PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

martedì 12 marzo 2013

Roba dell'altro mondo... (Un altro rimborso stupefacente...)


Chi abita nella Grande Mela afferma che ci si può considerare un "buon newyorkese" quando si riesce a passare al primo colpo il tesserino di abbonamento alla metro nell'apposita fessura del lettore delle macchinette di ingresso (come NON è riuscita la ragazza del filmato qui sotto).

 
Il costo "a corsa" della metro di New York è assai caro: 2,75$ a corsa (ad oggi pari ad 2,11 €); un po' meno se il biglietto lo si acquista in una delle macchiette presenti nelle stazioni (2,50$, 1,92€).
Per avere un'idea di cosa offre la metropolitana di New York basta dare uno sguardo qui sotto (tenendo conto che in questa cartina manca la parte nord di Manhattan, e si vede solo parte del Queens e di Brooklyn..).

Si può capire facilmente, dunque, perché praticamente tutti a New York usino la metro per gli spostamenti: più o meno 5 milioni di persone al giorno, dicono i dati della Mta, l'azienda pubblica che la gestisce.

E praticamente tutti quei cinque milioni di viaggiatori per utilizzare la metropolitana, utilizzano, più che i biglietti singoli, tessere MetroCard cumulative (che sono più convenienti) o abbonamenti MetroCard, ancor più convenienti.
                               
Ci sono le tessere da 5$ a 80$ e che riconoscono un bonus percentuale di sconto.
Poi ci sono quelle a numero di corse illimitate, che personalmente consiglio a chi è a New York per vacanza e vuole girare la città spostandosi in lungo e in largo risparmiando tempo (e soldi...). 
30$ (23€) è il costo dell'abbonamento settimanale illimitato a tutte le linee; 
112$ (86,21€) quello illimitato mensile sempre per tutte le linee.

Possono apparire parecchi, 23 o 86 €uro, ma chi è stato nella Grande Mela sa che da quelle parti si trotta come non mai, e usare la subway - con i suoi 368,5 Km complessivi che viaggiano su 23 linee passando da ben 468 stazioni, giorno e notte, 24 ore su 24 - è l'unico modo per andare su e giù per Manhattan in una manciata di minuti snobbando il suo traffico.
E' assolutamente normale, in un giorno, salire e scendere per le scale della metro una quindicina di volte. Esercizio salutare per la nostra forma fisica...

Le tessere (sia quelle settimanali che quelle mensili) sono di materiale plastico e sono "ricaricabili", facendo così una meritoria opera di risparmio energetico.

Per la verità c'è chi - in nome del riciclaggio e del riutilizzo - scatena la propria fantasia.

C'è chi la usa per farne componenti di arredamento, come l'artista-designer di New York Stephen Shaheen...
C'è chi le usa per esprimere in tutti i suoi quadri la propria arte, come la "Popart-MetroCard-artist" Nina Boesch...


C'è chi le usa più semplicemente per rendere più originale la propria bicicletta...


O chi le utilizza per confezionare insoliti capi d'abbigliamento...



(Non so perché ma, delle due, preferisco questa...)  ;-)













I più parsimoniosi, però, la riciclano riutilizzandola, o meglio, ricaricandola.

L'operazione "ricarica" è assai semplice. Com'è facile intuire, si tratta di reintrodurre la tessera nella Mta vending machine, e inserire nell'apposita fessura la banconota da 10 dollari (o più) e sfiorare sul video touch screen le opzioni opportune.

Tutto semplice, appunto.


A patto di non essere deficienti come me.

Non era certo la prima volta che "ricaricavo" la tessera settimanale.
Per arrivare alla fine della mia permanenza nella Grande Mela avevo calcolato che sarebbero stati sufficienti dieci dollari (7€ e 76 cent); eppure quella volta, la semplicissima operazione di ricarica non andò in porto. Per farla breve: la macchinetta mi restituì sì la MetroCard, ma senza che questa fosse stata ricaricata. E dei dieci dollari, nemmeno l'ombra.

