PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

martedì 2 aprile 2013

Confidenze femminili newyorkesi

E' la prima cosa che fa Isabella Rossellini ogni volta che arriva a New York dall'Italia.
Scarica i bagagli a casa della sorella gemella Isotta Ingrid (insegnante alla New York University) e con lei prende la metro A-C (direzione Rockaway park), scendendo alla fermata di High St.
Poi, insieme, salgono queste scale...


"E' una volta arrivate lì sul ponte di Brooklyn - disse in un'intervista, più o meno, ricordo - passeggiando con calma, con New York che ci viene incontro, che facciamo i primi 'veri' discorsi, ci raccontiamo con calma le cose più importanti che ci sono successe dall'ultima volta che ci siamo viste, riassumiamo le puntate precedenti, parliamo dei nostri progetti. E poi le cose da donne, da sorelle gemelle...".


Una meraviglia, la passeggiata sul ponte di Brooklyn: quasi due chilometri (1850 metri, per la precisione) che si fanno senza fatica. Si gode di un panorama stupendo da lì, con Manhattan che viene incontro, il fiume Hudson che proprio sotto inizia a diventare mare e la Statua della Libertà lì, poco lontano.

Quasi non c'è posto migliore per chiacchierare, sedendosi magari ogni tanto alle sue panchine. E questo nonostante il traffico automobilistico che scorre impetuoso a fianco, qualche metro sotto, le migliaia di euforici turisti che percorrono la banchina centrale pedonale, i patiti del jogging che chiedono spazio, i ciclisti che si incazzano con i pedoni che non rispettano la corsia riservata a loro (e che ti investono lo stesso! Sono terribili i ciclisti americani!)...

Un altro dei luoghi newyorkesi perfettamente adatto alle chiacchiere (forse perché anche questo sospeso) è questo:


Se volete sapere di più della High Line - il parco/giardino pensile più lungo del mondo, nato da una vecchia linea di metropolitana - dopo potete dare una lettura QUI dove ne avevo già parlato, mentre QUI (dai, fatelo dopo...) potete leggere tutte le informazioni utili.
Vi dicevo che questo è un luogo perfetto per passeggiare, meditare, progettare - forse, anche in questo caso, grazie alla "sospensione fisica" - o anche solo per chiacchierare.


Ci si sdraia ad uno dei lettini (sistemati sulle vecchie rotaie), ci si riposa dopo le lunghe passeggiate, e si sta a guardare l'umanità di New York che ti passa davanti.

O si sta ad ascoltare...


Certo, quelle tre ragazze italiane mai avrebbero pensato di essersi sedute proprio a fianco (a un metro di distanza!) di un altro italiano che sonnecchiava. Per la verità, lo confesso, stavo ronfando alla grande (c'è forse un pisolino pomeridiano migliore?) coadiuvato dalle conversazioni dei miei primi vicini: una coppia americana.
Non capivo praticamente una cippa e mi addormentai così, con quelle voci che mi fecero da "ninna nanna"...

Poi sognai parole in italiano, voci di donne.
Ma non mi ci volle molto per accorgermi che quelle voci non facevano affatto parte di un sogno. 
E' pur sempre insolito sentir parlare italiano, a New York, e io, di solito, non resisto.
Confesso di essere un "attaccabottoni" compulsivo, soprattutto quando sono nella Grande Mela: mi offro di aiutare immobili italiani con lo sguardo interrogativo e sperso agli angoli delle strade, scambio con loro pareri (mi piace da morire ascoltare le impressioni di chi magari vi è arrivato per la prima volta), e non raramente mi trovo a passare un po' di tempo con italiani conosciuti così, per strada: mi piace far scoprire loro luoghi fuori dai "soliti" percorsi degli italiani in vacanza a New York; o cenare in qualche ottima steak house davanti alla quale si passa casualmente (vero Massimiliano?).

Ma quella volta mi morsi le labbra.
Un po' - è vero - mi vergogno a ricordare il mio comportamento di quel pomeriggio: ma sono pur sempre (anche) giornalista, e dunque curioso di natura (e assai allenato ad origliare conversazioni...).

I lettori maschi mi capiranno: ascoltare, sostanzialmente invisibile, una conversazione fra tre ragazze che parlano liberamente - anche in virtù del fatto di essere in una città straniera - è un'occasione che non capita spesso nella vita.
Soprattutto se arrivano a parlare di uomini...

Quando venni svegliato dalle loro voci, dovevano aver già superato i racconti fatti da sofferenze d'amore e dintorni.
Ridevano, le tre ragazze, che dovevano avere intorno ai 25-28 anni.

