PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

sabato 3 novembre 2012

Irene, Isaac e Sandy...

Lo sapete, o lo immaginate, o lo avete già letto, in queste pagine. Negli Stati Uniti tutto è grande: le strade, i palazzi, l'aria condizionata, gli spazi (financo alla carta igienica...).

E anche le manifestazioni meteo sono adeguate al "gigantismo americano".

Vi ho raccontato quando mi sono trovato (non ero nel Sahara, ma in California...) in mezzo ad una vera e propria "tempesta di sabbia". In pochi istanti, la visibilità - che era come quella che vedete qui sotto - divenne poi praticamente "zero".
Tutto divenne praticamente notte, mentre il vento laterale - fortissimo - sballottava un enorme camion che avevamo davanti, con il suo rimorchio che si sollevava sulle ruote laterali sballottandolo di qua e di là.

Qualche anno fa, il nostro cammino in auto nel nord-est americano era stato preceduto da un (mini?) uragano: ci trovammo così a passare su strade che avevano alberi sradicati, pali della luce spezzati sulla strada, paesini in black out.
In uno di questi, ad un certo punto sentimmo suonare nell'aria una sirena modello "allarme aereo".  Eravamo nei pressi di una caserma dei Vigili del Fuoco, dalla quale stava uscendo, come se niente fosse, questo mezzo che mi fece spalancare gli occhi.

Questa estate, invece, l'arrivo dell'uragano Isaac ci costrinse a cambiare i piani del viaggio, ad abbandonare abbastanza precipitosamente la Florida già sotto le raffiche di vento e la pioggia, come si può vedere nell'ultima foto fatta in aeroporto dal finestrino dell'aereo.
Puntammo, dunque, a 3000 chilometri più a nord, lontano da pioggia, vento, bufera, trovando rifugio nell'accogliente casa di una cara amica, che con il marito e i suoi due meravigliosi bambini abita non lontano da Chicago.

Di come ho vissuto il passaggio dell'uragano Irene l'anno scorso ne ho parlato in questo racconto e in alcuni seguenti, mentre dell'ultimo uragano che ha investito (insolitamente, per questa stagione) New York qualche giorno fa ne avete letto/visto un po' dappertutto.

Ma proprio oggi ho avuto l'opportunità di leggere la testimonianza diretta del mio amico Giorgio che oltre al racconto, di per sé emozionante, contiene elementi interessanti sulla vita americana.


"Non mi era mai capitato di vivere l'esperienza di subire un uragano... E' un'esperienza strana ritrovarsi in situazioni critiche e viverle con apprensione mista a sorpresa per il fatto stesso che sta capitando a te. E' un po' come trovarsi a dire, a pensare 'Ma che c'entro io? Ma che minchia ci faccio qui??'.
Non so se vi siete trovati mai in questo tipo di situazioni...

Poi prendo atto del fatto che l'uragano verrà, con o senza il mio disappunto e la mia approvazione, e allora cerco di prepararmi.
Compro qualche scatoletta di tonno, e poi, pane, acqua, candele, pile per le torce e per la radio, un po' d'affettato...

'In fondo dura solo un giorno', penso mentre guardo la gente che svuota gli scaffali dei supermercati come se l'uragano dovesse durare tutta la vita.

Con il senno del poi devo dire che avevamo tutti torto. 
Oggi mi rendo conto che loro esageravano nel comprare, mentre io invece potevo organizzarmi meglio. Perché l'effetto di un uragano non dura un giorno, ma settimane...

Quando ieri, finito tutto, eravamo in fila per fare benzina, ci siamo accorti che alcuni supermercati aprivano anche senza energia elettrica e regalavano ai clienti acqua, ogni sorta di scatolette, biscotti, bibite...

Tornando alla sera dell'uragano, devo dire che non ero preoccupato.
Oddio, non ero nemmeno sereno: la verità è che non sapevo cosa sarebbe successo, e allora ero lì ad aspettare con una curiosità mista a vaga preoccupazione.
Si 'sentiva' che stava per scatenarsi qualcosa di serio: l'aria era diventata opaca e la temperatura era scesa parecchio.

Ci siamo chiusi in casa con le finestre serrate, e dalle fessure guardavo fuori gli alberi che cominciavano a dondolare. Fino a quando il vento che iniziava a farsi sempre più forte...


Poi, improvvisamente, una montagna d'acqua.

Una prepotente bufera di vento acqua e buio.
Buio fuori e dentro casa. L'energia elettrica se n'era andata.

Il rumore della tempesta era diventato nitido. 

Niente televisione, niente radio, niente di niente. 
Solo buio, silenzio e furia della tempesta. 
Erano rumori per niente paragonabili a ciò che succede durante le normali situazioni di maltempo a cui ero abituato. Era un rumore fitto, martellante.
Durato ore.


Poi siamo riusciti ad andare a letto. Ci siamo andati molto preoccupati, ma siamo riusciti ad andarci. 

Non so come sono riuscito a dormire. Ma in realtà non sono riuscito a dormire affatto.
Il mattino dopo, da dentro casa vedevo una leggera pioggerellina fitta, niente rumore.
'Tutto è passato', pensavo...
Poi sono uscito, e quello che ho visto per le strade era qualcosa di incredibile.

