PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

martedì 16 aprile 2013

Good Night... (Dormire in America)


Questa volta vi voglio raccontare la storia di Charles Wilson e di sua moglie Dorothy.

Era un piccolo imprenditore, Charles, il cui nome completo era in realtà Charles Kemmons Wilson.
Siamo nel primo dopoguerra, quasi anni '50, e viaggiava molto, la coppia, e quasi sempre portando con sé i figli. Che arrivarono, alla fine, ad essere cinque: Spence, Bob, Kemmons Jr., Betty Moore e Carole West.

Come tutti gli americani, i Wilson macinavano migliaia di chilometri in auto: per andare a trovare parenti, per andare in vacanza. Ma soprattutto lui era sempre in giro per lavoro: insieme a milioni di americani che si mettevano in strada per cambiare casa, città, Stato, lui andava in giro per vendere i suoi articoli a bar e locali di Menphis, in Tenessee e Stati vicini.
Gli aerei erano ancora troppo costosi a quel tempo, e i treni (allora come ora...) avevano una rete troppo poco ramificata e comunque poco usata per i lunghi spostamenti.
La benzina era decisamente a buon mercato e contemporaneamente, nel dopoguerra, il presidente Dwight David Eisenhower lanciò il colossale piano di modernizzazione delle strade, usate da milioni di americani per andare dovunque; americani che la notte avevano bisogno di riposarsi, di dormire da qualche parte, in mezzo al nulla dell'immensa provincia americana prima di ripartire.
Negli Stati Uniti viene chiamato "fattore M": "Movimento, Migrazione, Mobilità".

Il primo albergo sulla strada chiamato “motel” sorse negli anni ’30 a San Luis Obispo, in California, lungo la statale 101, la strada che, lambendo l'Oceano Pacifico, unisce il Canada con il Messico. Fu il proprietario Jamos Vail, ad inventare quel neologismo, chiamando il suo "albergo per automobilisti", appunto, “Motel Inn”.


Dopo centinaia di miglia percorse - per lavoro o per vacanza - era ovvio che i viaggiatori avessero bisogno di riposarsi, di dormire, la notte. Fu così che nacquero, che si moltiplicarono, piccoli alberghi lungo le strade, con drugstore e ristorantini accanto: comodi, a un solo piano, con il posto auto davanti alla camera. 
Tutti a gestione familiare, dai nomi più fantasiosi e con insegne al neon coloratissime.
                                       
Non vedevo l'ora di dormire in uno di questi, durante il mio primo viaggio americano.
Dopo essere stati a New York, e aver volato a Charleston, in South Carolina, e poi a New Orleans, arrivammo a Denver, nel west, in Colorado. Lì sarebbe iniziata la mia prima vacanza "on the road" negli Stati Uniti, solo sommariamente pianificata.
Atlante stradale e guide alla mano, volevamo andare un po' "a zonzo", e perderci nelle magiche strade del west.

E quella volta, partendo appunto da Denver, non ce n'eravamo nemmeno accorti che salivamo.
Perché appena fuori dalle città, le strade americane - l'ho già scritto - sono così: ampie, tranquille, spesso con traffico praticamente inesistente, in mezzo a praterie o foreste.

E proprio per questo, sprattutto quando si viaggia all'ovest, è impressionante la quantità di animali selvatici che si possono incontrare per strada. Negli Usa, quando un cartello stradale avvisa della possibile presenza di animali in quel tratto di strada strada, si fa sul serio.
Fortunatamente non mi è mai capitato di incontrare serpenti, ma gli animali segnalati da questi cartelli li ho visti...
                      
Già, ci sono davvero, e a volte sono enormi e cocciuti, come gli asini selvatici di Oatman, sulla Route 66, che ti si piazzano davanti al parabrezza e non c'è verso che si spostino. 
Se non quando vogliono loro...
(Oatman, Arizona)
Ma non solo...
Lasciando perdere la balena che - quando percorrevo in Oregon la Us 101, la strada costiera che parte dal Canada e arriva in Messico - sono (quasi...) riuscito a fotografare mentre lei andava su e giù,
(Oregon, Oceano Pacifico, Us 101)



















sulle strade americane (scoiattoli a parte, quelli ci sono anche a New York...) ho incontrato senza troppe difficoltà coyote...


