PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

martedì 26 febbraio 2013

Noi e loro (e le elezioni)

Sentite, ammettiamolo: ci ha rovinato la Storia.

Esatto, proprio quella "roba" della quale noi italiani ci vantiamo tanto (non potete immaginarvi che espressione fa un americano quando gli dico che abito in una ex cascina del 1901 sopra una villa romana del 1° secolo dopo Cristo, e che il mio posto auto è a fianco di una delle più belle  tombe romane - ma evito dirgli che vedere quella tomba magnificamente affrescata è quasi più difficile che entrare al Quirinale...).

Dicevo, quella "roba" della quale ci vantiamo tanto - e l'Impero Romano, e Catullo, e Cicerone, e Dante Alighieri, e Petrarca, e Manzoni, e Ungaretti, e Fellini, e Mastroianni e via dicendo... - pesa un bel po' sulle nostre spalle.
Anche se di Storia, poi, ne sappiamo poco.

Cari miei...
Noi europei avremo anche la Storia nel nostro dna, ma dobbiamo anche ammettere che con lei abbiamo avuto praticamente due millenni di conflitti e di guerre.

Insomma, noi - al contrario degli americani - oltre ad avere nel sangue Dante e compagnia bella è come se nel nostro sangue scorressero anche globuli rossi e bianchi di Oriazi e Curiazi, di Guelfi e di Ghibellini, di Capuleti e di Montecchi, di ItaliaControAustria, di ItaliaControFrancia, di ItaliaControAlleati, di ItaliaControTedeschi, di MilanoControRoma, di TorinoControMilano, di PisaControLivorno, di PalermoControCatania e chi più ne ha più ne metta... (aggiungete voi cosa mi son dimenticato).

E siamo pure fortunati noi - intendo noi che stiamo leggendo in questo momento -, perché secondo la Storia, il periodo che stiamo vivendo 
è il più lungo periodo senza guerra dai tempi di Cesare Augusto e Marco Aurelio: è infatti da ben 1833 anni che l'Europa non vive un periodo di pace così lungo. Per la precisione dalla cosiddetta "Pax Romana": roba del 180 dopo Cristo.
Proprio quando, tre metri sotto il pavimento di casa mia, una piccola giocava con una bambola di terracotta romana della quale in mezzo alla terra ho trovato la testa...


Gli americani, invece, le guerre, le hanno praticamente sempre viste da lontano.
Non sto qui a fare una lezione di Storia americana - non sono competente... -  ma in sostanza, a parte i tristi microconflitti con i Nativi, a "casa loro" hanno combattuto sostanzialmente solo la Guerra di indipendenza (otto anni, dal 1775 al 1783) e quella di Secessione (quattro anni, dal 1861 al 1865).
Poi basta.

Tanto per capire, noi italiani da allora - compresan la Battaglia di Custoza del 1866 - ne abbiamo vissute nove, di guerre, fra cui due guerre mondiali.

Insomma, la "conflittualità", in Europa, ce l'abbiamo davvero nel sangue.

A mio parere, è anche per questo motivo che chi vive nel Nuovo Mondo prende la politica con più "filosofia", diciamo. E poi ci sono le distanze, immense, che in qualche modo contribuiscono, secondo me (ma forse l'ho già scritto) a "diluire" le tensioni.
 
La politica, per esempio.
Secondo me come si comportano gli americani in politica, si può capire assistendo ad un loro incontro sportivo.
I tifosi delle squadre, per esempio: mentre si svolge il gioco, specie durante le partite di baseball, sugli spalti mangiano, bevono (mai alcolici!), scherzano, e fanno la "ola", guardano se vengono inquadrati sugli schermi giganti visibili nello stadio.
E poi, inquadrato dallo schermo gigante, c'è il fidanzato che si inginocchia con in mano un anello e chiede alla propria donna di sposarlo (con lo stadio in visibilio!), e poi  si risiedono per mangiare, bere, scherzare... C'è un biglietto "solo partita" e poi ce n'è un altro, un po' più costoso, che permette allo spettatore di mangiare e bere a volontà, "senza limite" .
Con grande gioia di bambini e adolescenti, lì con le famiglie..., che mangiano felici fino a scoppiare.

E quando per caso succede che qualcuno "alzi troppo" i toni - anche solo perché insulta con parolacce la squadra avversaria! - ecco allora che arrivano gli steward visto che non c'è polizia all'interno degli stadi americani (!): steward che a quel punto si avvicinano al tifoso e lo invitano ad uscire.

Con il tifoso agitato che, a quel punto, si alza e... esce.
Roba da matti.


Così come in politica. 
Per noi (che ci chiudiamo in casa "a lutto" quando il nostro partito perde...) è quasi inconcepibile.

Loro, gli americani, si sa, eleggono direttamente il Presidente: uno vince, l'altro perde, quest'ultimo si complimenta con il vincitore, e generalmente poi sparisce senza accusare di brogli l'avversario.

Nemmeno quando probabilmente brogli ci sono stati.

Come quando nel 2000 il democratico Al Gore perse le elezioni presidenziali per 537 (cinquecentotrentasette!!) voti in Florida. E pensate che il "garante della regolarità" era il Governatore della Florida (repubblicano) Jeff Bush, fratello di George W. Bush, concorrente di Al Gore.

