PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

mercoledì 21 agosto 2013

Le bugie di Caterina


Ho fatto una breve ricerca (nei siti americani si trova quasi di tutto...) e da quel che ho potuto sapere suo bisnonno Giovanni giunse dalla Sicilia esattamente il 17 agosto 1899.

Come i milioni di italiani che in quegli anni scappavano da un'Italia che moriva di fame, arrivò davanti alla Statua della Libertà con una valigia di cartone o poco più.


Secondo i dati ufficiali del censimento Usa, soltanto in nove anni - cioè dal 1901 al 1910 - emigrarono in America oltre due milioni di italiani. Esattamente 2.045.877.
Un dato che non comprende, però, quelli giunti negli anni precedenti.
(Ellis Island Immigration Museum, New York)
Proprio come il nostro Giovanni Curatolo, che dagli atti che sono riuscito a consultare risulta essersi imbarcato a Genova sulla "Spartan Prince" e aver viaggiato nei cameroni di poppa della nave, quelli che facevano impazzire dal rumore perché attigui ai motori.
Ma lì, i nostri emigranti, stavano solo per dormire (con i tappi nelle orecchie): appena era giorno, infatti, storditi dal rumore si riversavano sul ponte della nave.
Tempo permettendo.
La motonave "Spartan Prince"
La scheda compilata il 17 agosto 1899 dagli agenti dell'Immigrazione Usa a Ellis Island, dice che Giovanni aveva ("probabilmente", c'è scritto, forse c'erano problemi di comprensione) 29 anni, che sapeva leggere e scrivere, che era sua intenzione "restare negli Usa" e che di professione era "laborer": cioè "manovale", "facchino", "operaio", "bracciante agricolo". 

Uno che era in grado di fare un po' tutto.
Uno che aveva voglia e bisogno di lavorare, insomma.

E' stata fortunato Giovanni Curatolo, visto che una volta giunto nel Nuovo Mondo gli venne trascritto il nome correttamente: non era per nulla insolito, infatti, che gli agenti dell'immigrazione (magari di origine polacca, irlandese, belga, russa e così via) storpiassero il cognome italiano dei nostri emigranti, che così si portavano in America un cognome sbagliato, lasciandolo in eredità ai loro discendenti. 

Quello che a Ellis Island sbagliarono invece certamente a scrivere è il nome della sua città italiana di provenienza: "Caceone, Italy", è stato registrato. Sono giorni che mi scervello per intuire a quale città possano essersi riferiti... 
(Oddio, mi è venuto in mente solo ora mentre sto scrivendo! E se fosse Corleone?? Ho controllato, "Curatolo" è un cognome assai diffuso nella cittadina siciliana).


(Documenti italiani esposti all'Ellis Island Immigration Museum, New York)
La cronaca e il motivo di queste righe ci portano però ad oggi, costringendoci ad un salto di 125 anni.

Non sono, ovviamente, in grado di sapere come se la siano passata, in questo secolo (e un quarto) i Curatolo. So però che oggi una dei discendenti del vecchio Giovanni si chiama Caterina, abitante a Fresh Meadow (avete presente il torneo di tennis?), nel Queens, a New York.



Eccola qui, sorridente e un po' sorniona e vanesia in una foto che ha pubblicato nella sua pagina Facebook.

Non se la passa malaccio, Caterina Curatolo: ha due casette di proprietà, e - a meno che non facesse un bel po' di autoironia - dal suo profilo Lindekin risultava essere un sacco di cose (un po' confuse, per la verità...):


Curatolo.JPG

Come avete letto, nel biglietto da visita Lindekin, la nostra amica si definisce fondatore (anche se il termine significa anche naufragare, crollare), presidente, ceo ("Chief executive officer", amministratore delegato), reverendo, insegnante, avvocato, consulente, esperta di musica ed intrattenimento ecc.

Mah...
E' stata sempre una buona cittadina, comunque, un esempio per la locale comunità italo-americana: nel 2004, per esempio, ricevette il riconoscimento di "Citizens of Distinction" ("Cittadino modello") dal presidente della municipalità.
Ma non fu l'unico: un altro riconoscimento lo ha ricevuto per la sua attività nel Consiglio Consultivo del "Queens Indipendent Living Center", Centro di cura e assistenza alle persone disabili, nel quale ha prestato la sua opera una decina di anni e per aver fatto parte della "task force" della sua municipalità contro la violenza domestica.

Come ho accennato sopra, la nostra Caterina abita - o meglio, abitava - in una casetta a Flesh Meadow, nel Queens, non molto lontano da un'altra villetta sempre di sua proprietà. "Abitava", perché la sua casa al 59-13 della 159a strada, la fine della scorsa estate venne gravemente danneggiata dall'uragano Sandy, come accadde ad altre 40 mila abitazioni della municipalità di New York il 29 ottobre dell'anno scorso.

Eccola qui sotto, l'abitazione di Caterina, ormai inabitabile.





Proprio per questo motivo, Caterina Curatolo presentò domanda per usufruire dei finanziamenti a disposizione delle persone rimaste senza casa da quel maledetto 29 ottobre.

Come altre tremila persone, lei venne alloggiata in un albergo, l'Holiday Inn Express di Brooklyn. 
E' sempre brutto vivere fuori casa, ma lo è un po' meno se l'albergo è un "tre/quattro stelle" moderno.
Questo:
















Niente superlusso, beninteso: ma una comoda e pulita camera, in un albergo altrettanto comodo ed elegante. Niente lusso ma comunque una roba da 164 €uro a notte, dicono le tariffe che compaiono su internet.