(Arizona, Papago Indian Reservation)

... orsi (magari con la famigliola)...


(Wyoming, Us highway 16, verso il parco di Yellowstone)
















... o questa buffa marmotta che mi osservava (lei!) curiosa...
(Colorado, US highway 36)

... o mi sono trovato a passare (a passo d'uomo, mi raccomando...) fra mandrie di bisonti che pascolavano liberi sulle praterie del Wyoming...




facendo sempre molta attenzione a cervi e cerbiatti che potevano attraversare improvvisamente la strada da veri "padroni del territorio".


(Arizona, Us 180) 



Quest'ultima foto l'ho scattata sulle strade delle Montagne Rocciose del Colorado, che ho attraversato in lungo e in largo per cinque giorni dopo essere atterrato con i miei compagni di viaggio a Denver.

Era la prima volta che percorrevamo le strade americane, e avevamo deciso che a fine giornata ci saremmo fermati per la notte nel primo luogo che ci avrebbe "ispirato".
Ci ispirò Leadville, senza sapere nulla di quel piccolo centro.


Quando scendemmo dall'auto, ci colpì il cielo limpido e l'aria rarefatta: talmente rarefatta che c'era chi accusava addirittura leggeri giramenti di testa e nausea. 
Non vi nego che pensai ad un po' di esagerazione femminile: solo più tardi, però, sapemmo che quel giorno avevamo superato addirittura quota 3000 metri sul livello del mare: Leadville, infatti, si trova ben a 3097 metri d'altezza, per la precisione.

Un paesino (poco più di 2500 anime) graziosissimo. 
Fondato nel 1877, è sorto attorno a ricche miniere d'argento, ormai esaurite da un secolo. 
Della sua gloriosa epoca conserva ancora la Main st, la strada principale... 
... e molti suoi edifici.
Primo fra tutti il Silver Dollar Saloon, aperto nel 1879 e da allora ininterrottamente in attività, con quella splendida facciata, e gli interni, in legno.



Per arrivare a Denver (da New Orleans, profondo sud) ci svegliammo prima ancora dell'alba; una volta atterrati passammo l'intera giornata a girovagare a zonzo per le Rocky Mountain. La fatica, insomma, iniziava a farsi sentire, e poi dovevamo assorbire le emozioni e l'euforia del nostro primo viaggio in auto negli Stati Uniti. 

Avevamo davvero bisogno di dormire. 
Scegliemmo, dunque, il motel che incontrammo non appena entrati in paese, quando ancora eravamo sulla strada Us 24.

E quando andrete in America, vedrete, il primo motel non lo scorderete più.
Il mio si chiama “Silver King Motor Inn” , "il motel più alto delle Montagne Rocciose!", diceva con malcelato orgoglio una pubblicità vista lungo la strada.

Il neon verde con la scritta "vacancy" indicava la disponibilità di stanze. 

Entrammo nell'ufficio della direzione, chiedemmo se c'erano stanze libere, da malfidati italiani chiedemmo di vederle, ci vennero date senza problemi le chiavi, "controllammo" le camere, e tutti soddisfatti dicemmo di sì.

Costo: 35 dollari a camera per due persone. Era il 1992. 
Ho controllato poco fa su internet: oggi, al “Silver King Motor Inn”, il prezzo a notte di una camera, risulta essere di 59 dollari. 
45 euro, colazione compresa. 
Non so se mi spiego...

Per chi sceglie una vacanza on the road, prenotare in anticipo alberghi o motel lungo il percorso è inutile. I motel sono stati concepiti apposta per le soste non programmate, e sono facili da trovare dovunque.
Chissà perché in Italia il “motel” ha una connotazione sinistra e poco raccomandabile… Negli States, invece, le onnipresenti statistiche ci dicono che i clienti dei motel sono in maggioranza famiglie e commessi viaggiatori; famiglie in viaggio, che per la notte si fermano lungo la strada approfittando di quelle classiche grandi stanze a due lettoni per dormirci, magari, comodamente in quattro; come ho già descritto QUI.

