Sciences University, a Portland, sulla costa pacifica.
Più o meno 5000 chilometri.

Il viaggio di ritorno era in programma per le 11 del mattino successivo, ma le cure si erano prolungate fino
al pomeriggio inoltrato.

I "pezzi grossi" di quella compagnia assicurativa non si scomposero: si guardarono in faccia decidendo all'istante di spegnere i motori, parcheggiare il loro Falcon in aeroporto, e di lavorare tutto il giorno in cabina, svolgendo la riunione - in programma inizialmente a New York - in videoconferenza via satellite.


 "Avrebbero aspettato anche tutta la notte", ha detto l'hostess al padre del piccolo John, che voleva assolutamente tornare in Connecticut in tempo per festeggiare il Memorial Day a casa.

Una scena, ha raccontato il padre, che si è ripetuta per 25 volte in due anni e mezzo.

Anzi, per 26 volte, contando l'ultimo viaggio di John.

Che l'aereo di quella compagnia - quella volta deviando il percorso che aveva in programma - andò a prendere quando il bambino chiuse gli occhi per sempre.
 



 

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