PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

mercoledì 15 gennaio 2014

La rivoluzione "verde" americana


Lo so, il titolo è un po' fuorviante.
No, non c'entra niente Gheddafi e la "Rivoluzione Verde" che lo vide protagonista in Libia il 1° settembre del 1969.
Né c'entra, in questo caso, l'ecologia o le auto elettriche (peraltro in prepotente espansione negli Stati Uniti).

E' che negli Usa sta accadendo, quasi in silenzio, un'altra rivoluzione.
In un certo senso, appunto, "verde".


La notizia ha fatto il giro del mondo.
Da 15 giorni, infatti, in Colorado e nello Stato di Washington è permesso la vendita e il consumo dei prodotti derivati dalla cannabis "per uso ricreativo".
Ve lo scrivo spesso, in queste pagine, che "l'America è sempre lì, pronta a sorprenderci e a prenderci in contropiede", no?

Intanto un passo indietro: negli Stati Uniti, oggi, sono già 21 gli Stati dove il consumo di marijuana è permesso per "ragioni mediche", per alleviare dolori derivanti da alcune patologie. E altri dieci Stati Usa si stanno muovendo nella stessa direzione.

   Stati con leggi che permettono l'uso medico della cannabis
  Stati dove è depenalizzato l'uso della cannabis
  Stati con leggi dove è depenalizzato l'uso medico della cannabis
  Stati dove è legalizzato l'uso "ricreativo" della cannabis
(fonte: Wikipedia)
A questi, fra non molto, si unirà anche lo Stato di New York: ad annunciarlo ufficialmente è stato - nel corso del tradizionale discorso programmatico di inizio anno, qualche giorno fa - il governatore Andrew Cuomo: “La marijuana può aiutare ad alleviare i dolori e a rendere più efficace il trattamento di alcuni tumori - ha detto - come ormai ampiamente dimostrato dalla scienza medica". 
Andrew Cuomo
Detto, fatto: il Governatore dello Stato di New York ha ufficialmente annunciato che varerà, “sulla scia di ciò che è accaduto in molti altri Stati americani, un programma che permetterà a 20 ospedali dello Stato di New York di prescriverla”. 
Per rassicurare gli scettici e i contrari, il Governatore Cuomo ha detto che “nulla sarà lasciato al caso” e che “il programma sarà controllato costantemente per valutare la sua efficacia”.
Dalla sua ha l'opinione pubblica: dopo l’esito di referendum popolari tenutisi in alcuni Stati, l’82% dei cittadini di New York si è detto favorevole all’utilizzo della marijuana per "scopi curativi”; per lenire, per esempio, i dolori di pazienti malati di cancro, di glaucoma, di sclerosi multipla o colpiti da altre malattie che rientrano in alcuni standard definiti dal Dipartimento della Sanità.
Più in generale, invece, un altro sondaggio effettuato in questi giorni negli Usa dal Pew Research Center, ci dice che il 52% degli americani è favorevole all’eliminazione del divieto di consumo e utilizzo dei prodotti derivanti dalla cannabis, contro, ad un 45% che rimane contrario.
Un altro sondaggio, questa volta realizzato dalla Gallup, ci dice invece che i favorevoli sono il 58%.

Ma tre intervistati su quattro sostengono, comunque, che il denaro speso per la lotta alla cannabis non è "un buon investimento".
E il punto, forse, è tutto qui.

In questo caso, quelle che saranno adottate nello Stato di New York sarebbero norme ben più restrittive rispetto a quelle di Colorado o California, dove la "marijuana curativa" è disponibile anche per chi ha dolori meno importanti e di natura differente, come, per esempio, il mal di schiena.
Tra l'altro, il Governatore Cuomo in passato si è già pronunciato a favore della depenalizzazione del reato di possesso di stupefacenti per chi detiene per uso personale fino a 15 grammi di marijuana.
Tutto questo mentre il Colorado e lo Stato di Washington  hanno invece autorizzato l’uso della cannabis anche per i cosiddetti “fini ricreativi”, decidendo che saranno rilasciate licenze per l’apertura di veri e propri ‘coffee shop‘: negozi dove è  possibile acquistare legalmente marijuana.

Si tratta della conseguenza di referendum popolari che si sono svolti a novembre e che chiedevano all'elettore se poteva o no essere consentito l'uso della marijuana al di là dei già permessi "scopi medici" .
Per capire, quella emersa dal referendum in Colorado, è una posizione più aperta di quella olandese, dove attualmente la marijuana a scopo ricreativo è tollerata, ma non legalizzata.

Dopo il risultato del referendum, in Colorado c’è stata una vera e propria valanga di richieste di rilascio di licenza: per ora, ne sono state approvate 348, e già il primo gennaio sono stati aperti 14 punti vendita.

In questi negozi, il 90% della merce è composta da prodotti a base di marijuana: non solo erba da fumare ma anche alimenti (come, per esempio biscotti o torte) a base di olio di marijuana.