Il motel americano più antico ancora in funzione si trova sulla costa atlantica, a Princeton, nel Maine

E’ all’inizio della “Route 1”, la strada che, sfiorando l’Atlantico, attraversa verticalmente tutti gli States, dal confine con il Canada a Key West, la più meridionale delle isole della Florida
Si chiama Bellmard Inn, e vi si dorme (controllate i prezzi cliccando sul nome) con 40 dollari o poco più (30€!). 

Con i nostri occhi, lo potremmo considerare come la classica "pensioncina": nel 1866 fu progettato, costruito e utilizzato dagli stessi operai impegnati alla realizzazione della strada, restando poi in attività per il riposo dei passeggeri delle diligenze. 
Fagocitato nei decenni dalla città, oggi si trova nel centro di Princeton, al numero 86 della Main st., circondato da un curatissimo prato. Con il suo soggiorno con camino, dentro si respira decisamente una semplice atmosfera d’epoca. 

Sì, lo so: a molti la parola “motel” riporta alla memoria “Psyco” e le tetre inquietudini da “Motel Bates” di Hitchcock; in realtà gli americani considerano il motel una delle istituzioni “democratiche” del Paese. Comodo, pulito, efficiente ed economico. 
Già dalla strada sarete in grado di sapere se vi sono stanze libere o no: sotto la colorata insegna del motel, infatti spicca sempre la scritta verde al neon “Vacancy” (“Stanze disponibili”), o quella rossa “No Vacancy”, talvolta sostituita con un semplice e quasi imbarazzato “Sorry”, “Spiacenti”. 

Un modo come un altro per far risparmiare tempo e rendere più facile la vita agli automobilisti di passaggio in cerca di un tetto dove dormire.

Tutto molto semplice, perché dopo una giornata in auto se ne ha bisogno; formalità burocratiche e i prezzi impossibili degli alberghi italiani, lungo le strade americane saranno solo un ricordo. E le stanze “lillipuziane” delle nostre pensioni, poi, faranno qui la figura che si meritano.

Parcheggio gratuito, check-in rapido, pochissime formalità, solo carta di credito, spesso niente presentazione di documenti. A volte viene chiesto solo di compilare una scheda dove scrivere nome e cognome degli occupanti o la targa dell'auto. Ma è una pura formalità cautelativa, che il motel utilizzerà solo caso di danneggiamenti o  furti.
Nei motel, di norma, il pagamento della stanza è anticipato: sarete dunque liberi, l’indomani, di andarvene quando volete e senza nemmeno salutare, se siete musoni di prima mattina.

Pagamento anticipato e con carta di credito: ai gestori dei motel, dei ristoranti, dei distributori di benzina, non piace avere troppi soldi in cassa. Può, anzi, succedere di essere osservati con diffidenza se proponete di pagare in contanti: un concetto che può sbalordire i commercianti italiani, sempre un po' diffidenti verso tutto ciò che non sono contanti suonanti.

Democratici ed economici, i motel. E con le tariffe spesso ben in vista all’esterno.

Inizialmente, i primi motel - proprio come il “Bellmard Motel & Tourist Home” di Princeton, o il mio “Silver King Motor Inn” di Leadville - erano tutti piccoli alberghi a gestione familiare, forse un po' sgarrupati, con i loro nomi fantasiosi e provinciali e le loro insegne luminose vistose e colorate.

Poi, appunto, (avevo inziato con loro, ricordate?) arrivò l’estate del 1951, quando mr. Charles Kemmons Wilson, in giro per gli States con la moglie Dorothy e i figli, si rese conto che in tutti gli Stati Uniti non c’era una catena di motel in grado di offrire ai viaggiatori decenti livelli di comfort “standardizzati” senza avere i prezzi degli alberghi.
Trovava poi assolutamente scandaloso che nei motel venisse imposta una "tassa" di 2 dollari extra per ogni figlio presente in camera. E lui ne aveva cinque, di figli!

E così, dopo che nella sua testa si accese una "lampadina",  passò l’intera vacanza a misurare, sotto gli occhi perplessi della moglie, stanze su stanze.
Arrivando alla fine alla conclusione che i “suoi” motel (sì perché aveva deciso che ne avrebbe costruiti almeno 400 in giro per gli States) avrebbero avuto tutti camere identiche - tutte lunghe dieci metri e larghe quattro - con telefono, condizionatore e televisore, tutte arredate in modo identico e con il mobilio disposto dovunque sempre nell’identico modo: per dare l’impressione al viaggiatore di stare in un luogo famigliare, conosciuto, quasi fosse sempre “a casa”.

