PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

lunedì 17 dicembre 2012

Il capo-scultore Luigi Del Bianco

Se viaggiare lungo le strade americane procura sensazioni non facili da raccontare, farlo in sud Dakota, Nord Dakota, Montana, Wyoming - nel "West", insomma, nel "profondo" west - è incredibile.
Qui gli spazi sono immensi, la natura incontaminata e la gente è decisamente  cordiale con gli "stranieri"; anzi, è divertente vedere la loro reazione stupita quando sentono che si viene dall'Europa. E addirittura dall'Italia.

E se è bello viaggiare in quelle zone in macchina posso solo immaginare come lo possa essere in moto.
Peccato non abbia fotografato i proprietari di queste moto, ma posso aiutarvi ad immaginarli: ultra cinquantenni, capelli bianchi, coda di cavallo, uno con la barba lunghissima, due con la loro moglie/compagna di viaggio.
Se la ridevano alla grande, mentre sorseggiavano una birra.
Direttamente dalla bottiglia, ovvio.
Diciamo che somigliavano un po' a questo tipo, che tre anni fa ho sorpassato sulle strade della Pennsylvania...


Si macinano un bel po' di centinaia di chilometri e ogni tanto ci si ferma o per ammirare il panorama o per fare un pic nic  in aree di sosta come queste. 
Certo, il cartello che avvisa della presenza nientemeno che di serpenti a sonagli quanto meno spinge alla prudenza...


"Serpenti a sonagli sono stati avvistati qui.
Per favore camminare sui marciapiedi"
Soprattutto per le famiglie, uno spazio pic nic è di grande comodità, visto che  comprende (anche se da qui non si vede...) anche un barbeque in pietra. Basta comprare in un drugstore vicino un sacco di carbonella e qualche bistecche di manzo.

O magari di bisonte.

Negli Usa la carne ha un sapore straordinario forse proprio perché il bestiame pascola sempre e costantemente in libertà, con i cowboy che controllano le mandrie a cavallo.
Proprio come cento anni fa.
Nel West non è affatto difficile incontrarli, i bisonti. Li troverete placidi, a mandrie, vagare liberi.



Potete però immaginare lo stupore che ho provato quando ho avuto un incontro ravvicinato con uno di questi bestioni. 
Brucava (i bisonti brucano?) tranquillo, osservandoci con la coda dell'occhio.

In caso di "incontro", viene raccomandato di non scendere dall'auto, di non far rumore, di non avvicinarsi, né tantomeno di dar loro cibo. 
E' bene, insomma, non svegliarli dal loro normale torpore, anche perché scappare - a piedi e di corsa - da una di queste bestie che sembrano essere uscite dalla preistoria, pare sia impossibile. Si tratta di esemplari che spesso arrivano ad essere alti anche 1 metro e 80, a pesare fin quasi una tonnellata, e a raggiungere facilmente gli 80 chilometri l'ora. 
Dunque quando si dovesse incrociarli è bene stare in auto, senza irritarli con clacson o urla scomposte se non si vuole restituire piena di bozzi l'auto noleggiata.

A metà '800 i bisonti che scorrazzavano liberi nei nascenti Stati Uniti ammontavano intorno alle 70 milioni di unità. Indispensabili per la vita quotidiana dei nativi - che si cibavano della carne per tutto l'anno e usavano la pelle per gli abiti e le tende - i bianchi li sterminarono per spingere i nativi americani a lasciare le loro terre di sempre. Decimandoli, costringevano la popolazione nativa alla fame e al freddo. 
Venne dunque scatenata una vera "caccia al bisonte" che li ridusse ad essere, all'inizio del '900 - secondo un accurato censimento effettuato a quel tempo dell'American Bison Society -  solo 325.

Dichiarata specie protetta oggi la situazione è completamente cambiata: solo qui nella zona del Custer State Park, in Sud Dakota, ne scorazzano in libertà oltre 1500 capi. Che spesso più o meno placidamente invadono strade e proprietà private.
D'altronde, fino ad un secolo fa, questa era la loro terra: fatta solo di spazi immensi e natura incontaminata e selvaggia...


L'Highway 244 sale tranquilla nel cuore delle Black Hills, le "colline nere" sacre ai Nativi Americani.
E' un'altra di quelle cose che non smette di impressionarmi dell'America: le strade che riescono ad inerpicarsi oltre i duemila (e più) metri senza che quasi chi viaggia se ne accorga.


E infatti, senza grandi difficoltà, uscendo dall'Interstate miglio dopo miglio, si arriva a 1700 metri di altezza.