In Colorado il consumo di cannabis è equiparato a quello dell’alcol, con rigide e precise restrizioni per chi guida e per chi ha meno di 21 anni.
E si sa, negli Usa queste sono norme che vengono osservate (e che "conviene" osservare) con diligenza.
Secondo le nuove regole, chiunque in Colorado può coltivare a casa fino a sei piante o portar con sé fino a 28 grammi di sostanza.
Nello Stato di Washington, i primi negozi apriranno fra due–tre mesi.

E’ stata la California il primo Stato americano a legalizzare la marijuana per scopi medici: era il 1996.
Chi è stato sul "lungo oceano" di Santa Monica, per esempio, avrà sicuramente visto la pubblicità in strada (come quella fotografata da me proprio lì e che vedete qui sotto) di ambulatori medici che rilasciano, dopo apposita visita, certificati che motivano l’uso della marijuana. Ad esempio, appunto, per alleviare dolori.

Bisogna dire che in California, in questi giorni, il 55% della popolazione si è già detta a favore della legalizzazione della marijuana anche al di là degli scopi medici, dunque per il cosiddetto uso “ricreativo”.

Ma l'impressione degli osservatori è che, così come è avvenuto negli Usa per i referendum sui matrimoni fra persone dello stesso sesso, dopo Colorado e Stato di Washington è probabile che negli Stati Uniti ci sarà ora un nuovo "effetto a catena", e che numerosi saranno gli Stati che sottoporranno la questione a referendum nella prossima tornata elettorale del 2016.

Ma, dicevo, il problema è anche "finanziario": l'opinione di tre americani su quattro secondo i quali il denaro oggi speso per la lotta al consumo di cannabis non è "un buon investimento", è confermato dai dati secondo cui, per gli Usa, la "rivoluzione verde americana" significherà una notevole fonte di entrate fiscali in grado di dar respiro ai bilanci pubblici.
Un parlamentare democratico ha stimato che grazie a questo provvedimento, il solo Colorado incasserà qualcosa come fra i 70 e i 100 milioni di dollari: e il 70% di questo denaro - è già stato deciso - sarà investito nell’istruzione, con la costruzione di scuole nuove o la ristrutturazione e l'ammodernamento di quelle che ne hanno bisogno.

E siccome - lo avrete capito se conoscete gli Usa o leggete queste pagine - gli americani sono assai pragmatici, è evidente che la prospettiva di risparmiare sulle tasse abbia avuto il suo effetto. Soprattutto dopo aver saputo che gli Stati Uniti, grazie a queste nuove leggi risparmieranno, solo in operazioni di polizia, quasi 8 miliardi di dollari all’anno.
E, contemporaneamente, farebbero entrare nelle casse americane ulteriori 6 miliardi di dollari all’anno derivanti dalle tasse sull’erba legale.
Totale: quasi 14 miliardi di dollari in più nelle casse dello Stato.


Com’è ovvio, questa nuova realtà ha destato interesse dell’alta finanza Usa.
Secondo il "Medical marijuana business daily" – che è la principale fonte di informazione per il mercato americano della cannabis ad uso medico - le vendite autorizzate, quest'anno, avranno un giro d'affari di oltre un miliardo e mezzo di dollari, per schizzare a 6 miliardi di dollari entro il 2018.

Fondi d’investimento hanno così messo nel loro portafoglio anche azioni di aziende come quelle che producono, per esempio, distributori automatici di marijuana o macchinari di "sistemi idroponici", che permettono cioè di far crescere piante senza l’uso della terra. 
Ci sono anche gruppi finanziari che hanno allo studio l’apertura di una catena di negozi di lusso dove "in ambiente adeguato alla clientela esigente" verranno vendute varianti più costose e ricercate di marijuana.

Un solo consiglio ai turisti italiani: seguire le regole, non tentare di fare i furbi, e toglietevi dalla testa che negli Usa ci possano essere interpretazioni "elastiche" delle norme.
Insomma: se non volete passare guai seri (anzi, serissimi) meglio lasciar perdere.



© dario celli. Tutti i diritti sono riservati

5 commenti:

  1. Premesso che sono d'accordo sulla liberalizzazione (anche per togliere entrate alla mafia), è anche notizia di questi giorni il problema che in Colorado gli ER (i pronto soccorso) si stanno riempiendo di ragazzi HIGH, come si dice qui. La doppia faccia di una medaglia...

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    1. Mi documenterò, ma da tempo girano (soprattutto in internet) notizie false in merito.

      d.

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  2. Enfatti...
    http://urbanlegends.about.com/od/Fake-News/ss/Marijuana-Overdoses-Kill-37-in-Colorado.htm

    d.

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  3. analisi perfette mom

    ciao dario non mi firmo ma mi sa che hai capito chi sono

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    1. Peccato che - RIPETO - la notizia sia falsa.
      Leggi - RIPETO - qui:
      http://urbanlegends.about.com/od/Fake-News/ss/Marijuana-Overdoses-Kill-37-in-Colorado.htm
      Cristian, se non sai leggere l'inglese usa google traduttore...

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