E infatti, conti alla mano, ai contribuenti dello Stato di New York la sola sua permanenza in albergo per 269 giorni è costata qualcosa come 83.500 dollari, poco più che 62.400 €uro.
Al conto deve essere aggiunto ciò che le è stato dato per il cibo: 3590 dollari, 2685 euro e 79 centesimi, per la precisione.


Ovvio che (negli Usa) vengano effettuati dei controlli. E non anni dopo.
E siccome un funzionario dell'amministrazione comunale notò che la donna usciva sempre, ogni mattina, sempre alla stessa ora, chiese che venisse controllata. La donna venne così pedinata, e in questo modo si venne a scoprire che dopo aver quotidianamente lasciato la stanza dell'Holiday Inn andava a prendere la posta. 
Ma non nella sua casa "danneggiata" da Sandy, ma ad un altro indirizzo: quello di una casetta in buone condizioni, anche questa di sua proprietà, accanto a quella un po' sgarrupata dove aveva il suo domicilio ufficiale.

Fu così che il funzionario della municipalità scoprì che la via dove abitava la nostra Caterina in realtà non aveva subìto danni particolari. E che la sua casa era ancora in piedi, anche se un po' malconcia: "Ma è così, in queste condizioni, trascurata, da molti anni", hanno dichiarato a verbale i vicini.

Dopo altri controlli, poi, venne fuori che la donna due anni fa presentò un'altra domanda di risarcimento, questa volta per  danni provocati al tetto di casa dall'uragano Irene, che chi vi scrive ha avuto l'onore di conoscere personalmente. 
Non solo: Caterina aveva presentato domanda di risarcimento anche alla sua assicurazione dell'auto, una Jeep Grand Cherokee, anche questa rinvenuta intatta e in perfetto stato dall'ispettore dell'assicurazione.

Insomma, un disastro, per la nostra Caterina: ulteriori indagini hanno accertato che i 3590 dollari per il vitto, lei li spese non tanto per mangiare, quanto nei popolari negozi "Best Buy", "Marshall" e "Fabco", famosa catena di negozi di calzature.

Le successive fotografie di questa storia italo-americana mostrano una Caterina assai meno civettuola.


La ritraggono, infatti, al momento del suo arresto: la prima quando gli agenti della Polizia dello Stato di New York la portarono di fronte all'Attorney General Eric Schneiderman, che lunedì scorso la incriminò formalmente per "furto aggravato, frode, falsificazione di documenti, truffa assicurativa"...

La seconda foto la ritrae, sempre fra gli agenti, dopo che il giudice l'ha rinviata a giudizio.

Piangeva a dirotto in aula mentre il giudice Schneiderman, severo e solenne, dichiarava con voce stentorea: "L'arresto di Caterina Curatolo dimostra che i truffatori che usano le tragedie per ottenere vantaggi personali vengono scoperti e puniti. E il processo che dovrà subire, e la giusta condanna, devono servire da monito a tutti coloro intendono cercare di fare i furbi...".

Martedì scorso, il giorno dopo il rinvio a giudizio, la Federal Emergency Management Agency - l'ente governativo che si occupa dei disastri naturali e dei relativi rimborsi per danni - ha annullato appena in tempo un assegno di 7.712,42 dollari (poco più di 6765 €uro) che proprio il giorno prima era stato sistemato in una busta indirizzata a lei come rimborso per i finti danni che lei aveva affermato di aver subìto a causa dell'uragano Irene, quello di due anni fa.

Per magnanimità del giudice Schneiderman, Caterina è stata rilasciata senza cauzione, in attesa del processo che si svolgerà il prossimo 23 settembre e dal quale, c'è da immaginare, uscirà condannata. 
Se il suo avvocato non si darà da fare (e Dio solo sa quali argomenti dovrà trovare...), la pronipote di Giovanni Curatolo da Corleone, Sicilia, Italia, rischia di passare i prossimi sette anni in galera. 

Senza contare gli 87.000 dollari che ora dovrà restituire.






© dario celli. Tutti i diritti sono riservati

4 commenti:

  1. Io oserei insinuare che molti di noi avrebbero giudicato le bugie di Caterina con molta indulgenza, o quantomeno si sarebbero impietositi, perlomeno di fronte a quelle foto col faccino triste durante l'arresto, diciamo fino a una decina di anni fa... Adesso magari no, perché viviamo un periodo che ci ha instillato un po' di giusta indignazione nei confronti di truffatori e ladri, ciò che nei confronti dei politici diventa addirittura rabbia e odio; ma ripeto, non meno di 8-10 anni fa il metro di giudizio sarebbe stato diverso...

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  2. fatto sta che ci facciamo sempre riconoscre, a distanza di decenni e migliaia di miglia la nostra bella figura di merda la dobbiamo fare.. il solito modo "italiano" (non di tutti è chiaro) per fregare qualcun'altro ce lo dobbiamo per forza mettere. in un Paese poi dove la polizia e le autorità sono severissime e fanno controlli alla grande, questa nonostante una casetta decente ha dovuto tirar fuori del marcio. al suo posto avrei baciato il pavimento (sporco) di casa mia solo per la fortuna di esser lì oggi anche solo per quello che il padre o nonno aveva compiuto ai primi del '900..

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    1. Già, il povero Giovanni si sarà rivoltato nella tomba...

      Grazie per aver letto, Rob!

      d.

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  3. Quando ci sarà il verdetto definitivo ci aggiornerai?

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