PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

domenica 12 febbraio 2012

"Stars & Stripes": quel che non riusciremo mai a capire veramente dell'America (fin quando non ci vivremo, mi sa...)

Le bandiere americane...
E' un'altra di quelle cose che si notano subito arrivando (e non solo la prima volta) negli Stati Uniti. Si vedono, sonodappertutto. Le vedremo non appena arrivati, in aeroporto. O nelle stazioni dei treni...
Grand Central Station, Manhattan, Ny
Magari le vedremo, immense, stese su un muro di qualche edificio...
New York, Wall st.
              New York Stock Exchange
O lungo le strade della sterminata provincia americana, nelle aree di sosta, su altissimi pennoni che svettano come fari...
o nelle aiuole "Memorial" di qualche minuscolo paesino, che così ricorda le vittime di guerra, con una bandierina per ogni soldato americano morto, in Afghanistan o in Iraq...
E ancora nelle città, ai pennoni dei palazzi, pubblici o privati che siano...
E ai giardini pubblici o all’ingresso dei parchi nazionali, o anche solo all'esterno di un ristorante che si incrocia lungo la strada...
Saranno lì, accanto alle porte di ingresso delle case dei centri di provincia...




























O la vedremo portata a "bandana", come la indossava questo signore che ho fotografato a New York; evidentemente (anche) sostenitore del Presiden Barak H. Obama.

Inizialmente - è successo anche a me - percepirete questa orgia di stelle e strisce, questa costante presenza di blu, rosso e bianco, semplicemente come una nota di colore e niente più. Poi penserete che è una specie di sostegno psicologico, di  incoraggiamento collettivo, una sorta di costante cerimonia riparatrice dopo la “profanazione” dell’11 settembre. 
Ma in realtà la tragedia delle Torri Gemelle non ha fatto altro che rafforzare l’amore nei confronti della bandiera, sentimento che fa parte del dna degli americani e che "unisce", compatta, uomini e donne di ogni razza giunti da ogni dove, e così i loro figli, e i figli dei loro figli. 
Fra i mille stimoli che si ricevono nel corso di una vacanza americana, considereremo poi il tutto una semplice manifestazione di orgoglio nazionale diventata negli anni "moda", e osserveremo questo tripudio di “stars and stripes” con atteggiamento sorridente, quasi di simpatia folkloristica.  


Ma con il passar dei giorni si insinuerà un tarlo: no, tutto troppo semplice, c’è qualcosa che non va in questo ragionamento.


D’altronde per noi - che tiriamo fuori il tricolore (semmai lo facciamo) solo in occasione dei campionati mondiali, o come è accaduto nel corso delle celebrazioni dei 150 anni della bandiera italiana - è assai diverso:  fatta eccezione per il lontano periodo del Risorgimento, la nostra bandiera, nella sua storia, è stata spesso legata ai conservatori se non ai nostalgici, che si consegnavano la patente di “veri patrioti” sfilando orgogliosamente con la bandiera "bianca-rossa-e verde". Tricolore che spesso si contrapponeva alla bandiera rossa innalzata dai ribelli, dalla sinistra progressista, dai riformatori; da parte dei quali per decenni c’è stato una specie di imbarazzo a considerare completamente loro “la bandiera dei tre colori”.

New York, Brooklyn, Little Italy


E che dire, poi, del nostro atteggiamento nei confronti della bandiera americana, a volte odiata, vituperata, trascinata a terra o bruciata durante le manifestazioni in Italia (e in mezzo mondo) contro le sciagurate guerre del Vietnam, dell'Afghanistan o, più recentemente, dell’Iraq…  
Arrivare negli Stati Uniti con questo bagaglio di condizionamenti, più o meno inconsci, è insomma quasi inevitabile. 
Ma l’America sarà sempre lì a sconvolgere le nostre certezze e metterci in crisi. 