(travelsouthdakota.com)

Quando ho scattato queste foto ero diretto al Monte Rushmore, uno dei monumenti "simbolo" degli Stati Uniti, visitato ogni anno quasi da tre milioni di persone.
E' uno dei primi cinque luoghi più visitati dagli americani, luogo che un buon americano "deve" vedere almeno una volta nella vita. 

Utilizzato come set da numerosissimi film, quello più famoso è senza dubbio "Intrigo Internazionale" di Alfred Hitchcock, dove alla fine Cary Grant rimaneva appeso con Eva Marie Saint a fianco dell'enorme occhio di Lincoln (ma la scena venne girata in studio e i due non erano affatto "appesi" nel vuoto...).







Abbandonata l'Interstate, dunque, e percorrendo la "statale" 244 est, ecco che improvvisamente, di profilo, mi si è presentato il primo dei quattro volti scolpiti nel granito.







Per conoscere la loro storia, bisogna tornare al 3 marzo 1925, quando il Congresso americano approvò il progetto per la realizzazione di un "memoriale" che rappresentasse per sempre i padri fondatori degli Stati Uniti. Sarebbero stati volti scolpiti nel granito della montagna e ai primi cinque si sarebbero aggiunti via via, tutti i Presidenti. 
Ad eseguire l'opera su una montagna del Sud Dakota - peraltro luogo considerato sacro da i nativi americani - venne incaricato lo scultore di origini danesi Gutzon Borglum che, dopo un avvio incerto, iniziò a modellare a colpi di martello pneumatico i volti di George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln.
Borglum si trovò nei pasticci quando dopo una banale discussione venne abbandonato dal suo capo scultore: fu quel giorno che decise di sostituirlo con un giovane scalpellino italiano che aveva conosciuto anni prima nel suo studio del Connecticut, e che lavorava in quel cantiere.

Si chiamava Luigi Del Bianco il giovane scultore, (anzi, "scalpellino", la qualifica inferiore): era nato a Le Havre, in Francia, ma era italiano di Meduno, provincia di Pordenone, Friuli Venezia Giulia. I suoi genitori Vincenzo ed Osvalda rientravano proprio da un viaggio negli Stati Uniti quando il piccolo Luigi, evidentemente, aveva fretta di nascere. 
Una vita non certo noiosa, la sua.
A Meduno - e precisamente nella frazione "Del Bianco", dalla quale la sua famiglia ha tratto evidentemente il cognome - restò fino agli 11 anni, quando cioè trovò lavoro come scalpellino in Austria. 
Si lavorava e si emigrava presto, agli inizi del '900 nel nordest italiano.

E infatti Luigi Del Bianco emigrò ancora più lontano cinque anni dopo: negli Stati Uniti.
A 16 anni partì per Port Chester, nello Stato di New York, ma il suo lavoro era a Barre, in Vermont, considerata la "Massa Carrara" americana, dove il nostro continuò a fare il solo mestiere che sapeva fare: lo scalpellino

Aveva l'animo ballerino, il nostro Luigi: quando l'Italia entrò nella Grande Guerra, lui riprese la nave e tornò a casa, perché volle arruolarsi come volontario. A 23 anni. 
Altri tempi, sì.
Ma evidentemente la voce dell'America gli rimase dentro; e dunque, finito il Primo Conflitto mondiale e attraversò ancora una volta l'Atlantico, questa volta per rimanere per sempre. Anche perché fu agguantato da una giovane italiana, Nicoletta Cardarelli, che uno dopo l'altro gli scodellò cinque figli: Teresa, Silvio, Vincenzo, Cesare e Gloria.
Ed è stato proprio il figlio Cesare a far uscire dall'oblio la storia praticamente sconosciuta di Luigi Del Bianco, un italiano che ha fatto con le proprie mani un pezzo di Stati Uniti d'America.

Glielo raccontava sempre, il padre, che all'inizio degli anni '20 aveva iniziato a collaborare con un bizzarro scultore di origini danesi, Gutzon Borglum. E che proprio qualche anno dopo, nel 1924, questi ricevette l'incarico di studiare il progetto dei volti dei Padri della Patria americani.
La fortuna del nostro fu, insomma, quella lite fra il capo e il suo "primo scultore" Hugo Villa: fu a quel punto che Borglum promosse a quella carica Luigi Del Bianco"Egli ha il valore equivalente di tre uomini che io posso trovare in America per questo tipo di lavoro", scrisse Borglum nel proprio diario... 
Avrà avuto anche il valore di tre uomini, ma l'aumento di stipendio promesso - da 90 cent a 1 dollaro e mezzo l'ora - non arrivava. E allora non ci pensò due volte, il nostro scultore friulano, a girare i tacchi. Se ne andò all'inizio del 1935 interrompendo per sei mesi i preziosi lavori di rifinitura dei volti di Washington e Jefferson.