Si raccontavano a turno, e commentavano, e ridevano.
Spietate.
Di quello tirchio; di quello maniaco dello sport; di quell'altro ignorante come un asino e che sbagliava tutti i congiuntivi ("ma presuntuoso, manco fosse stato Dante Alighieri"); di quello che alla soglia dei 40 era ancora a casa con mammà; di quello che metteva sempre davanti (in ordine) "mamma, amici, calcetto, stadio" (o SkySport, in subordine)...
E poi dove volete che vada a parare, una libera conversazione del genere fra ragazze?
Beh, "ça va sans dire", non cè nemmeno bisogno di dirlo: sul sesso.

Dovevo, dovevo, dovevo tendere le orecchie e non tradire alcuna reazione, imponendomi di non muovere assolutamente nemmeno un sopracciglio.
E fu assai difficile quando le tre arrivano a raccontare spietatamente le performance di un "sedicente" superuomo (che, perfide, conoscevano tutte e tre...);
delle "dimensioni" di ciò che un uomo ha di più caro (ma porca miseria, davvero le donne parlano anche di questo???);
di quello che "è stato più veloce della luce";
di quello che puzzava ("come una capra", per la precisione...);
di quello che a letto aveva "la stessa fantasia di un computer degli anni '80";
di quello che "ma non lo vuole fare mai!"...
E giù risate, tutte femminili...

"Pensate se questo qui capisce l'italiano" disse ad un certo punto una di loro indicando me, che da tempo ormai avevo gli occhi aperti, tutto intento a guardare l'umanità che mi passava davanti (ma con le orecchie per più di un'ora ben sintonizzate sulla loro chiacchierata...).
Poi mi alzai, regalando loro uno dei miei migliori sorrisi e salutandole soltanto con un "bye", con il più forte "accento newyorkese" che potevo esprimere.

No, cari amici, no, care amiche: non me la sentii proprio di confessare loro che ero italiano e che avevo origliato - anzi, sentito benissimo! - tutte le loro (assai spietate...) confidenze femminili.
Volevo che si sentissero libere e che si fidassero, ancora.
Di New York.



© dario celli. Tutti i diritti sono riservati.

11 commenti:

  1. Questo è uno dei tuoi racconti più divertenti. Quanto avrei voluto essere lì anche io e ascoltare tre ragazzi che si confidavano! Mi fai venire in mente il film con Mel Gibson!
    Sei un grande, Amico mio! Speriamo non leggano il tuo blog!

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  2. Da oggi non ti chiamerò più Dario ma....DEARIO! Si, è un mix tra Dear (caro) e Dario; perchè sei AMERICANO dentro, gentile e rispettoso (malgrado il mestiere di giornalaio!:)). Qualunque italiano si sarebbe fatto riconoscere, ma non mister Deario Celli. Complimenti per la sensibilità e a presto su questo schermo.

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  3. Brooklyn Bridge e High Line. Due fra i miei luoghi preferiti di NYC dove passeggiare lentamente godendosi il panorama! Lungo la High Line ho incontrato parecchi italiani, ma da bravi turisti si limitavano a commentare il paesaggio e a fare foto. Mi sa che quelle tre fanciulle, visto il contesto, si sentivano come le protagoniste del celebre telefilm Sex & the City! Comunque hai fatto bene a non rivelare loro di essere italiano. Avrei fatto lo stesso anch'io. Byeeee. ;)

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  4. Dario ehehehehe :-))) non siamo tutte così!

    Ecco, ho trovato la persona giusta con la quale fare un giro a NYC. Vorrei viverla non da turista e tu saresti la guida perfetta!!!!

    Rita
    Ri Benny

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    1. Effettivamente non mi dispiacerebbe affatto fare per lavoro la guida/consigliere per italiani in vacanza a New York...
      :-)

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    2. Lo sai che Ralph la scorsa estate è stato un mese a NY, ha studiato, ha fatto l'esame e ha preso il patentino per fare la guida. E credo che tu ne sappia più di lui. Non penso sia difficile. Pensaci per la prossima volta che bazzichi da questa parte dell'oceano!

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    3. Immagino si debba essere cittadini o almeno avere la GC, però!!
      Mi informerò comunque!

      Baci...

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  5. ;) posso solo immaginare la scena.. Adesso che ci penso capita anche a me di parlare di tutto al telefono con le amiche protetta dall'incomprensione linguistica.. Mmm.. Inizierò a prestare più attenzione.. Mica che ti incontro e non ti palesi!! ;)

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    1. Eddai!
      La solita italiana malfidata!

      Non ci conosciamo, ma ti assicuro che sono una persona discreta!

      Ehm...

      :-)


      d.

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