Come quando vedremo la vettura di un afroamericano - i cui nonni dei suoi genitori erano sicuramente schiavi in catene - con una piccola "Old Glory" (“Vecchia Gloria”, come viene affettuosamente chiamata dagli americani la bandiera “stelle e strisce”) legata all’antenna. O quando noteremo la bandiera Usa sventolare con orgoglio questa volta nei territori autonomi dei nativi Sioux, Navajo, o Hopi - magari anche con l'immagine di "Cavallo Pazzo" sovrapposta - nativi che proprio in nome di quella bandiera due secoli fa furono sterminati e le cui terre furono occupate. 

                                                         Arizona, Havasupai Indian Reservation








O come quando la vedremo legata all'antenna della Harley-Davidson di un inguaribile hippy che incontreremo lungo una Highway, magari mentre ha uno spinello (illegale) fra le labbra.
  Sulle strade della Pennsylvania
Ma è il continuare ragionare con la mentalità “italiana” a mandarci fuori strada, negli Stati Uniti. Quando poi ci renderemo conto che qui, nella bandiera americana, da sempre, si identificano sia gli americani “wasp” (“Wite Anglo-Saxon Protestant”, bianco di discendenza anglosassone e di religione protestante), che gli immigrati; sia i poveri che i ricchi; sia  i militari che i pacifisti, avremo la conferma che evidentemente qualcosa nel nostro ragionamento non funziona. 
Saremo ancor più sbalorditi quando a New York assisteremo alla prima manifestazione del movimento "Occupy Wall St." e "Siamo il 99%" e vedremo accanto alle bandiere rosse e ai pugni chiusi (negli Usa!)...

New York, manifestazione "Occupy Wall Street"

















... sfilare orgogliosamente qualcuno con la bandiera "stelle e strisce".

New York, manifestazione "Occupy Wall Street"



E la nostra perplessità diventerà incredulità quando verremo a sapere che negli Stati Uniti la bandiera nazionale tanto è rispettata e venerata, quanto la Costituzione americana ne difende la libertà di vituperarla, oltraggiandola o bruciandola. 

Avete capito bene: se in Italia chi brucia una bandiera americana può, teoricamente, essere denunciato e processato, negli Stati Uniti il deturpare, scarabocchiare, financo bruciare la bandiera nazionale è riconosciuto come un diritto alla libera espressione garantito dal Primo Emendamento della Costituzione.
Non che questo sia stato completamente digerito dai conservatori americani - alcuni dei quali vedrebbero volentieri friggere sulla sedia elettrica chi si rende protagonista di questo atto -: ogni tanto, infatti, qualche deputato o senatore Usa tenta di introdurre nel codice penale americano questo reato. Tentativo, finora, andato sempre a vuoto grazie alle sentenze della Corte Suprema Federale e alle votazioni del Parlamento americano.
Anche fra le lacrime (nel senso letterale) dei parlamentari americani più conservatori, molti dei quali si sono trovati a votare contro i provvedimenti di legge che andavano in questo senso. Come il senatore del West Virginia Robert Byrd, che anni fa - fra le lacrime, appunto - di fronte ad una proposta di legge che voleva introdurre negli Usa il reato di "dissacrazione della bandiera" disse piangendo al momento della sua dichiarazione di voto contrario "Amare la nostra bandiera va bene, ma ancor più dobbiamo amare la nostra Costituzione".

California, manifestazione "Occupy Oakland" 

D'altronde, in questo senso, si è finora pronunciata numerose volte la Corte Suprema americana, che in una delle sue sentenze su questo argomento affermava: "Se c'è un principio fondante che ispira il Primo Emendamento è che il Governo non può proibire l'espressione di un'idea solo perché la società trova quell'idea offensiva o sgradevole".
Niente male, eh?