Per compensare in qualche modo la pazienza della consorte, Mr. Wilson decise che avrebbe chiamato i suoi motel “Holiday Inn”, dal titolo di un film di nove anni prima che a sua moglie piaceva tanto, quello in cui Bing Crosby cantava “White Christmas” e che lei lo obbligò a vedere (sapete come sono le donne, talvolta, no? ;-) ) almeno una decina di volte...

Il primo “Holiday Inn motel” Charles Kemmons Wilson lo aprì l’anno dopo, nel 1952, a Memphis. E in meno di venti anni ne costruì non 400 - come si era prefissato - ma ben 1500, disseminandoli in tutti gli Stati Uniti.
Con le camere tutte lunghe dieci metri e larghe quattro. E con una Bibbia sempre presente nel cassetto di uno dei comodini, visto che lui e la moglie erano cristiani praticanti.

Fu la prima catena di alberghi economici (sei dollari a notte per stanza) lungo la strada. Che presto si trasformò in una catena di alberghi "da città", non necessariamente sempre a buon prezzo. 
Ma di catene di motel, ne potrete vedere tante, sulle strade americane: motel6 (chiamata così perché, alla nascita - 1962 - anche lì una stanza costava 6 dollari a notte), Super8 (con le stanze che, originariamente, nel 1973, costavano 8,88 dollari a notte), Days InnTravelodgeQuality InnBest WesternRamadaComfort InnEconoLodge, Hampton InnHoward Johnson e così via.

Motel Super8, Grand Canyon


E' che con gli anni i motel, soprattutto quelli appartenenti a "catene", si sono un po' "alberghizzati", perdendo cioè le caratteristiche tipiche del classico motel (a un solo piano, con la porta che dà direttamente sul posto della propria auto), per assomigliare più, appunto, ad un albergo: edifici a due o tre piani con i bagagli da portare in camera dopo essere saliti due o tre piani a attraversato lunghi, anonimi, corridoi...
Le catene di motel, anche se hanno prezzi un po' più cari, offrono però alcuni vantaggi: tranquillizzano gli ansiosi che non gradiscono dormire a "piano strada" con la porta che dà direttamente verso l'esterno, e spesso offrono sconti e tariffe speciali da non farsi scappare, perché il mondo dei motel americani ne è zeppo. Bisogna solo informarsi e chiedere di usufruirne, se si pensa di averne diritto. 

Non c’è un motel, per esempio, che non offra uno sconto del 25% agli ultra sessantenni. Gli Econo Lodge lo sconto del 15% lo applicano a chi ha più di 50 anni. 
I Ramada Inn offrono un fine settimana gratis ogni dieci notti trascorse in un motel della catena, e i coniugi con due figli minorenni possono alloggiare nella stessa stanza al prezzo di una sola persona

Alcune catene di motel, poi, ospitano gratis i bambini (Wingate Inn, Fairfield InnRed Roof) mentre nei Comfort Inn e negli Hampton Inn è gratis il soggiorno anche per tutti i minori di 18 anni che viaggiano con i genitori. In quest'ultima catena è gratis, per i minori, anche la colazione; mentre nei Days Inn, invece, sono gratis per i minori di 12 anni, pasti e pernottamenti. 
Non l’ho mai provato, ma il regolamento degli Hampton Inn garantisce una notte gratuita se non si è soddisfatti di qualcosa. Ma è una norma fatta per gli americani, non per gli italiani che vogliono fare "i furbi"!

