PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

domenica 7 aprile 2013

E l'uomo dal doppio petto blu le disse: "Vai, chiudi tutto e torna..."

Preparatevi, questa è una storia maledettamente romantica.
Anzi, non è una storia: è tutta roba vera, come quelle che racconto sempre.
Comunque: da dove può iniziare una storia romantica se non da un matrimonio?

"Già... Galeotto fu il matrimonio.
No, mica il mio!
Anzi, il mio era andato a rotoli da poco...

Il matrimonio  era quello della mia amica 'Cupido', come la chiamo io da allora. Fu lei che decise i posti ai tavoli del pranzo del suo matrimonio.

Talvolta, le amiche (o meglio, le 'amiche-amiche') hanno un sesto senso ineguagliabile, un fiuto eccezionale: lei voleva 'sistemarmi', visto che ero tornata single da poco. In realtà io ero ancora un bel po' acciaccata, uscita da una brutta, brusca, separazione: quello che era mio marito aveva pensato bene di tradirmi con una sua collega di lavoro.
Seppellito il matrimonio, ho voluto cambiare tutto: casa, innanzitutto. Sono andata a vivere da sola, e il posto migliore era una tranquilla casetta in campagna.
La mia tana. 
Una solitudine che per me fu 'conquista', una meravigliosa conquista: io bastavo a me stessa ed ero libera di fare tutto quello che volevo.

Ma poi venne il giorno delle nozze della mia amica: incrociai lo sguardo di quell'uomo già mentre mi avvicinavo al tavolo, e non ci vuole molto, per noi donne, a capire quando interessiamo, quando piacciamo, ad un uomo.
La cosa mi spaventò. Non ero, non mi sentivo, 'pronta'. Volevo decidere io i tempi.
E poi lui era così poco... (come dire...?) 'poco giovanile', se mi si può passare il termine".


Sorrido, mentre la lascio riprendere.

"Mi colpì immediatamente una stupidaggine: quando arrivai al tavolo lui si alzò in piedi e si presentò.
Ma sì, lo dico: quel fatto apparentemente marginale mi impressionò. E poi indossava una giacca doppio petto blu, e fra me e me mi chiesi: 'Ma chi mai ad un matrimonio indossa ancora un doppio petto blu, quando tutti gli altri uomini vestono come agenti immobiliari, con quelle orride cravatte larghe come tovaglie?'
Durante la cena lo scrutavo (ma solo quando ero certa che lui non mi guardasse...): perché mi accorsi che lui mi guardava eccome, invece!
Confesso che non ci misero molto le mie difese a sgretolarsi. Insomma, non ci misi molto a 'capitolare': c'era qualcosa nel suo sguardo che mi attirava incredibilmente e che sembrava sorvolare sui discorsi, facce, situazioni...
Quando gli  sposi ci invitarono a spostarci per il dessert, lui e io ne approfittammo per chiacchierare e così iniziammo a conoscerci un po' meglio: iniziammo a parlare fitto-fitto, e bene.
Così bene che davvero non mi sembrava possibile...

Guardandomi dritta negli occhi, mi raccontò tutta la sua vita e mi disse che stava per trasferirsi negli Stati Uniti: mi parlava e fu come se mi avesse portata via da lì, e attorno a me, attorno a noi, non vedevo più invitati ubriachi che ballavano a piedi scalzi sul prato, né sentivo più le loro urla piuttosto scomposte, a quell'ora: la musica a tutto volume era come se fosse diventata ovattata, e le luci sugli alberi sembravano lì solo per noi.
Ero completamente rapita...


Come andò a finire?
Andò a finire che si fece tardi, che dovevo andare, che mi accompagnò al parcheggio, che mi chiese il numero di telefono, che si fermò improvvisamente accanto ad una macchina, e che mi prese stringendomi a sé...