Così come per l'inno nazionale. 
La prima volta che mi trovai ad ascoltarlo dal vivo fu inaspettatamente ad un rodeo, nell'arena di Cody, in Wyoming; la città di William Cody, appunto, il cui nome d'arte - quando smessi i panni di militare si mise a fare altro - era Buffalo Bill. Quando dunque tutto stava per iniziare, le luci vennero spente, con gli altoparlanti che iniziarono a diffondere la voce di John Waine che leggeva la "Preghiera del cow boy". 
E già quello mi sembrò incredibile facendomi non poco sorridere. 
Rimasi ancor più di stucco quando alla riaccensione delle luci, nell'aria si diffuse "The star spangled banner", "La bandiera adornata di stelle", l'inno degli Stati Uniti d'America: con gli occhi sgranati io e i miei amici vedemmo le persone intorno a noi alzarsi in piedi e cantarlo, e non pochi con la mano destra sul cuore. 
Tutti: bianchi, afroamericani, asiatici, nativi americani. Tutti: sia chi aveva l'aspetto di essere un agiato impiegato, sia chi aveva tutta l'aria di lavorare sodo per arrivare a fine mese, chi era giovane, chi era più o meno anziano. Uomini e donne. 
Rimasi interdetto, stupito, emozionato. Perché davvero, io, non mi ero mai trovato dentro a qualcosa di simile. Ed eccola ancora lì, l’America, sempre pronta a sconvolgere le mie certezze e mettermi in crisi. 

Con l'inno americano viene aperta ogni manifestazione pubblica americana. Anche quelle sportive, per esempio. E spesso, in queste occasioni, c'è una persona che "guida" il pubblico al microfono, dal centro del campo. E spesso questa persona rappresenta un'associazione del posto, o un gruppo di volontari, o una scuola, o lavoratori di una fabbrica e così via.
Così come avvenne al Fenway Park di Boston, nello stadio dei "Red Sox", all'apertura di un incontro di baseball. Quel giorno (era il 2 luglio 2007) a cantare l'inno fu una persona affetta da autismo.
Che ad un certo punto inciampa, si emoziona e poi si perde. Con la gente, il pubblico, che allora...



© dario celli

15 commenti:

  1. Caro Dario, ho immaginato ancora prima di inisiare a leggere il post, quale fosse il non sottointeso significato (se c'è, ma io l'ho trovato) di questo tuo scritto. La prima cosa che mi è venuta in mente è stata "Anche a Parigi le bandiere sono OVUNQUE ma i francesi si sa sono dei veri Nazionalisti e, purtroppo io dico e credo, non nel senso buono del termine.
    A NY abbiamo fatto quasi 3000 fotografie e in OGNIUNA è presente la Stars & Strips. Noi a casa nostra ne abbiamo un paio. Piccoline eh prese durante la Columbus Parade del 2010, ma sono li in bella vista in soggiorno. Dietro c'è quella italiana.
    La cosa piu' emozionante è stata essere presente durante l'inno nazionale ad una partita dell'NBA al MSG. Solo il pensiero mi fa venire i brividi. Se riesco ti metterò il video su utube. Ed episodi come quelli postati da te del Fenway in Italia non sapremo MAI cosa significhi.
    Ogni volta che ti leggo è una emozione Dario. Oggi pensavamo proprio a te durante il pranzo e drante il nostro scambio del nostro sogno comune che tu ben sai. ;) Che dire...solo GRAZIE.

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  2. A parte un errore che a me ha fatto rabbrividire: il FENWAY PARK ospita appunto i BOSTON RED SOX, una delle principali squadre di BASEBALL delle Major League e non di football... eresia... per chi ama il baseball come me. Curioso: essere in uno stadio di baseball gremito di gente che va su e giù in continuazione, che chiacchiera e che non sempre è veramente interessato alla partita ma è lì solo per socializzare. Che mangia in continuazione robaccia maleodorante. Ma che tutti insieme si alzano in piedi e con rispetto totale, assoluto e incondizionato, cantano l'Inno. E anche noi ci siamo uniti a loro: in piedi con la mano sul cuore. In rispetto di una terra veramente unica.

