PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

sabato 11 luglio 2015

Il biglietto di Duane


E' uno dei "pilastri" degli Stati Uniti.
Anche al tempo della posta elettronica, gli americani continuano ad usare (e ad affidarsi) alle normali Poste, al  servizio postale ordinario, all'United States Postal Service.

Un traffico gigantesco: gli ultimi dati che ho potuto trovare dicono che la Posta americana distribuisce ogni anno un paio di centinaia di miliardi (miliardi, avete letto bene!) di cartoline, lettere o pacchi. 
Per la precisione, nel 2006 - i dati più aggiornati che ho trovato - 213 MILIARDI 137 milioni e 700 mila

Il servizio postale degli Stati Uniti d'America è nato nel 1775 su iniziativa di Benjamin Franklin e oggi, grazie ai suoi 260mila mezzi, garantisce, se non erro, il recapito della corrispondenza all'interno degli Usa (continentali) entro 24 ore dalla spedizione.
Ore che diventano 48 per la posta spedita da o per i territori americani fuori dal continente.

Insomma, l'Usps è l'ente che è fra i primi posti nelle classifiche dell'affidabilità negli Usa, secondo i consumatori americani.

Prima di arrivare nelle case, cartoline e lettere percorrono migliaia di chilometri. E quando arrivano, il postino non suona affatto. Né una né due volte.
Questi si limita, infatti, a infilare la corrispondenza nella cassetta delle lettere davanti a casa e ad alzare la piccola "bandierina" di metallo (normalmente rossa), per avvertire che è arrivata posta. 
(Grazie all'amico Marcello Sgarlato!)
Segnale che usa anche l'utente, per avvertire il postino che deve ritirare qualcosa da spedire, portandola (lui) all'ufficio postale.
Nei condomini, invece, "il segnale" che c'è qualcosa da ritirare (o per il postino da spedire) è una piccola striscia di metallo che fuoriesce dalla cassetta.
Tutta questa premessa, cari amici di Aria Fritta, per portarvi a Lynchburg, Virginia.
Poco più di 27.600 abitazioni occupate da 65.300 abitanti.
Fra questi troviamo Duane Schrock, pensionato di 87 anni. Che non è che dia molto lavoro ai postini.
Nella sua cassetta arriva qualche giornale ogni tanto, ma niente più. 
Capirete: alla sua età non è che gli capiti ricevere posta frequentemente. 
                           
Ogni giorno, all'ora del passaggio del postino, sente il rumore del motore del suo mezzo e, più che altro per abitudine, lui si limita dopo qualche minuto ad avvicinarsi alla finestra del pianterreno della sua villetta e "a buttare un occhio" alla cassetta delle lettere, per vedere se per caso la "bandierina" è su.
Per caso.
Ma niente.
Non arriva mai niente.
E ormai, anche qui, lui ci ha fatto l'abitudine.

Vive solo, il nostro buon vecchio Duane, e non ha nessuno.
Vedovo, ha avuto sì un figlio che si chiamava come lui, Duane Schrock jr, ma l'aveva "perso" ormai da tempo.
Anzi, per la verità riteneva di averlo perso due volte.
La prima quando il ragazzo gli disse che era gay e che non aveva alcuna intenzione di "sforzarsi" di essere o di apparire eterosessuale. Fu un duro colpo per il vecchio Duane, quando lo seppe. Che a quel tempo, peraltro, tanto vecchio non era, visto che si tratta di vicende risalenti a più di 26 anni fa. Ma anche allora lui era un uomo timorato di Dio, di saldi principi: e nell'etica cristiana non c'è molto spazio per chi ama una persona del proprio sesso.
Che Dio lo perdoni.

Dopo quel "coming out", dopo quella confessione, i rapporti fra padre e figlio si raffreddarono, diventando via via sempre più gelidi.
Diciamola tutta: Duane padre, non fece molto per evitare che il proprio figlio scomparisse dalla sua vita.

Fino a quando il vecchio Duane perse il figlio una seconda volta. 

Quando, nel 1995, Duane jr morì.
A 45 anni.
Di Aids.
Perché così aveva voluto il buon Dio.

Come spesso succede, il vecchio Duane pensava, ogni tanto, al suo ragazzo. E a ciò che la vita aveva riservato a loro. 
A lui, che non ebbe mai la gioia di far giocare sulle proprie ginocchia dei nipotini.
E al figlio, morto così giovane, fra le sofferenze.

E pensava, ogni tanto, anche al fatto che quando suo figlio era ancora in vita, non erano mai riusciti a "parlarsi" bene, a "capirsi", a venirsi incontro un po'.

E anche se erano passati vent'anni dalla morte, lui, ogni tanto, si ritrovava a pensare che sì, che forse aveva sbagliato ad essere stato così duro.
Che forse aveva sbagliato a reagire in quel modo di fronte alla sua omosessualità.
E che forse, in fondo, era amore anche quello.
Forse.
In fondo.

Ci pensava, ogni tanto, ma ormai Duane Schrock senior aspettava soltanto di andarsene pure lui.
A 87 anni non è che uno abbia aspettative poi tanto diverse.

E, magari, chissà... Da qualche parte, in qualche al di là, lo avrebbe anche incontrato il suo junior. 
E magari si sarebbero riconosciuti.
E magari avrebbero parlato.
E magari avrebbero ancora discusso.
E magari avrebbero chiarito.
Ritrovandosi.
Magari...

Quattro mesi fa, una mattina di fine marzo, il vecchio Duane era a casa, e come ogni mattina alla stessa ora sentì il solito rumore di un motore. 
Ogni giorno, stessa ora, stesso rumore.
Sì, doveva essere il postino che metteva posta nella buca dei vicini. 
Perché tanto a me chi scrive...