Ok, andò a finire che mi baciò.
Tentai, è vero, un minimo di difesa  (nemmeno troppo convinta, per la verità) ma...
 :-)
In quel momento ho capito cosa fosse un 'colpo di fulmine'.
In quel parcheggio restammo lì a parlare, mano nella mano, per tre ore. Mi disse di aver 'sentito una scossa dentro quando ci eravamo stretti la mano...'.
Beh sì, doveva essere decisamente matto.
Ma pensai anche che me ne sarei accorta se quel romano dal doppio petto blu fosse stato pazzo, visto il mestiere che faccio. 
In fondo, mi dissi, basterà non rispondergli al telefono.

In realtà in quel momento non sapevo che quello sarebbe stato solo l'inizio...

Un mese dopo, la mia tana da 'lupa solitaria' vide arrivare lui.
Tre mesi dopo ho capito che mi sarei potuta fidare del suo amore.
Cinque anni dopo, le regole della nostra coppia stabilite quella strana sera, sono ancora le stesse".


Eh sì, non si può negare che la storia di Lucy sia terribilmente romantica. Ma davvero tutto è successo così.
Insomma, fu così che "My", futuro miamense (nel senso di "abitante di Miami, Florida"), di professione cuoco, entrò nella vita di "Lucy", psicologa scolastica di Roma.
C'è chi se la dà a gambe se la distanza, con una persona "interessante" appena conosciuta, è maggiore di 150 chilometri. E se un uomo abita in America e la sua donna in Italia, entrambi debbono essere ben coscienti di essere destinati ad andare avanti e indietro, dall'Italia alla Florida, da Miami a Roma, per un bel po'.
E loro lo hanno fatto per tre anni...

"Prima di conoscere My non ero mai stata negli Usa. Certo, erano il mio sogno di ragazzina quattordicenne; gli Stati Uniti li avevo 'visti' al cinema, li avevo 'letti' sui libri, sui giornali... Ma non avevo una idea precisa sull'America, e i miei pensieri erano confusi, imprecisi.
La prima volta che venni negli Usa fu nel 2009, con l'America nel pieno della sua crisi economica. My mi aveva parlato a lungo della città, che lui conosceva fin dai tempi di 'Miami Vice', tutta 'coca e contrabbando'... 
Quando arrivai mi trovai davanti a negozi chiusi, magazzini sbarrati, e lui si stava trasferendo qui per avere una seconda chance nella vita. 
Ho avuto conferma che la nostra scelta per il suo futuro fu giusta quando, già l'anno dopo, vidi negozi nuovi che presero il posto di quelli falliti, quando si capiva, anche solo camminando per strada, che nuovi investimenti erano in corso. Un trend di crescita che prosegue ancora.
Oh sì, qualcuno, qui si lamenta di essere ancora in profonda crisi: ma rispetto all'Italia, credimi, non c'è paragone...".

E intanto viaggiavano avanti e indietro, Lucy e My...
Fatica, gioia, frustrazione, euforia, solitudine, lavoro, soldi che volavano, attesa, momenti d'amore sempre insufficienti, entusiasmo, sensazione di 'vacanza' e tristi momenti di distacco: avanti e indietro, una volta lui, una volta lei.
Leggo alcune righe di quel suo periodo: "La mia testa è già dal mio promesso, non penso ad altro, in fondo mancano solo otto giorni... Non vedo l'ora di abbracciarlo! 
Non se ne può più... Spero sia la mia ultima estate passata così...".

Andarono avanti così per un bel po' di anni: con "il trasferimento" che era nella mente, ma non nei programmi.

"Diciamo la verità: My aveva più di 40 anni e pur essendo cuoco le occasioni di lavoro in Italia erano state pressoché nulle. E poi, sinceramente, la prospettiva di trasferirmi non mi spaventava affatto. Io vivevo a Roma: mia sorella e mia madre invece in Piemonte, e per di più ero una delle 'millemila' partite Iva con tanti costi e zero guadagni, soprattutto nel periodo delle scuole chiuse. 
Il mio lavoro... Sempre contratti precari, 'a termine', ripetuti, ripetuti, ripetuti... Come se non fosse bastato avevo poi anche un pesante mutuo da pagare, con una casa in una zona non per tutti appetibile".