Del Bianco, che nella foto qui sopra vediamo all'opera, i sei mesi di assenza dal lavoro li recuperò presto, fors'anche stimolato dall'aumento dello stipendio finalmente arrivato. Ma soprattutto dall'ordine del giorno che Gutzon Borglum scrisse di suo pugno nel quale veniva stabilito che "tutti i trapanatori di ogni genere, gli sgrossatori, i finitori e gli scultori dei lineamenti" avrebbero lavorato da quel momento in poi "sotto la supervisione del capo-scultore Del Bianco".

Soltanto da questa foto d'epoca ci si può rendere conto di quanto sia davvero colossale l'opera: i visi sono alti 18 metri, gli occhi larghi ognuno tre metri, mentre i nasi presidenziali misurano ben sei metri.

Nel 1936 venne completato il viso di Thomas Jefferson (quello che nella dichiarazione di Indipendenza americana scrisse del "diritto alla ricerca della felicità"...), l'anno dopo quello di Lincoln e nel '39 quello del Presidente Roosevelt.

Il "Mount Rushmore National Memorial" venne inaugurato il 31 ottobre 1941, 37 giorni prima dell'attacco giapponese a Pearl Harbor.
A quel punto gli americani avevano altro da fare, con i nazisti in Europa e i giapponesi in Asia. Il completamento del progetto fu sospeso e da allora i volti dei Padri della Patria rimasero quelli.


Nessuno negli Stati Uniti aveva mai conosciuto la storia - e in fondo l'esistenza - del "capo-scultore Del Bianco". Si incaponì uno dei suoi figli, Cesare, che dagli anni '80 iniziò a spulciare gli atti relativi al progetto e alla nascita del "Mount Rushmore National Memorial" scovandoli nell'Archivio Nazionale e negli atti ufficiali conservati alla Libreria Centrale del Congresso degli Stati Uniti, il Parlamento americano. Doveva assolutamente trovare conferma e rendere nota a tutti l'incredibile storia che il padre gli aveva sempre raccontato con tanto orgoglio. 
Tra l'altro scoprì che fu proprio suo padre a capire come poteva rendere più brillanti e visibili le pupille del Presidente Washington: inserendo, cioè, negli occhi pietre di granito a forma di cuneo, cosicché la luce potesse riflettere.

Non fosse stato per la testardaggine del figlio Cesare, che oggi vive in una casa di riposo, nessuno avrebbe saputo della storia dello "scalpellino" (pardon, del "capo-scultore") Del Bianco, venuto dalle montagne del Friuli e morto nel Nuovo Mondo nel 1969.
Raccolta e resa pubblica dal figlio tutta la documentazione, 22 anni dopo la morte il capo-scultore Luigi Del Bianco ebbe il riconoscimento ufficiale postumo: un annullo speciale emesso dalle Poste americane, con il suo nome e la sua foto.

L'ultima immagine di Luigi Del Bianco ritrae l'uomo venuto da Meduno con il nipotino Lou, che porta (una parte) del suo nome.

Chissà come si sentirebbe, il capo-scultore Luigi Del Bianco, se sapesse che oggi ha un posto d'onore all'interno dell'Italian American Museum che è al 155 di Mulberry St, in piena Little Italy di Manhattan...
Thank's Frommers.com
Una visita che fa piangere il cuore.
Come quella a Ellis Island, primo pezzo d'America toccato da milioni di italiani che hanno trovato una speranza nel Nuovo Mondo.

Come quel ragazzino che arrivò dalle montagne del Friuli con i pantaloni corti e uno scalpellino in mano.



© dario celli. Tutti i diritti sono riservati.