Quattro mesi fa, una mattina di fine marzo, Duane si avvicinò alla finestra, scostò leggermente la tenda e buttò uno sguardo distratto. 
Tanto l'asta sarà giù.
Tanto a me...

E invece, quella mattina l'asta rossa era su.
Inequivocabilmente su.
Ed era la sua.

"Quel cretino di postino si sarà sbagliato", pensava Duane senior mentre attraversava il giardino davanti a casa.
E anche piuttosto seccato all'idea di dover portare ai veri destinatari quello che era stato infilato per sbaglio nella sua cassetta di posta.

E invece...

E invece si stupì quando vide che era una busta indirizzata proprio a lui.

E strizzò un po' gli occhi mentre leggeva e rileggeva per essere sicuro il suo nome, scritto a mano, lì sulla busta.
Busta che era un po' pasticciata, piena di timbri e di scritte a mano "di servizio", tracciate da altri postini: "Trasferito", c'era scritto, e ancora "Destinatario sconosciuto", "Trasferito" e ancora  "Trasferito"...

Quando aprì la busta, Duane non capiva.

Era un biglietto d'auguri.

Un biglietto d'auguri che raffigurava un panda.
Un panda che abbracciava il suo cucciolo.


Boh...

E' stato quando ha aperto il biglietto, che a Duane quasi venne un infarto.


Era un biglietto d'auguri per il "Father's Day", la Festa del Papà.

Un biglietto d'auguri di suo figlio Duane jr. 

Un biglietto d'auguri che il figlio gli aveva spedito sei anni prima di morire, nel 1989.

Un biglietto d'auguri di 26 anni fa. 

Indirizzato a lui.
E che non aveva mai ricevuto. 
Un biglietto mai arrivato a destinazione... 



"Caro Papà,
non siamo stati molto in contatto ultimamente...
Io sto bene, e sono molto felice a Richmond.
Mi piacerebbe avere tue notizie.
Tanti auguri per la Festa del Papà.

Con amore,
Duane".

...

Che volete che vi dica, cari amici...
Io mi vedo quel pover'uomo leggere queste righe - quel giorno di fine marzo di quest'anno - prima incredulo, poi rimanendo senza fiato.
Per poi piangere a dirotto.

Per i sensi di colpa che avrà sentito.

Per non aver potuto rispondere a quell'appello mai ricevuto del figlio, a quel "Mi piacerebbe avere tue notizie". 
Per non aver mai potuto rispondere che anche lui, dannazione!, gli voleva bene.

E quanto ti voglio bene, figlio mio...


Ha vagato per anni, quella busta, in giro per gli Stati Uniti.
Che tornava sempre indietro, all'ufficio postale della città di partenza.
Ma per i postini americani, fare il portalettere è un mestiere dannatamente serio. 
Dunque, in quei 26 anni, devono essere stati a decine i postini che hanno portato quella busta ora a questo, ora a quell'altro indirizzo.
E devono essere stati altrettanti gli impiegati della Poste che ogni volta che quel biglietto d'auguri tornava indietro, si davano da fare per trovare l'indirizzo corretto e aggiornato di mr. Duane Schrock sr.
Che in quei 26 anni aveva cambiato non so quante città, rimbalzando da uno Stato all'altro degli States.

Ma ve lo ricordate il fattorino Tom Hanks, nel film Cast Away, naufrago in un'isola deserta con un pacco che avrebbe dovuto consegnare, pacco che custodì per tutti gli anni del suo naufragio e che riuscì a consegnare solo dopo che su una zattera di fortuna venne ripescato poi in mare aperto?
Ecco: un postino americano non considera veramente compiuta la sua "missione" fino a quando la corrispondenza affidatagli non arriva a destinazione.

O forse, chissà, il giovane Duane aveva chiesto l'intercessione a San Rufo martire, il protettore dei postini.
Che alla fine ce la fece a far trovare Duane Schorck senior a Lynchburg, in Virginia. 
Dove, ora - ne siamo certi - Duane padre conserva quel biglietto come la cosa più preziosa del mondo.

"Non smetto di commuovermi, quando ci penso..."

E come può essere diversamente se si riceve un messaggio di quel genere, con quelle parole.
Una lettera che tuo figlio ti manda dall'aldilà.

"Non sarò mai grato abbastanza alle persone che hanno fatto di tutto per recapitarmi questa lettera.
Avevo chiesto tante volte a mio figlio se avesse fatto pace con Dio, perché volevo vederlo in Cielo.
E questo è sicuramente un segno dal Cielo... 
E' un modo per dirmi che mio figlio sta bene, e che è in Paradiso".

Perché, come cantava Fabrizio De André, "non c'è l'inferno nel mondo del buon Dio...".




© dario celli. Tutti i diritti sono riservati

5 commenti:

  1. eccezzionale come sempre

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  2. Però che tristezza, che colpo duro ricevere una lettera così dopo tanto tempo. Non so se hanno fatto bene a dargliela

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    1. Io credo di sì.
      L'arrivo di quella lettera lo ha consolato e ha placato i suoi sensi di colpa.
      D'altronde i postini mica sapevano che il figlio era morto...
      Incredibile, però, come la vita riservi davvero sempre qualche (piccola) sorpresa.

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  3. Triste storia, anche se banalmente mi vien da dire....è la vita. Questo è il bello ed il brutto delle sfaccettature dell'essere umano, sempre troppo preso da propri sani egoismi senza dedicarsi veramente ad essere un po più altruisti nei confronti dei propri simili, in fondo alla fine se ci pensiamo, siamo solo di passaggio...
    Danilo

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