In quelle condizioni iniziare a parlare di trasferimento - quello di Lucy in America - fu inevitabile.
"Forse inconsciamente volevo dare all'Italia un'ultima possibilità: feci lo stesso domanda per avere il mio solito contratto precario a scuola e come al solito 'mancava solo la firma'. Ma niente... Nel frattempo avevo messo in vendita la casa per non avere poi cose burocratiche italiane a cui pensare, e che la distanza mi avrebbe reso sostanzialmente impossibile gestire.  
Mi aiutò il destino, come spesso succede se lo si aiuta solo un po': proprio nei giorni in cui la firma del mio ennesimo contratto precario venne rimandata, ricevetti un'offerta per la casa. Bassa, bassissima: ben inferiore a quanto la pagai quattro anni prima. Ci rimettevo: ma, in fondo, fu un'offerta benedetta.
A quel punto capii benissimo cosa il destino mi stesse dicendo".

E così, se Lucy oggi vive a Miami, deve ringraziare anche l'insopportabile, irritante, lenta, "borbonico-savoiarda" burocrazia italiana: sì, perché, mi racconta, il tanto sospirato contratto a termine con la scuola (l'ennesimo contratto) poi effettivamente arrivò: "Ma quando ormai era troppo tardi".
Pensate come sarebbe differente la sua vita se non ci fosse stata la solita, odiosa, lenta burocrazia italiana...
"Nel frattempo avevo già fatto richiesta per il visto F1 - quello per studio - che ottenni nel giro di due mesi. E tutto poi andò in discesa, velocissimo...".

Lucy definisce la settimana prima della partenza "un delirio vero". Finì alcuni lavori che aveva lasciato in sospeso per avere un po' più di liquidità, fece di corsa il cambio di residenza, organizzò il trasloco. E se i traslochi sono di per sé un trauma, immaginiamoci un trasloco internazionale.
Organizzò un piccolo mercatino per vendere quello che rimaneva delle sue cose: un'occasione, tra l'altro, per incontrare amici dopo anni di lontananza.
Poi venne il turno dei saluti...

Un bel po' di stress lo provocò la burocrazia (questa volta) americana: il visto non arrivava. 
O meglio arrivò il pomeriggio del 12 dicembre, con la partenza che era fissata per il 13 dicembre. Santa Lucia.
Roba da infarto...

Le chiedo cosa ricorda della sera prima della partenza...

"Cosa ricordo? Quel giorno tornavo da Torino, dove avevo trascorso quattro giorni con mia mamma, mia sorella e i miei nipoti. L'ultima serata italiana fu un misto di sollievo, aspettativa, felicità 'a mille', stanchezza infinita. Mi accampai a casa di un'amica, perché io a Roma non avevo più casa. Arrivai da lei con una valigia enorme, stracolma.
Piena di passato e futuro.
Inutile dirti che ero già proiettata verso la mia nuova vita.
Certo, ripensando oggi a quei giorni mi chiedo come abbia potuto farcela. E' stata dura, adrenalinica, tipo una corsa '3000 siepi', ma bellissimo.

No, non mi sono mai guardata indietro, in quei momenti: un po' perché non è nel mio carattere, un po' perché era la vita stessa a spingermi avanti. Ho passato un sacco di anni votata a qualcuno o a qualcosa, tanto che la prospettiva di mollare tutto, andare lontano e pensare solo a me e a un 'noi', mi sollevava non poco.

Mi sollevava l'idea di cambiare vita, mi stimolava la sensazione del nuovo, il timore e l'eccitazione di tutto quello che sarebbe avvenuto, i dubbi sulle mie capacità di ambientamento, la gioia di poter imparare due lingue, l'inglese e lo spagnolo, il raggiungere il desiderio che avevo fin da quando ero adolescente. 
Mi sollevava l'idea di lasciare l'Italia in questo momento buio, sì; e di lasciare un lavoro precario che mi provocava uno stato di perenne ansia, un lavoro che mi faceva vedere i sorci verdi, che mi riempiva di frustrazione e rabbia. Mi sollevava l'idea di lasciare certa gente e certi pantani tipici di questo Paese.
Sentivo già lontane da me le discussioni sterili, le amicizie vecchie e ammuffite, le persone grette, quelle che non vogliono cambiare ma si lamentano sempre. Sentivo già lontane da me le persone ipocrite e doppie".