Immaginatevi la scena. 
Voi cosa avreste fatto se dopo aver infilato la tessera... 
dopo aver inserito la banconota da dieci dollari... 
dopo aver visto che la tessera usciva "scarica"...
Cosa avreste fatto?
Dai, avreste fatto come me, che ho cercato di "sollecitare" la macchinetta con leggeri colpetti.
Con i "colpetti" che via via divenivano sempre più "decisi".  

Era evidente che dovevo aver sbagliato qualcosa. O forse la macchietta era guasta, non so...
Sta di fatto che presto i colpetti divennero pugni.

Mi fermai solo quando mi accorsi che venivo osservato dalla gente attorno (che nel frattempo si era allontanata di qualche passo) quasi come se fossi stato un pericoloso terrorista di Al Queda.
Ma soprattutto mi fermai perché - tempo una manciata di secondi - alle mie spalle si materializzò un'addetta della Mta.
Afroamericana, gigantesca, urlava parole incomprensibili, ma il suo tono di voce, l'espressione e la gestualità, rendevano tutto molto comprensibile.
L'unica frase che ben compresi fu: "Hey man, giù le mani dalla MIA macchina!!".

Devo ammettere che la signora - responsabile di quel gruppo di "Mta vending machine" - quando si rese conto che si trovava di fronte ad uno straniero (che ai suoi occhi doveva risultare piuttosto cretino se era nemmeno capace di caricare semplicemente una MetroCard) - divenne immediatamente comprensiva, assumendo all'istate il ruolo di "maestra d'appoggio". Cambiando tono di voce mi disse con aria severa e materna: "non ci si comporta così".
Insieme tentammo una seconda "operazione ricarica": sillabando le parole mi disse qualcosa del tipo "M e-t t i  la  c a-r t a  q u i",
"P r e-m i  q u i",  "D i-g i-t a  q-u-e-s-t-a  o-pzio-ne"...
Il tutto, peraltro, mentre sul display comparivano le istruzioni in italiano.
Eh sì, evidentemente devo proprio avere una faccia da deficente...

Poi intervenne una sua collega, fin'allora restata in silenzio e due passi più dietro (forse temevano una mia fuga...).
Si rivolse a me con lo stesso tono con il quale io mi rivolgo a Sofia, quando la mia canaamoremio combina qualcosa di grave. Collega che mi intima, alzando assai la voce, di tirare fuori il portafoglio.
Lo confesso: per un istante ho avuto il sospetto che mi volesse rapinare...
A quel punto mi chiese la mia carta di credito ("Ecco, ora mi rapina...") e la avvicinò alla MetroCard che avevamo appena caricato: fu a quel punto che, tuonando con una voce da soprano, urlò un "NO!" che attirò l'attenzione di un paio di centinaia di persone.
Finalmente (ed incredibilmente...) intuisco: ok, non si deve tenere la MetroCard vicino alla carta di credito o al bancomat. Infine, prende una tessera esaurita e davanti ai miei occhi la piega ripetutamente urlando ancora "NO!".
Ok, ho capito: la MetroCard non deve essere piegata...
(Non c'è dubbio: devo proprio avere la faccia da deficente...).

Poi mi disse che due fermate dopo, all'apposito sportello, avrei potuto ritirare il modulo per reclamare il rimborso dei miei dollari che avevo perso durante il primo tentativo. 
Scandendo le parole che pronunciava ad alta voce si raccomandò di annotare con cura e poi di scrivere chiaramente il numero della "MetroCard Vending Machine" della quale contestavo il mal funzionamento. Avrei poi dovuto descrivere brevemente quello che era avvenuto e il mio indirizzo di casa italiano.
Dopo le "opportune indagini e verifiche tecniche", mi disse, "eventualmente", sottolineò, mi sarebbe stato accordato ed inviato il rimborso.


"Sì, domani..." pensai, mentre lei mi salutò allontanandosi.

Il modulo dei "reclami" (in verità ne ritirai due "non si sa mai..."), lo compilai con la stessa attenzione che investe uno studente ad un fondamentale esame scritto. Poi lo misi dentro l'apposita busta che lasciai alla reception di un albergo.
Il primo che mi trovai davanti.
"Voglio proprio vedere...", pensai.