Molte di queste catene, poi, hanno tariffe speciali riservate ai possessori di tessere “frequent flyer”, come la Millemiglia Alitalia (tiratela fuori e chiedete sempre se fanno lo sconto o se quel motel fa accumulare miglia!), o a coloro che hanno noleggiato l'auto: dormire in un “Super 8” procura per esempio, infatti, il 15% di sconto se vi si arriva con un’auto noleggiata all’Alamo
In generale, poi, molti motel americani applicano uno sconto agli associati all’AAA, l’Automobile club americano, la cui sigla vedrete spesso sotto le grandi insegne dei motel. L'“AAA” agisce in regime di reciprocità: dunque se in Italia siete soci dell’Aci, non fatevi prendere dalla timidezza e tirate fuori la tessera dell'Automobile club italiano.
Io l’ho fatto, e uno sconto del 10% non mi è mai stato negato.

Ma accanto a quelli delle grandi catene, negli Stati Uniti resistono motel indipendenti sfidando il tempo e diventando così vere e proprie “istituzioni”.


Come il mitico Wigwam Motel di Holbrook, lungo uno dei tratti originali della celebre Route 66. Forse lo avrete visto in qualche fotografia o in qualche film: i 15 bungalow del “Wigwam”, infatti, sono - seppur in cemento - a forma di tenda indiana.

Le camere non sono effettivamente molto spaziose: c'è lo stretto necessario: letto, bagno e aria condizionata. Costruito nel 1950, il motel è stato interamente ristrutturato nell’88. 

Sempre per rimanere all’Ovest - se siete appassionati di cinema e passate dalle parti di Durango, nel sud del Colorado - programmate una sosta notturna a Monte Vista, sulla Hwy 160-285. Qui, dal 1964, le grandi finestre delle 60 stanze del Best Western Movie Manor Motor Inn danno sull’enorme schermo cinematografico del Drive-in antistante.
Ogni sera, da aprile a settembre, questo motel offre ai propri clienti la possibilità di essere al cinema restando comodamente nel letto della camera, godendo di una perfetta acustica, poi, grazie all’apposita cuffia audio in dotazione.

Ma l’America, ovvio, è piena di motel e alberghi davvero d’ogni tipo. Se siete amanti dell’“ultrakitch” e siete in California, provate a non farvi sfuggire almeno una notte al Madonna Inn a San Luis Obispo, la stessa cittadina californiana affacciata sull’oceano dove nacque la parola “motel”. Il “Madonna Inn” è in Madonna Road, ma l’omonima cantante italo-americana non c’entra nulla, così come non c’entra affatto il sentimento religioso.
Madonna, infatti, è il cognome della famiglia (di evidenti origini italiane) che dal 1958 gestisce questo motel.

Chi vi ha soggiornato è pronto a giurare che Alex e Phyllis Madonna, rispettivamente architetto e arredatrice d’interni, al momento della sua realizzazione dovevano aver assunto una di quelle pasticchine tanto di moda nella California degli anni ’60, magari insieme ad una fumata rituale: non sappiamo. Sta di fatto che quello che era nato per essere un  semplice motel di quaranta camere, si è via via trasformato in uno degli alberghi più bizzarri e kitch di tutti gli States; anche se loro osano definire il tutto “picturesque European Style”, “pittoresco stile europeo”. Che, per la verità, di "europeo" ha ben poco... 






















Assai “pittoresco”, appunto: diciamolo, un po' "sopra le righe"...
La sala da pranzo, la “Gold Rush Dining Room” intitolata alla corsa all’oro, è tutto un programma: potrete mangiare circondati da una giungla di rami placcati d’oro con migliaia di lampadine che vi penzolano a mo’ di frutti.
Le pareti, il soffitto, la moquette del pavimento e i divani di pelle lucida, sono tutti color rosa shocking.

Ma c'è una camera 
arredata interamente con vecchie botti da vino; o quell’altra interamente in roccia nera; c’è la camera decorata con angeli e cherubini d’oro di ogni forma e dimensione, e quella per “giovani sposi” dai delicati toni azzurri, con fiori multicolori dipinti sulle travi.


A chi mi chiede consiglio, e come ho già scritto in queste pagine, dico sempre che è sostanzialmente inutile prenotare un posto dove dormire nella parte di vacanza "on the road", che oltretutto vi vincolerebbe a fermarvi quando magari avrete ancora mezza giornata davanti: con tutta l'offerta che c'è ad ogni uscita autostradale, negli Stati Uniti non si rischia certamente di dormire in auto.
Indispensabile (anzi, obbligatorio) è prenotare l'albergo nella città dove si atterra - anche perché si deve trascrivere l'indirizzo nel modulo Esta. Per il resto, la prenotazione può essere utile solo per i pernottamenti nelle grandi città. In possesso di auto, si può anche non prenotare e scegliere un motel (decisamente più economico) alle porte della città. Come facemmo tre anni fa quando arrivammo a San Francisco. Centro della città che raggiungevamo poi con l'auto noleggiata.