Lucy che in quei giorni scrisse : 
"Mi interessa solo andarmene. 
Via. 
Lontano.
Mi mancherete.

Ma non subito...".

Oggi,  Lucy e My, vivono a Miami, Florida, in una casa nuova, e dopo aver traslocato ben due volte in un anno. E' l'energia che ti dà l'America, evidentemente.
Lei studia, mentre lui può dire di aver vinto la sua scommessa professionale e in soli tre anni ha raggiunto posizioni impensabili, in Italia.
Non hanno rimpianti, mi dice, e sono felici.
"Tanto", aggiunge.

"L'unico aspetto doloroso, oltre a non poter vedere la famiglia se non attraverso Skype, è assistere, a volte completamente sbigottiti, a tutto quello che sta accadendo nel nostro Paese. Per il momento sappiamo di non poter perdere tutto quello che qui abbiamo conquistato con fatica".
E alla possibilità di tornare ci avete mai pensato?
"No, non torneremo. Ma vedremo se il destino ha in serbo qualche altra sorpresa per noi...".

Poi mi fa leggere ciò che scrisse quando prese "la decisione".
Anzi, "la madre di tutte le decisioni".
Righe scritte appena tornata dall'ennesimo viaggio che fece per stare vicina al suo uomo.
"Sembra un secolo fa..."


"Sono rientrata in Italia dopo un viaggio stancante come sempre, e sono in piedi da due ore dopo averne dormite sei. Il jet lag mi accompagnerà come sempre per qualche giorno, ma ormai mi sono convinta che sia un modo per annullare la distanza che mi separa da quella che ormai considero la mia vera vita. Pure il mio Nokia si è rifiutato di aggiornare automaticamente l'ora al fuso italiano...
La nostra ultima sera è stata meravigliosa. Dopo una buona cena romantica abbiamo passeggiato tra le luci di Downtown e l'odore del mare a Brickell. Siamo una scommessa vinta e non solo dal punto di vista della tenuta, nonostante la distanza.
Abbiamo assaporato il gusto di una "normalità" che non abbiamo mai vissuto da quando stiamo insieme.
E ci è piaciuta...


All'aeroporto di Miami ho ingoiato lacrime e lacrime quando lui, con la sua voce calma e rassicurante, mi ha detto: 'Vai, chiudi tutto e torna...'".

E Lucy allora va in Italia, chiude tutto, e torna.
In America.
Per sempre.

Con la piccola Picci che tre mesi dopo avrebbe dato i primi, minuscoli, "segni di esistenza"...
:-)



© dario celli. Tutti i diritti sono riservati.

28 commenti:

  1. Grazie, Dario. E' bellissimo rileggersi attraverso il tuo filtro, e, come ti ho detto, mi hai fatto riflettere su alcuni aspetti che non avevo affatto considerato... viva la burocrazia! :D

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  2. che meraviglia!!! Rileggere degli anni tutti in un fiato...ho una sorella, un cognato e una nipotina MERAVIGLIOSI!!!!

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    1. (Mi volete far piangere, eh?)
      :-)

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    2. Grazie Dario per tutte le tue belle storie di vita vissuta e bravissimi Lucy e My Sono decisioni importanti da prendere (ne sappiamo qualcosa io e mio marito che, per amore della figlia e della nipotina, abbiamo venduto la nostra casa a Castiglioncello e ci siamo trasferiti in California alla veneranda eta' di 65 anni!Tanti auguroni alla piccola Picci un'altra italo americana!!!