...

Mi dimenticai presto di quell'episodio.

Quando torno da un viaggio americano confesso che mi pervade la depressione. Non esco, lascio il bagaglio più o meno intatto per settimane, quasi come se dovessi ripartire da un momento all'altro.
Per casa (per giorni, giorni e giorni...) girano cartine, atlante stradale, libri comprati negli Usa, souvenir, depliant, biglietti, bigliettini e via dicendo. Di solito metto sotto carica il telefonino americano, che pealtro in Italia non funziona, e meditando sul "da farsi" - sul famoso "piano d'azione" - lascio che il tempo mi scivoli sopra.
Quando posso mi prendo un po' di ferie "cuscinetto", prima di tornare al lavoro e in quei giorni vago per casa (essì che è piccola...) più o meno come uno zombie.
Fino a quando tutto, lentamente, ritorna alla normalità: il lavoro, la macchina, il traffico, la casa, la spesa, le bollette, gli amici...

Poi, una mattina, succede che trovi una busta nella cassetta della posta.
Una busta che arriva "dall'altro mondo".

Quante settimane erano passate da quella mattina in cui prendevo a pugni la macchinetta della metropolitana di Manhattan?
Cinque, sei?
Davvero non pensavo più a quei dieci dollari perduti, alla mia inutile battaglia (prima ragionevole, poi a colpi di pugni...) contro quella biglietteria automatica, all'enorme signora afro-americana che mi rimbrottò, al modulo che compilai con attenzione lasciandolo - senza alcuna speranza, lo confesso - al portiere di un albergo perché lo spedisse per mio conto; giusto per vedere se poi sarebbe successo qualcosa...

La lettera, scritta su carta intestata del "Mta, New York City Transit", era firmata dal "Direttore del Servizio Consumatori MetroCard":

"Gentile signor Dario,
abbiamo apprezzato la sua segnalazione in merito al problema che ha avuto nell'utilizzare un nostro distributore automatico MetroCard.
Effettivamente abbiamo verificato che la macchina conteneva una banconota da dieci dollari in più".
(Seguono ben dodici - 12! - righe di didattiche e particolareggiate istruzioni - corredate anche di depliant illustrato a colori! - su come avrei dovuto svolgere correttamente l'operazione ricarica della tessera se non fossi stato un impedito...).

"Come vede, accluso a questa lettera c'è un assegno di dieci dollari, corrispondente al valore della banconota che la MetroCard Vending Machine n. 2550 le ha trattenuto nel corso di quello spiacevole incidente.

A noi sta a cuore molto seriemente tutto ciò che riguarda i nostri clienti, e dunque, scusandoci dell'inconveniente, qualora avesse bisogno di ulteriori chiarimenti le comunichiamo che può telefonare al (212)638-7622 dalle 9 alle 17, dal Lunedì al Venerdì.

Sincerely,
Annette Stewart".



Già, proprio roba "dell'altro mondo"...

Mi girai la lettera fra le mani e, ancora una volta fra l'incredulo e l'incazzato, scossi la testa.
Pensai all'assegno di rimborso (poi clicca sul rosso...), quella volta nemmeno richiesto, che più di dieci anni prima mi spedì la Hertz.

Decisi di mettere questo sotto vetro e appenderlo al muro.
Lentamente le mie dita si sorpresero a digitare sulla tastiera le lettere dell'indirizzo internet del sito sulla Lotteria Green Card...  
(Se vuoi saperne di più sulla Green Card clicca sul rosso).



© dario celli. Tutti i diritti sono riservati.

18 commenti:

  1. 112 dollari l'abbonamento settimanale? Caspita, è carissimo! La metropolitana sarà anche grande ma..

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    1. Credo che comunque si debba guardarlo nel suo contesto.
      Quanto costa la vita?
      Quant'è lo stipendio medio?

      Ovviamente rapportato all'Italia è caro (ma nemmeno tanto se si pensa al servizio).