Non ricordo, sinceramente, se quel motel di San Francisco fosse proprio un Holiday Inn, ma è certo che molte volte, negli Usa, ho pernottato in uno di questi motel, anche se oggi si trovano dal punto di vista economico, nella fascia "media".

Charles Kemmons Wilson, il fondatore della catena, nel 1979 cedette la società: d'altronde, quattro anni prima, aveva superato quota 1700 alberghi (altro che 400, il suo obiettivo!), con i posti letto che superavano le 300mila unità.

Niente male per uno che aveva iniziato a lavorare a sette anni, distribuendo giornali prima di andare a scuola.
Rimasto orfano a nove anni, Charles Kemmons, continuò con questi piccoli lavoretti fino a 17 anni, quando si fece prestare da un amico 50 dollari: con i quali comprò una macchina per pop corn, che iniziò a vendere in un cinema della sua città.
Ma i suoi affari andavano troppo bene e allora il padrone del cinema, invidioso, lo licenziò, per sostituirlo con una ragazza, Dorothy Lee.
Che però si innamorò di Charles e mollò il suo datore di lavoro, lasciandolo in braghe di tela. 

Dopo aver venduto la macchina per popcorn, Charles Kemmons passò ai flipper, che piazzava nei bar di Menphis.
Usò i suoi primi guadagni per comprare una casa alla madre. O meglio, la costruì in parte lui, risparmiando così 1.700 dollari.

Con i soldi risparmiati e un'ipoteca sulla casa, ricavò complessivamente 6.500 dollari, con i quali comprò  jukebox e macchine per gelato che vendeva per tutto il Tennessee e Stati vicini: la sua fonte di guadagno per alcuni anni.
Poi venne quel viaggio con la moglie Dorothy e i figli, durante il quale ebbe l'idea fulminante, quella degli Holiday Inn.

La sua Dorothy morì nel 2001; lui due anni dopo.
Quando nel 2003 fu lui ad andarsene, in mezzo a quel centinaio di persone che lo accompagnò al cimitero c'erano i suoi cinque figli, i 14 nipoti e i quattro pronipoti di cui era bisnonno.
 




© dario celli. Tutti i diritti sono riservati.

11 commenti:

  1. voglio venire con te in usa

    ciao cristian

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  2. Bellissimo racconto!!!
    Confermo quanto detto da Dario, noi non abbiamo mai prenotato i motel e abbiamo sempre trovato dove dormire. E' anche divertente scegliere quelli più particolari e non le solite catene. Uno dei motel più caratteristici dove abbiamo soggiornato è l'Apache Motel a Moab, UT - pieno di vecchie foto di John Wayne (che vi soggiornava durante le riprese dei western girati nella zona).

    L'unica città dove NON conviene dormire nei motel è Las Vegas. Infatti il costo di una camera di motel equivale a quello di una camera standard in uno dei tanti e particolari hotel sulla strip.

    Ri Benny

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    1. Esatto!
      Anzi, una stanza in uno dei tanti grandi alberghi di lusso sulla strip costa poche decine di dollari. Ultra-conveniente, ma se vi trattenete al giocare nei loro casinò. (E' quello "il trucco", è per questo che costano poco; guadagnano con il casinò interno...).

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  3. Manco so giocare :-))) quindi noi abbiamo soggiornato senza problemi

    Ri Benny

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  4. Bellissimi questi post, raccontano curiosità sugli States che mi affascinano sempre :)

    La "situazione" motel non l'avevo ben afferrata, abituato a vederli sempre nei film, mi hanno sempre dato sensazioni contrastanti.
    Da un lato mi hanno sempre affascinato, questi posti messi così sulla strada nel deserto come piccole oasi, dall'altro lato mi davano di squallido e pericoloso, ma sempre per colpa dei film, scambi di droga, sparatorie, brutti ceffi, psicopatici, massacri, stanze sporche di liquidi corporei, bagni infestati da scarafaggi ecc... si trovavano sempre nei motel.
    Poi siamo abituati all'Italia dove se una cosa costa poco allora vale poco, inoltre i motel italiani sono postacci dove si porta la prostituta o l'amante di turno e il più delle volte sono situati in zone non proprio raccomandabili, la statale in Italia non è luogo per famiglie!

