Cade il quarto giovedì di novembre, il Thanksgiving, ed è forse la festa più sentita dagli americani, anche perché, negli anni, è diventata una ricorrenza anche avulsa dallo stretto significato religioso.
Il giorno prima, il mercoledì, è quello che tradizionalmente registra il maggior numero di automobili circolanti negli Stati Uniti. E infatti le precise statistiche Usa affermano che ieri c'erano in giro per le strade e per i cieli americani qualcosa come 42 milioni e mezzo di persone, che in auto o in aereo raggiungevano la propria famiglia o gli amici.
Attorno ad una tavola bandita con il classico (enorme) tacchino - riempito di cose a noi incomprensibili, come castagne, pane raffermo bagnato nel latte, uva, mirtilli, erbe varie, vino bianco ecc. e cotto in forno per ore... - fin dal 1623 i credenti ringraziano l'Altissimo del raccolto e dell'abbondanza ricevuta.
Ma soprattutto, uno ad uno, ogni componente della famiglia, ogni convenuto alla tavola del pranzo, ringrazia qualcuno dei presenti, dicendo ad alta voce il perché.
E allora io mi limito, più modestamente, a ringraziare i miei amici americani (vecchi e nuovi) che la scorsa estate, e più in generale in tutti questi anni, mi sono stati vicini e mi hanno sempre dato tanto. Anche senza accorgersene.
Affetto davvero gratuito, e incoraggiamento, innanzitutto.
Il giorno prima, il mercoledì, è quello che tradizionalmente registra il maggior numero di automobili circolanti negli Stati Uniti. E infatti le precise statistiche Usa affermano che ieri c'erano in giro per le strade e per i cieli americani qualcosa come 42 milioni e mezzo di persone, che in auto o in aereo raggiungevano la propria famiglia o gli amici.
Attorno ad una tavola bandita con il classico (enorme) tacchino - riempito di cose a noi incomprensibili, come castagne, pane raffermo bagnato nel latte, uva, mirtilli, erbe varie, vino bianco ecc. e cotto in forno per ore... - fin dal 1623 i credenti ringraziano l'Altissimo del raccolto e dell'abbondanza ricevuta.
Ma soprattutto, uno ad uno, ogni componente della famiglia, ogni convenuto alla tavola del pranzo, ringrazia qualcuno dei presenti, dicendo ad alta voce il perché.
E allora io mi limito, più modestamente, a ringraziare i miei amici americani (vecchi e nuovi) che la scorsa estate, e più in generale in tutti questi anni, mi sono stati vicini e mi hanno sempre dato tanto. Anche senza accorgersene.
Affetto davvero gratuito, e incoraggiamento, innanzitutto.
Donatella, intanto: il primo dei miei punti fermi di New York (che questa estate, come una sorella, ogni tanto si lamentava che non andavo a trovarla mai...).
La sua storia è un piccolo esempio di sogno americano realizzato (anche se lei si lamenta sempre un po'... Ma si è ormai dimenticata del periodo in cui a New York dormiva per terra, senza materasso e con qualche topo intorno).
E il suo negozio è sempre splendido, così come lo sono le sue creazioni.
Gianni, una delle anime più sensibili e intelligenti che io abbia mai conosciuto. Le sue foto sono straordinarie. E quando finirà questo benedetto lavoro che il Gugghenheim gli ha chiesto le potremo vedere tutti. (Un saluto affettuoso anche alla sua bellissima moglie Malena che sorride sempre).
Viviana, che mi ha affittato la sua stanzetta questa estate e i cui vestiti mi facevano il solletico ai piedi, la notte.
Hai ragione: ora mi spiace non aver fatto nemmeno una foto alla mia casetta newyorkese di questo 2011...
Emy (che poi sarebbe Emanuela), arrivata un anno fa dalla Sardegna, che, passeggiando per la città, mi ha raccontato un po' di "trucchi" che usano i giovani italiani "fuoriusciti" per vivere a New York, e mi ha fatto conoscere un panorama della città dal New Jersey che mai avevo visto, e che mi ha fatto partecipe dei suoi progetti.