      Non so se siano veramente attenti al cliente o temano sempre la causa legale dietro l'angolo, fatto sta che non solo hanno letto il reclamo, non solo hanno verificato ma hanno pure mandato l'assegno (e ci hanno perso).
      In Italia il reclamo sarebbe semplicemente andato nei rifiuti, tanto da noi la gente, come già menzionato da Dario nel racconto, non ci crede a queste cose e lascia perdere.

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    2. Da noi il servizio clienti è inesistente,ti fanno fare talmente tante telefonate rimpallandosi tra di loro le responsabilità,che alla fine ti arrendi per sfinimento.

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  2. E tu ti definisci 'deficiente'? E allora che termine devo usare io per definirmi? Andiamo ai fatti:
    Per vivere fino in fondo la nostra avventura americana (settembre 2011) decidiamo, nell'ambito della nostro tour, di visitare il Pentagon Memorial a Washington; a bordo del nostro SUV Ford Explorer, e seguendo diligentemente le indicazioni, ci troviamo di fronte all'ingresso del Pentagono presidiato dai militari che ci indicano il il parcheggio dedicato, dato che ovviamente i parcheggi interni sono riservati al personale. Ci viene indicato (col dito) il passaggio sotto l'autostrada, al di la della quale troveremo il parking ma, stranamente, percorrendo il passaggio ci ritroviamo nell'autostrada! Ritentiamo e il militare, dopo aver appreso che siamo "italian tourists" ci da la stesse indicazioni di prima e ovviamente, il risultato è lo stesso! Decidiamo di riprovarci al cambio turno della guardia per non insospettirli (ed evitare una riapertura di Alcatraz o un viaggio a Guantanamo) ma senza successo. Ormai è una questione di principio e il giorno seguente ci riproviamo, questa volta con una premessa alla guardia che ci sorride:" if you see me again means that I don't understand" (se mi rivedi significa che non ho capito); stranamente intuiamo che c'è un passaggio poco più avanti e questa volta centriamo il bersaglio! Anche io sono deficiente? Forse, però con tanta fantasia!
    Saluti e alla prossima.

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    1. :-)
      Sullo sbagliare strada lasciamo perdere...
      Sai quanti italiani (come me agli inizi) sbagliano uscita in autostrada perché negli Usa la freccia che indica l'uscita è rivolta verso l'alto (con noi che interpretiamo come "più avanti") e non, come in Italia, "verso il basso" (che noi interpretiamo "questa qui sotto, questa sotto il cartello...")?
      Io il navigatore lo uso solo per tornare al motel scelto fra quelli presenti vicino agli svincoli: sai quante volte, prima di possederlo, ho girato (e girato, e girato...) per ri/trovarlo?
      :-)

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  3. Devo dire che i tuoi racconti sono sempre molto interessanti e per niente noiosi.
    Purtroppo qua in Italia il cliente è solo qualcuno da spremere e fregare tanto poi difficilmente si verrà puniti...

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    1. Ma grazie!
      Proprio questo l'ho tagliato qui e là perché avevo paura che annoiasse un po'!

      d.

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  4. E' un piacere leggere i tuoi racconti americani! :)
    Federico
    lavaligiasottosopra.blogspot.it

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  5. Ebbene... NO! Quando successe a noi andammo direttamente allo sportello dove trovammo un signore che ci fece rifare tutto e senza perdere i nostri 10$. Ma noi siamo stati più educati e non abbiamo preso a calci la macchina... ;)
    Un bacio e... CONTINUO AD ASPETTARVI!!!

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  6. Un resoconto amazing, ma gli Americans con la loro precisione e attenzione sono fabulous!!! Ok, ora ho l'ispirazione giusta per la mia "testimonianza parallela" su un'altra certa città degli US... Coming soon! E grazie come sempre per le infos in forma curiosissima, mi saranno utili per quando andrò a New York! (...che ancora non è affatto detto che ci sarà e non ho idea di quando sarà se accadrà, ma per archiviare la suddetta foto sulla rete metropolitana ho appena creato una sottocartella nel mio PC, di quelle che solitamente nomino con la città e l'anno in programma, tipo "Milano 2011" o "Pisa 2012", stavolta l'ho chiamata "New York near future"...)