Devo premettere che il New Jersey è detto "Gardenstate", lo "Stato giardino" degli Usa: ci sono giardini, alberi, boschi e foreste ovunque...
Il paese dove vivo è tra i boschi
(un piccolo paradiso, mi permetto di aggiungere, NdA): c'è un lago, ci sono prati, colline piene di verde, fauna bellissima che ti trovi davanti mentre cammini, mentre sei in auto...

Quel mattino, invece, attorno a me c'erano solo strade piene di alberi a terra, letteralmente sradicati dal vento, pali della luce abbattuti, fili elettrici dappertutto, case distrutte, alberi finiti su auto e case...
Sono tornato a casa pensando che la mia casa era stata risparmiata, vergognandomi di essermi lamentato come un bambino per avere perso l'energia elettrica, per essere stato al buio in casa.

I rifornimenti di benzina fino ad oggi hanno funzionato con i generatori elettrici, ma sono pochi e aprono a singhiozzo. Quando si sparge la voce che un distributore ha aperto, cominciano le file, che arrivano fino a qualche miglio. 

Ci ho messo un'ora e mezza di fila per fare carburante.

E' incredibile come sono gli americani: durante la sosta per la benzina, i ragazzi e le ragazze che lavorano nei locali vicini al distributore passavano con bibite e panini che offrivano gratis agli automobilisti in attesa.

Ieri a mezzogiorno in casa non avevamo ancora l'energia elettrica e così siamo andati a mangiare in un diner: non ci crederete ma avevano un menu compilato apposta per coloro che avevano la casa senza energia elettrica. 

Che voleva dire grilled chikhen o cheesburger, patatine e bibita gratis.
Esatto, senza pagare.
E per gli altri, tutto quello che era più necessario costava di meno.

Probabilmente fra qualche giorno mi renderò conto meglio di ciò che è stato: per il momento mi sembra ancora irreale quello che c'è fuori dalle mura della mia casa. 

Purtroppo molti non hanno nemmeno più i muri della loro casa, e solo a pensare questo, mi mette in confusione...".

E' un racconto che mi ha lasciato senza parole, soprattutto perché è successo ad una persona che conosco, un amico.

Ok, vorrei finire con un sorriso...


Un altro amico americano, Vladimir (non Ilich Ulianov, ma qualcosa mi dice che suo padre avesse qualche simpatia per il compagno Lenin...) mi ha inviato una foto che lui stesso ha fatto a Manhattan, anzi a South Manhattan beach.


I sacchi di sabbia riuscirono a bloccare un bidone di metallo distorto dalla furia del vento, qualche tavolino; sacchi di sabbia messi lì per "proteggere" due auto...

Non so cosa darei per sapere come diavolo sia capitata lì, in quell'angolo di New York vicino all'Atlantico, quella Fiat 500L rossa amaranto ancora targata Alessandria...


Beh, lo ammetto: per un istante ho dimenticato i disastri provocati da Sandy e ho sorriso.

© dario celli. Tutti i diritti sono riservati

8 commenti:

  1. è sempre bellissimo leggerti, ma quanto ci sono mancati i tuoi racconti?? Mi ha colpito la solidarietà che è scattata da parte di supermercati e ristoratori, da noi purtroppo è capitato che in situazioni di emergenza aumentassero il costo dell'acqua, altro che regalarla. E' davvero un grande Paese! La 500 targata Alessandria poi: incredibile!
    Loredana p.s. Anche mio figlio (Alessio) ha rischiato di chiamarsi Vladimiro . . . ;.)

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  2. Mi sorprende sempre constatare quanto gli americani riescano a "fidarsi" ciecamente e vicendevolmente del prossimo, altrove ci sarebbero stati tutti avventori orfani di energia elettrica pur di mangiare gratis. Ammiro il buon gusto del proprietario della casa, della 500 e soprattutto della favolosa corvette anni 60 !! Visto il valore mi stupisco possa averla lasciata in balia degli elementi.

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    1. Beh, ma ha messo i sacchi di sabbia!

      :-)

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    2. L'americano si fida perché SA che può fidarsi. E' una catena. Se quello si fida di me perché io dovrei imbrogliarlo? Dimentichiamo il ragionamento tipico italiano. Cancelliamolo dalla memoria...

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  3. Scrivi sempre meravigliosamente, devo dire... ma anche il tuo amico non scherza! Bella la foto della 500!!!! In merito ai commenti: l'americano medio è estremamente solidale, soprattutto in casi come questi. Questa è una cosa che dovremmo copiare, non altre....
    E con questo ti saluto e ti ringrazio per i tuoi meravigliosi racconti!

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  4. ACCIDENTI... ho i brividi.
    (aspetto ancora IL post!)

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  5. ciao dario sono il solito rompiscatole di cristian

    che dirti in merito a questo altra tua cronaca se non che
    a) come sempre perfetta
    b) la foto del mezzo anfibio dei VVF usa con il tuo commento mi farebbe pensare che non hai mai visto mezzi simili. eppure li abbiamo anche noi in italia (oltretutto più belli esteticamente parlando)
    3) scopri immediatamente chi è l'alessandrino a NY con la 500
    4) ben hai fatto a mettere il racconto dell'amico comune giorgio

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