    Grazie al tuo post sono riuscito finalmente a riallocare la cosa sotto un'ottica americana :) la mia prima impressione era quindi giusta :) (immagino comunque che ci siano posti squallidi anche li)

    Sale la voglia di un bel viaggio "on the road" :) :)


    PS: una curiosità, in tv si vede sempre gente che compra macchine in 2 minuti, tipo ecco i soldi, ecco le chiavi ora è tua.
    In Italia ci vogliono mille documenti atti notarili passaggi di proprietà ecc ecc...
    Lì come funziona? E' davvero così semplice?

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  5. Caro amico anonimo (e mettete uno straccio di nome, dai!!),
    grazie per i complimenti!

    Anche io avevo queste paure, durante il mio primo viaggio americano, ma poi, con l'esperienza sono passate.
    Ovvio che esistono certamente posti squallidi, ma il "trucco" è, appunto, chiedere se ci sono stanze libere, chiedere se si può vedere la stanza, e dopo decidere.
    Ti posso garantire che ogni volta che ho detto "No, grazie", al padrone del motel da me riufiutato "non gliene poteva fregare de meno", come si dice a Roma...
    Dunque non sentiamoci in colpa e passiamo al prossimo motel!

    Sarò un inguaribile romantico, ma che bello avere la macchina davanti alla porta della camera e addormentarsi facendosi cullare dal rumore lontano dei motori di auto che passano, andando chissà dove...


    d.


    P.S.: non ho mai comprato un'auto, ma mi informerò.
    Quello che ti posso dire che sono passato - come potrai leggere qui (http://dariocelli.blogspot.it/2011/12/22-su-un-viaggio-in-auto-un-paesino.html) vicino ad un autosalone che vendeva ex auto della Polizia intorno ai 1000-1500 dollari (750-1155 €uro). "Sono carrette, lascia perdere", mi disse uno dei miei amici americani.

    Poi gli dico di aver visto in un autosalone una Ford Focus del 2008 a seimila dollari (4623 €uro, con lui che mi ha detto "Naaa, ne compro tre, a quella cifra".
    Ok, forse avrà esagerato un po', penso.
    Poi uno di loro mi racconta divertito della sua prima auto che si comprò tre anni fa: 800 dollari, 616 €uro.
    E della seconda: un Ford Explorer XLT a 1000 dollari, 770 €uro.

    Ecco, ho detto tutto...
    Appena raccoglierò testimonianze sulla "burocrazia dell'acquisto" le scriverò.

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  6. Nella mia lista ho una notte in un motel con neon e macchina del ghiaccio.. Da film insomma!! Mi hai illuminato.. Ora non vedo l'ora di provare tt le catene!! ;) bellissimo post Dario e super dettagliato!

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    1. "Illuminato", addirittura!!
      (Grazie dei complimenti, Greta!)


      d.

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  7. Ciao Dario, bellissimo post! E' da tanto tempo che ti leggo ma è la prima volta che commento, volevo complimentarmi con te per il tuo blog, sono un'innamorata pazza degli States e ogni volta che voglio vivere o rivivere certe emozioni passo da qui, ed è come se fossi là... Hai il pregio di trasmettere veramente la passione per gli Stati Uniti, e li racconti in modo speciale...
    Anche io nei 2 viaggi che ho fatto negli USA ho sempre usato i motel, a parte nelle grosse città e li consiglio a tutti... sul lavandino del bagno di casa ho un saponetta targata Motel 6 che mi ricorda l'atmosfera "on the road" che si respira solo là!

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    1. Cara Sara,
      i tuoi complimenti mi imbarazzano ma mi fanno anche molto felice!
      Grazie!
      E continua a passare da queste parti (e a commentare, suvvia...) :-)

      d.

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