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  3. Sono My. Rileggerci grazie a Dario dal cellulare mentre sono in pausa al lavoro mi fa guardare il panorama di Miami e il mare che bagna le sue coste con occhi lucidi di orgoglio. Siamo una coppia fantastica con promesse mantenute e con ripromesse da mantenere che non ci spaventano visto gli esiti positivi delle precedenti. L ' America non guarda l eta' ma guarda alla tua volonta'....e per fortuna il nostro amore ci aiuta ad averne tanta. E l arrivo di Picci ancora di piu'....grazie Dario per averci dato la possibilita' di rivedere il nostro percorso di vita di questi ultimi anni. E grazie a Lucy che ha raccontato di noi....

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    1. "L'America non guarda l'età, ma guarda alla tua volontà".

      Grazie per avermi detto questa cosa, amico.
      A presto!

      d.

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  4. Una storia bellissima e vera, che trasmette tanta speranza e positività. Secondo me è anche la prova che per raggiungere la felicità, bisogna essere disposti a cambiare se stessi e la realtà in cui si vive, anche se non è facile (non è mai facile). Bravo Dario e brava Lucy! :)

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  5. Che bello! :) :)
    Colpo di fulmine e "botta di culo" due sogni che si avverano e doppia felicità :) beata lei.

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  6. Siiiiiiiiiiiiii.......lo sapevo!!!! Fin dalle prime righe ho capito che erano loro, Lucy e My....la loro storia è un faro per chi vuole intraprendere la strada dell'espatrio(anche se visti i tempi la chiamerei più fuga) e le parole di My "l'America non guarda l'età, ma guarda alla tua volontà" sono tragicamente vere per noi che viviamo al di quà dell'Oceano.
    Una storia romantica sicuramente, ma da cui se ne traggono vari insegnamenti e noi che seguiamo Lucy e family li abbiamo colti tutti, ma difficilmente applicabili alle nostre realtà.
    Grazie Dario e grazie Lucy.
    M.

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  7. Che bello! è una storia stupenda e sono felicissima per loro. Come si suol dire : volere è potere. Si può notare che forza è l' Amore, quello con la A maiuscola.
    http://blogpercomunicare.blogspot.it/

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  8. Semplicemente meravigliosa, Lucy, la storia, l'Amore, la vita.

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  9. storia degna di un film...e brava Lucy, impavida, coraggiosa.....

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  10. Mi è parso di vedere tutto un film.. complimenti a My che ha cercato la sua occasione senza aspettarla come fanno in parecchi, complimenti a Lucy che ha ricreduto all'amore e coraggiosamente l'ha seguito.. una storia d'amore, di rivincite e soddisfazioni.. semplicemente bella!!

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  11. Lucy, My e la Picci sono meravigliosi.Lei è semplicemente una donna con una marcia in più.
    Raffaella

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    1. Direi, con tutto rispetto, "loro"...
      Ma so che sarai d'accordo anche tu.

      Grazie a te, grazie a voi, per essere passate da qui.


      d.

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  12. Ho letto il commento di un'Anonima qui sopra che ha scritto che a 65 anni si è trasferita in California vendendo la casa in Italia. Dato che mi interessa molto sapere come hanno fatto, chiedo a lei, se leggerà il mio commento, o a Dario Celli, se li conosce, se è possibile metterci in contatto.
    In alternativa, Dario Celli, sai se e come è possibile trasferirsi definitivamente in USA essendo pensionati con figli abitanti là? (forse ti chiedo troppo).
    Grazie
    Mila

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    1. Non ho minimamente idea di chi sia, purtroppo...
      Anonima fatti vivaaaa!!!!!


      d.

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    2. Anonimaaaaaaaaaa! :D

      Mila

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    3. Caro Dario e Cara Mila, scusatemi ma solo stasera (21 agosto 2013) rileggendo la storia di Lucy ho visto la richiesta Sono Franca Brigiotti quella che assieme al marito ha fatto il salto dell'oceano.....Abbiamo lasciato baracca e burattini per venire in California a fare i nonni-sitter alla nostra unica e tanto attesa (dopo 8 anni) nipotina Emma Grazie a mia figlia che ha la cittadinanza americana a seguito del matrimonio con un cittadino americano (ma nato ad Acapulco) abbiamo avuto la Green Card che ci permette di stare qui senza problemi e, se volessimo, anche di lavorare (ma per quello ne abbiamo tanto in casa!) Io mi sono fatta trasferire qui la pensione mentre quella di mio marito continua ad essere versata nella Banca italiana in cui avevamo il conto. Se Mila vuole altre spiegazioni mi puo' contattare direttamente su Facebook nel gruppo di Renata Sala da te' per expat. Scusate ancora ma non mi era, fino ad ora, capitato di leggere il vostro appello Un caro saluto