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  7. Ciao Dario, ieri sera invece a me e mia moglie successo questo : entriamo nella stazione metro marcy per ritornare a manatthan dopo lauta cena da Peter luger; siamo ovviamente provvisti della metro card settimanale; una volta nella metro ci rendiamo conto di essere dal lato sbagliato, direzione opposta a manatthan. Usciamo per rientrare dal lato opposto ma al tornello passando la card riceviamo il seguente errore "card used" ....o una cosa del genere; a quel punto, essendo cmq in buona fede, scavalchiamo il tornelli ma immediatamente veniamo braccati da funzionari della metro in borghese : morale della favola , nonostante abbiano verificato la validità delle nostre tessere, ci hanno appioppato due multe da 100$ l'una!!!!! Secondo te possiamo in qualche modo contestare le multe? Quantomeno per farcela ridurre? O ci tocca pagare e basta? O torniamo in Italia e chi si è visto si è visto ? Grazie , ho letto diversi articoli del blog per questa vacanza newyorchese , belli e utili. Ciao

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    1. Eh no...
      Mi spiace dirti che l'italica opzione dello scavalcamento dei tornelli (ma come vi è venuto in mente di farlo? Scusate se mi permetto, ma gli Usa sono mica l'Italia...) non è vista di buon occhio in un Paese civile.

      La card risultava "used" perché era passato troppo poco tempo da quando avevate fatto la prima obliterazione...

      Mi consigliate come fare... Potete provare a scrivere una lettera (di scuse) chiedendo la riduzione della multa e vedere cosa vi rispondono...
      Ma la vedo difficile!

      Raffaele, grazie per i complimenti: e scusa se sono stato un po' severo con te!

      Ciao, e fammi sapere!


      d.

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    2. Ciao Dario, alla fine siamo andati a contestare le multe all'ufficio della metro a brooklyn ( con interprete italiano a nostra disposizione! !!!) : da 100$ c'è l'hanno ridotte a 60$ ... mi sento comunque rapinato da questo paese civile....sarebbe bastato un minimo di buon senso da parte loro per ammettere che non avevamo rubato un bel niente, anche perché questa cosa dei minuti da far obbligatoriamente passare tra un'obliterazione e l'altra , seppur intuibile, non è indicata né sulla carta e nè quando la acquisti ed è , questa, una loro mancanza : l'avessi letto da qualche parte non avrei di certo scavalcato, ma avrei tranquillamente atteso i 5 minuti mancanti . ...ma tant'è, molto civilmente ho saldato il conto.... ciao e grazie ancora

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    3. Caro Raffaele, ogni giorno la metropolitana di Ny è frequentata da alcuni milioni di persone.
      Se loro dovessero dar retta alle "giustificazioni" di tutti coloro che saltano il tornello (o per non pagare o perché si sono sbagliati) starebbero freschi.
      Mi rendo conto la tua amarezza.
      Consolati nel pensare che non guardano in faccia nessuno: anni fa sono state fermate, processate e condannate le figlie dell'allora Presidente Bush perché avevano bevuto alcolici e non avevano 21 anni.
      Ed erano le figlie del Presidente americano, nemmeno le nipoti di Mubarak...

      Tra l'altro, nel vostro caso, sarebbe bastato salire nel primo convoglio in arrivo e scendere in una stazione che permetteva il passaggio nella direzione opposta.

      Non sai quanti turisti italiani vengono processati ogni anno a New York perché vanno in giro bevendo una lattina di birra (cosa che è vietata)... o fanno la pipì in qualche angolo. (Che poi basta entrare in qualunque albergo - anche di stra lusso - per usare i loro bagni: basta chiedere. Sono sempre in fondo a destra o in fondo a sinistra, vicino ai telefoni pubblici!).

      Lo so, non è il vostro caso.

      Dai, è stata una piccola avventura americana.
      Utile e finita bene, in fondo...

      Un abbraccio e grazie per averci tenuto al corrente di come è andata a finire la cosa...

      d.

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