    Ma vorrei portare alla tua attenzione, e a quella dei tuoi lettori, altri due episodi che mi hanno commosso.
    Il primo: a scuola, ogni mattina i bambini, gli insegnanti e tutto il personale, prima di cominciare qualsiasi attività, tutti insieme si alzano in piedi volti verso la bandiera che campeggia IN OGNI CLASSE e prestano giuramento. Non male direi... Avremmo da imparare noi questo rispetto alla nostra amata bandiera.

    Secondo episodio: 11 novembre. E' il VETERANS DAY. Ora facciamo una breve premessa: io sono CONTRO ogni forma di guerra e sono contro i guerrafondai. Premesso questo: a scuola era prevista una cerimonia di festeggiamento per i veterani. Sono stati invitati tutti i parenti o vicini di casa veterani degli studenti.
    Ci hanno riuniti tutti in palestra (io passo molto tempo a scuola da mia figlia per supportarla con la lingua e per... passare le mie giornate). Ad un certo punto il Principal dà il benvenuto ai veterani: giovani, vecchi, uomini, donne, attivi o non più. Insomma, tutti con le loro divise. In piedi a cantare l'Inno americano. Mentre vi racconto questo ho ancora i brividi al pensiero di quel momento. Occhi lucidi, bambini che salutavano i loro nonni o i loro papà o mamme... o solo un parente. Tutti ugualmente orgogliosi. E io orgogliosa di far parte, nel mio piccolo, di qualcosa di tanto grande. Di un sentimento così INTENSO da commuovere anche me. Che non avevo nessuno da salutare.

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    1. 'Mazza, che lettori severi, che ho!
      Ho corretto subito l'errore, del quale chiedo venia!

      Sul giuramento alla bandiera e agli Usa che si fa ogni mattina nelle scuole americane, scriverò più avanti. (Citando un curioso caso di obiezione di coscienza...).
      Ricordamelo!

      :-)

      Sul concetto di "nostra amata bandiera" non mi esprimo...

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    2. P.S.: Grazie di avermi segnalato l'errore, comunque!

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  3. ...Quello che mi mette i brividi è il rigoroso assoluto impeccabile silenzio che pervade lo stadio o l'arena in quei pochi minuti. e se si osa fiatare ti "guardano male"!!!!....

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  4. Sono una lettrice ATTENTA più che severa e che ama le parole che scrivi!

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  5. Veramante un bel post e un bel blog, complimenti. A parte Mom,che soddisfa questo mio bisogno, mi piacerebbe leggere nei blog degli italiani in Usa quanto è successo in Italia prima di partire per gli Usa, che percorso avete fatto, che ragionamenti avete fatto per arrivare alla decisione di fare questo passo e come è stato possibile realizzarlo.
    Spero di non chiedere troppo. Complimenti ancora, ciao.

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    1. Qualcosa puoi già trovare, andando indietro.
      Sono due interviste, due chiacchierate, che ho fatto con chi è partito. Ho cercato di raggrupparle nella pagina "Dall'Italia noi siamo partiti", ma finora non sono riuscito... :-)
      Sono la storia di Giordano e quella di Salvatore, il pizzaiolo.
      Leggile!
      Grazie per i complimenti, e grazie per avere letto...

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  6. ok, ottimo spunto per un post. Grazie!

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    1. Grazie a Dario e grazie a te Mom, che cmq qualcosa hai già scritto a proposito. Ma sono impaziente di leggere un post dedicato specificatamente a questo argomento. A presto

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    2. Fatto. Non so se ti ho soddisfatto ma ci ho provato!

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    3. Ecco la risposta:
      http://ita2usa.blogspot.com/2012/02/sul-perche-e-sul-percome.html

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    4. vai a vedere ora: abbiamo aggiunto dettagli preziosi!!!

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  7. "Stars & Stripes": quel che non riusciremo mai a capire veramente dell'America (fin quando non ci vivremo, mi sa...)

    semplice. gli americani sono molto patriottici
    noi per colpa di chi tu sai, non lo siamo.
    in usa la patria è sacra
    in italia fino a 20anni fa scarsi dire patria, dire tricolore, cantare l'inno = fascismo

    cristian

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