13 commenti:

  1. non vorrei sbagliarmi... ma in una puntata de 'il boss delle torte' che va in onda su real time...
    hanno fatto una puntata proprio su qualcuno della famiglia Del Bianco. Infatti, il boss (il pasticcere per intenderci) ha preparato una torta che ritraeva perfettamente i visi della montagna (puoi immaginare che lavoraccio!).
    ci ho fatto caso anche perchè ho pensato che una qualche parentela con mia madre (Rosalba Del Bianco) 'furlana doc', questa famiglia è possibile che ce l'abbia... mi documenterò meglio, magari interpellando i miei zii friulani. Intanto grazie.
    firmato:
    una 'sanguemisto' Pennino-DelBianco

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  2. Confermo la puntata del Boss delle Torte, hanno fatto riferimento alla storia di Del Bianco. Aprendo una piccola parentesi sulla serie tv, mi piace troppo quando i protagonisti in diverse occasioni brindano tra di loro rigorosamente con un italianosiculoamericano "salute" che si sente sotto al doppiaggio. Prima o poi devo fare un bel giro nel west e stati centrali, in 8 anni di viaggi usa ho sempre fatto le coste con una sporadica capatina al centro. E la moto rientra nelle intenzioni, rigorosamente Harley. Mi incuriosisce molto la gente degli stati rurali, ne ho sentite dire di tutti i colori, da chi come te dice che sono molto cordiali a chi come un amico si è quasi fatto impallinare dal proprietario di un enorme junkyard solo per essere arrivato ad un metro dallo steccato ed aver accennato un "hey" a distanza, agitando le mani a mo' di saluto

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    1. Anche senza moto, guarda: ma un giro in quel quadrilatero (N.Dakota, S.Dakota, Montana e Wyoming insieme anche a Colorado, Arizona, New Mexico) non deve mancare.
      E' davvero un'altra America.
      Con i ritmi più lenti, la gente cordiale...
      Certo devi rispettare le regole: io ho sempre salutato e ricambiato i saluti e non mi è mai assolutamente capitato nulla.
      E che dire di quella volta che io e i tre amici che erano con me siamo scesi dall'auto, a bordo strada, per fare qualche foto? Un'auto che passava si è fermata e una ragazza ci ha chiesto: "Do you need gas?" "Avete bisogno di benzina?"...
      Vabbè...

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    2. Ed è l'America che mi manca e che più mi affascina. Un'altra cosa che mi manca è poterla vivere per un pò come routine quotidiana, mi sta stretto il vestito da turista. Guarda quando sono all'estero sono anche eccessivamente rispettoso delle regole locali, se fossi così diligente anche in Italia .....
      In teoria dovrei tornare a luglio e purtroppo penso che sarà quasi impossibile quel giro, vado con amici che non sono mai stati in usa, come caspita faccio a dirgli di fare l'interno, regge poco il confronto per la loro "prima volta" rispetto alla costa californiana. Non sono un viaggiatore solitario quindi devo scendere a compromessi ( beh non è comunque un gran sacrificio ). Approfitterò della california per portarmi a casa un altra vecchietta a 4 ruote, si conservano in modo favoloso!

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    3. Pensa: io sconsiglio sempre, per il primo viaggio americano, Florida e California.
      California che poi d'estate è sempre assai fredda (ma ci vogliono andare lo stesso!).
      Un compromesso potrebbe essere Arizona, Colorado e New Mexico: straordinari.

      d.

      P.S.: Nel senso che ritorni in Italia con un'auto che compri lì???

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    4. Quasi quasi ci provo con la proposta ma sarà dura !! Mi piacerebbero anche Kentucky e Tennessee. Se trovo quella giusta la imbusto in un container e la vedo dopo due mesi se la imbarco dalla costa ovest, un mese se parte dalla costa est

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  3. Noi, invece, sempre visitato gli stati centyrali, Utah (che amo alla follia), Arizona, Colorado, Minnesota, New Mexico... direi che è il caso di fare una capatina anche sulle coste :-)

    Ogni tuo racconto mi emoziona, GRAZIE

    Rita

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  4. adoro questi paesaggi usa
    ha davvero un che di west

    PS come fai a dire che in california fa freddo? da san francisco in su, credo che possa essere come in piemonte come clima, specie la nebbia (se i film non mentono) piuttosto che le montagne dove sorge tamarak
    ma la città degli angeli e san diego non mi sembrano posti freddi

    ciao cristian

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    1. Ho scritto che d'estate fa freddo!
      D'estate i turisti italiani si aspettano di passare il tempo in spiaggia e facendo il bagno, e invece c'è vento freddino e ci si trova a comprare maglioncini...

      Diverso il discorso d'inverno, dove il clima (rispetto alla neve del resto del Paese) è decisamente mite.

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  5. ed io che pensavo che a LA si potesse fare il bagno tutto l'anno

    ciao cristian

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    1. In California, d'estate, ho visto solo gente che faceva surf.
      Ma solo con la tuta da sub...

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