PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

domenica 24 marzo 2013

St. Patrick pride!

Lo ripeto ogni tanto, in queste pagine: "Ma gli Stati Uniti sono sempre lì, a mettere in discussione le nostre certezze...".

Ventun anni fa, l'anno del mio primo viaggio americano per esempio, dopo essere rimasto sbalordito fotografai subito questo enorme cartellone che campeggiava su un muro di un palazzo di Manhattan e che pubblicizzava un'agenzia specializzata in crociere riservate a clientela gay... (Ripeto, si trattava del 1992...). 







Sei anni dopo ero ancora negli Usa, per la quarta volta. Quell'anno vivevo ancora sospeso fra un contratto a termine e l'altro; e proprio durante uno di quei periodi di ansiosa e frustrante attesa, assai incazzato decisi che era venuto il momento di mandare tutti "a quel Paese" ed approfittare di quel periodo forzato di sospensione per seguire un mese di corso di inglese. 
A Ny, ovviamente.

Approfittai della disponibilità di un collega, che mi affittò casa sua mentre lui era in ferie in Italia. Era in una posizione stupenda, al 30° piano, il penultimo di questo palazzo qui sotto (quello accanto al Flatiron Building) con le finestre - nella foto che segue, più o meno indicate dal lampione...- che davano alla loro sinistra sulle Torri Gemelle, allora ancora svettanti, alla loro destra sull'Empire State Building.


Fu in una di quelle mattine, proprio mentre andavo "a scuola", che vidi una coppia tranquilla, mano nella mano.
Eleganti, lui era vestito "da ufficio": abito probabilmente italiano e 24 ore impugnata dalla mano libera; l'altro - perché di due uomini si trattava - aveva invece una borsa da palestra. Arrivarono all'angolo della strada e si salutarono.
Con un bacio sulle labbra.

Era la prima volta che vedevo "dal vivo" due uomini che si baciavano, per strada, peraltro con assoluta naturalezza e tranquillità, e fra la gente di New York che non mostrava alcun stupore.
Ricordo soltanto che mi fermai un secondo, e fra me e me sorrisi. 

Tre anni fa, poi, conobbi poi un italoamericano (figlio di un immigrato arrivato alla fine degli anni '60 dalla provincia di Salerno) che era regolarmente sposato con un uomo. Non solo: la coppia aveva avuto tre figli mediante due madri surrogate: un figlio ottenuto con il seme di lui, gli altri due -splendidi gemelli, maschietto e femminuccia - con il seme del compagno.



Mi sono tornati in mente queste cose quando ho letto cosa è successo l'altro giorno a New York, durante l'annuale  parata in occasione della festa di Saint Patrick

Dal 1851 la parata viene tradizionalmente aperta dai 750 membri del 69° Infantry New York Army National Guard, il primo battaglione del 69° fanteria della Guardia nazionale.

La parata di San Patrizio è uno degli appuntamenti annuali classici della New York multietnica, seguito da centinaia di migliaia di newyorkesi, unitamente alle migliaia di abitanti della Grande Mela nelle cui vene scorre sangue irlandese e che sfilano orgogliosamente con le camice verdi (no, la Lega Nord non c'entra niente...), il colore tradizionale dell'Irlanda.


E nemmeno la nevicata dell'altro giorno è servita a chiudere in casa le migliaia di persone che non volevano, che non potevano, mancare alla 252a edizione della più antica parata che tradizionalmente attraversa la Fifth Ave.
Come di consueto, la festività si è aperta con la messa nella Cattedrale cattolica di Saint Patrick - celebrata quest'anno dal cardinale emerito Edwaed Egan - colma all'inverosimile, con in prima fila le autorità cittadine.

C'era il primo ministro irlandese Enda Kenny, arrivato per l'occasione dall'Europa; il Governatore dello Stato di New York Andrew M. Cuomo; il sindaco di New York Michael Bloomberg incravattato di verde, con accanto - come ha scritto maliziosamente un quotidiano della città - "una schiera di devoti aspiranti candidati alla sua poltrona".


Quello di quest'anno, infatti, è stato l'ultimo "San Patrizio" del sindaco Bloomberg, indipendente, a scadenza di mandato. Il primo cittadino della Grande Mela è stato dunque costretto a farsi la parata due volte: prima, fino all'Upper East Side, con gli agenti di Polizia di New York; poi - correndo controcorrente con scorta e collaboratori - fra i leggendari vigili del fuoco di origine irlandese di New York.

Fra le fila, anche rappresentanti di organizzazioni cattoliche dell'Irlanda del Nord e gruppi notoriamente vicini all'Ira, l'esercito irredentista irlandese, la cui presenza - e soprattutto la calorosa accoglienza - negli anni scorsi non è mai stata molto gradita dalle autorità della Gran Bretagna, visto che a casa affrontavano le truppe (occupanti) di Sua Maestà a colpi di armi da fuoco. 

Ma l'altro giorno l'incidente diplomatico è stato un altro: gli organizzatori della manifestazione hanno infatti deciso di bandire dalla sfilata le associazioni di gay e lesbiche di origine irlandese arrivate sul posto con i loro striscioni.
E allora la presidente del consiglio comunale di New York, Christine Quinn, dichiaratamente lesbica e prossima candidata a sindaco, ha deciso di disertare la parata : "Se non possono sfilare le organizzazioni di gay e lesbiche significa che la manifestazione è vietata anche a me", ha dichiarato lei, qui sotto al centro della foto.

Opinione assolutamente condivisa dal governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, italoameriano democratico figlio del leggendario Mario, che di fronte ad un divieto ritenuto ingiusto e discriminatorio, finita la Messa ha voltato le spalle e si è rifiutato di partecipare alla parata:
"Io sono il Governatore di tutti, anche dei cittadini gay e delle cittadine lesbiche, e non accetto discriminazioni - ha detto prima di girare i tacchi-. Se gli organizzatori non vogliono gay e lesbiche alla sfilata, significa che non vogliono nemmeno me".



Proprio più o meno come la pensa l'ex ministro Carlo Giovanardi, Pdl, (ma ci pensate? abbiamo avuto un ministro del genere!) secondo cui "due donne che si baciano per strada procurano lo stesso fastidio che dà chi fa la pipì all'aperto...".
O come il sindaco leghista di Treviso Gianpaolo Gobbo, secondo il quale fino a quando sarà lui ad essere primo cittadino della città "non si svolgerà mai un 'gay pride'. Certi eccessi - ha dichiarato - possono danneggiare la libido di bambini e adolescenti".

Sindaco, e andarsi a fare un bel viaggetto negli Stati Uniti? Beh, comunque la capisco: lei è il primo cittadino di Treviso, mica un piccolo Governatore qualunque come quello dello Stato di New York...


© dario celli. Tutti i diritti sono riservati.

2 commenti:

  1. HAI VINTO UN PREMIO. VAI SUL MIO BLOG A SCOPRIRE DI COSA SI TRATTA! :-)

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  2. Quanta ignoranza dobbiamo sopportare.. Che tristezza!! :/

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