Io, se fossi stato in Gore, non mi sarei dato pace. Sarei impazzito.
E invece, niente.
Lui ha perso, Bush ha vinto, "complimenti per il vincitore" e finita lì...

E uguale fair play lo manifestano anche i militanti del partito sconfitto. Che, per carità, un po' piangono, sì: ma il loro lutto secondo me dura qualche ora, o al massimo un giorno.

Poi, semplicemente, dicono "ok sarà per la prossima volta"...
Ma come diavolo fanno??


Li invidio, gli americani: e invece noi siamo lì geneticamente portati a ritenere che ci siano stati brogli, matita copiativa qui, scheda elettorale fotografata là, conteggio fatto male, eccetera eccetera...
O a tormentarci per mesi, o anni.

E non si venga a dire che gli americani votano meno di noi: da noi giunge solo l'eco delle elezioni Presidenziali, o di quelle di "medio termine". Ma negli Stati Uniti c’è un costante, direi quasi estenuante ricorso al voto popolare: con gli elettori (iscritti) che si recano - o si dovrebbero recare - alle urne anche ogni anno per scegliere di volta in volta il sindaco, i consiglieri comunali, lo sceriffo della città, i giudici del tribunale locale, quelli della Corte Suprema dello Stato, i deputati al Parlamento di ogni singolo Stato, quelli Federali che andranno a Washington, gli esattori delle tasse e i coroner di Contea, il tesoriere dello Stato, il presidente dell’Unione consigli scolastici, financo al commissario di Stato per le assicurazioni e l’agricoltura, insieme ad un sempre nutrito numero di referendum sui temi più vari.

“Qui votiamo praticamente chiunque, accalappiacani a parte…” mi ha detto un amico da tempo residente negli Usa. Ogni anno ci sono “in ballo” qualcosa come un milione di posti di rappresentanza popolare, attribuiti complessivamente durante 150 mila appuntamenti elettorali, la cui partecipazione popolare è spesso decisamente più sentita rispetto a quella - invece ben più importante per i destini del mondo - del Presidente degli Stati Uniti.


Gli americani, anche i più accaniti militanti, guardano  al nostro attaccamento alla politica con curiosità e tenerezza. E ci fanno un sacco di domande.

Come quando mi sono trovato a spiegare ad un americano che mi chiedeva conto di Berlusconiecompagniabella, che gran parte della responsabilità era di una legge elettorale che, come sappiamo, lo stesso estensore - raccontavo all'incredulo - aveva confessato essere in fondo "una porcata".
"A crap", dissi, dopo aver controllato la traduzione, dato l'argomento "delicato": "una porcata".

Mi ha guardato con sguardo allibito, ha sbarrato gli occhi, scosso la testa, limitandosi ad aggiungere ridendo e facendo spallucce "Ah, funny!".

Proprio buffo, sì.
Come li invido, gli americani...



P.S.: Se poi, a proposito di elezioni americane, volete stupirvi ancora di più, leggete QUI.





© dario celli. Tutti i diritti sono riservati.

13 commenti:

  1. uno spettacolo: non sono necessarie altre parole!!!
    Complimenti, come sempre!!!

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  2. Da quando sono qui, meno di due anni, ho assistito a 3 elezioni: le presidenziali e due "locali" in cu si vota TUTTO, dal comitato scolastico, al direttivo condominiale!!! Pazzesco sì! Perché anche il direttivo del condominio viene votato ufficialmente ogni anno con regolare scrutinio nei seggi elettorali.

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  3. forse ce la prendiamo di più perchè non funziona una mazza...
    diciamo che al di là delle elezioni, loro sono molto più relaxed di noi...
    probabilmente perchè hanno una vita più 'facile'... in tutti i sensi.
    Penelope

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    1. Non la penso come te, mi spiace. La loro vita non è più facile come sembra, al contrario..

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    2. Manuela, sei mai stata negli Usa?

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  4. ....mi vergogno moltissimo di essere italiana.

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  5. la differfenza tra noi e gli americani e che noi non siamo americani

    ciao cristian

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  6. Ma dove caspita vivi? Sopra una catacomba? Se lo scopre la Soprintendenza ai beni archeologici non ti permetterà più neanche di piantare un chiodo!
    .....e poi questa storia della STORIA è proprio una storia....

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  7. Dimenticavo i complimenti (sempre meritati) e i saluti (sinceri)

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  8. :-)
    Tranquillo, la tomba è a fianco del mio posto auto, e la villa romana sotto parte del caseggiato.
    E comunque è vero: non possiamo nemmeno piantare un chiodo alle pareti esterne...
    (E grazie dei complimenti!)

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  9. Molto bello questo post! Grazie per averlo scritto!
    Provo un amore viscerale per gli Stati Uniti e ti seguo da un po', trovo tutti i tuoi post molto interessanti, dai precedenti post però mi pareva di aver compreso che tu abitassi negli States ora scrivi che vivi sopra una villa romana, ho le idee un po' confuse :D

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    1. Diciamo che negli Usa ci sto appena posso.
      (In attesa di salutare la villa romana...).
      :-)

      d.


      P.S.: Grazie per quando passi qui!

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