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  13. "L'America non guarda l'età, ma guarda alla tua volontà".

    verissimo

    ciao cristian

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  14. conoscevo la storia, ma rileggerla è sempre bello. Baci sandra frollini

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  15. ecco, proprio oggi che non volevo piange! Io voglio un sacco di bene a questa stupenda famiglia e la loro storia, qua, è raccontata benissimo !

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    1. Anche a me piacciono da matti le storie che finiscono (o che iniziano) bene...
      Grazie per avere letto, e torna su queste pagine!

      d.

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  16. Spero tu mi possa aiutare...sono piuttosto combattuta; ho un fratello che è, ormai da una quindicina d'anni, cittadino americano...vorrei fare il ricongiungimento familiare che comporterebbe un'attesa di almeno una decina d'anni e nello stesso tempo vorrei tentare la Green Card Lottery....in tutto questo devo tener conto che al momento convivo (quindi nessun certificato di matrimonio) e l'unica prova che stiamo insieme è la nostra piccola principessa di 5 anni, Beatrice....la lotteria potremmo tentarla sia io che il mio compagno, ma se lui vince ha diritto a portare con sé la bambina, ma non me.....se faccio la sponsorizzazione passerei io con la bambina, ma lui? ...e poi la questione più importante: l'educazione scolastica di mia figlia...si ritroverebbe in una scuola dove non capirebbe una parola (almeno all'inizio).....forse ho solo bisogno di essere rassicurata e di parlarne con qualcuno....grazie e scusa lo sfogo :)

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    1. Io sono nella tua situazione. Vivo qui da due anni e non siamo sposati, con 2 figli. Io ho un visto diverso dal loro che non mi permette di lavorare. Ma ce la facciamo lo stesso e questo mi permette di aiutare i miei figli. Ti dico una cosa: tua figlia sarà l'ultimo dei tuoi problemi perché lei si adatterà benissimo e imparerà la lingua in un lampo. Devi invece chiederti se TU te la senti. Perché TU soffrirai di nostalgia. Leggiti questo mio post su un discorso che ho tenuto il giorno della celebrazione dei diplomi di quinda elementare. Dovevo essere ubriaca il giorno che ho voluto fare un discorso IN INGLESE davanti ad un pubblico di alcune centinaia di persone... comunque: http://ita2usa.blogspot.com/2013/06/udite-udite.html
      Spero di averti convinta.

      Renata

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    2. Grazie Renata...io ho già vissuto negli States, per soli 5 mesi, tra il 2006/7....allora ero sposata con un altro uomo ed era nostra intenzione fare l'adjustment of status, ma non è stato proprio possibile a causa di un cambio nelle leggi....morale che me ne sono tornata al mio paesello con la morte nel cuore...il mio posto è là, con mio fratello, le mie nipoti e alcuni amici. La nostalgia non mi ha mai sfiorato...ce l'ho ora...dell'America, però! :) Chiedendo il ricongiungimento dovrei aspettare almeno 10 anni (se va bene!), questo significa cambiare vita a 50 anni suonati! .....continuo a pensare che ne valga comunque la pena. Ho deciso che devo almeno provarci, cercherò di improntare anche l'educazione scolastica di mia figlia verso un possibile trasferimento...d'altronde, tra 10 anni, avrà l'età per andare all'High School! ....nell'attesa convincerò il mio attuale compagno a sposarmi! ;). Ho letto in qualche post, su questo blog, che negli USA non importa l'età per lavorare, ma la volontà...e io ne ho da vendere! adesso vado a vedermi il tuo discorso e...grazie! Gina

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