Giorgio, che è stato costretto a lasciare la Sicilia perché cacciato dalla mafia. E che ora sta realizzando il suo sogno semplice: "Lavorare in grazia di Dio, una casa e la tranquillità per la famiglia".
Lello, costretto a lasciare la Campania perché cacciato dalla disoccupazione. Grazie anche alla sua moglie Julie, che forse non sa cucinare italiano proprio bene, ma che quella domenica ce l'ha messa davvero tutta per far bella figura (e per farmi scoppiare...).
La signora Pina, che conosce tutti gli italiani arrivati negli ultimi quarant'anni a New York a cercar fortuna, e che ne ha aiutati centinaia. Quanto preziosi sono i suoi consigli. (E quanto importanti sono per me i suoi incoraggiamenti...).
Juan, l'organizzatore del "meetup", gli incontri degli americani amanti dell'italiano e della cultura italiana: portoricano che parla alla perfezione la nostra lingua. Grazie anche alla sua giovane moglie canadese che insegna francese in una università di New York, e che mi ha costretto a parlare francese per quasi una intera giornata.
Grazie a tutti coloro che ho conosciuto al "meetup": tra gli altri Bonaventura, Giosia, Irene, Jetta, Mary, Juliet, Natascia.
E Alain, che ha organizzato il "No Berlusconi's day" a New York...
Alberto, che se n'è andato da Napoli ed è riuscito ad aprire un negozio di pizza al taglio (e che ai tempi del referendum mise su internet uno straordinario ed esilarante spot elettorale da lui prodotto... http://www.youtube.com/watch?v=q9y3Q7SfyiA). Grazie a lui, che mi ha fatto capire in un istante quanto può essere dolorosa la distanza dai propri cari.
E poi grazie ai giovani geni dell'Apple store, che hanno risposto con pazienza infinita a tutte le mie più assurde domande (e risolto i miei problemi da impedito...).
Michael Moore, che si è fatto una grassa risata dicendo "Italia Berlusconi!!" quando ha saputo che ero italiano (ma che poi mi ha firmato l'autografo dopo che gli ho detto che non ero proprio un fan del Cavaliere...)
Giulia, che non ha ancora capito se la sua strada è lì, negli Usa, o qui, in Italia. Ma che se non fosse andata lì, dov'è ora...
Laura, che a New York fa mille cose (compresa quella di scrivere un blog seguito come una piccola Bibbia dai turisti italiani); grazie per le cose che abbiamo fatto inisieme, ma soprattutto per essere stata pronta ad adottami come un fratello, quando Irene mi lasciò per due notti in mezzo alla strada.
E grazie a suo marito Luca, che è riuscito a realizzare il suo sogno e ha aperto la sua pizzeria con Antonio, che in Italia si occupava di video... (Ma quanto è buona la vostra pizza!)
E infine grazie a Salvatore.
E a quel suo saluto, che ogni volta che lo ricordo, è una carezza al cuore.
"Ora che sai la strada, puoi venire".
Grazie - davvero grazie - a tutti voi...
dario
P.S.: Come mi era stato richiesto (e come avevo promesso) ho quasi finito di scrivere un intervento più complesso (e assai più lungo) su "Gli Usa: i pro e i contro (per trasferirsi)".
Stay tuned...
© dario celli
E Alain, che ha organizzato il "No Berlusconi's day" a New York...
Alberto, che se n'è andato da Napoli ed è riuscito ad aprire un negozio di pizza al taglio (e che ai tempi del referendum mise su internet uno straordinario ed esilarante spot elettorale da lui prodotto... http://www.youtube.com/watch?v=q9y3Q7SfyiA). Grazie a lui, che mi ha fatto capire in un istante quanto può essere dolorosa la distanza dai propri cari.
E poi grazie ai giovani geni dell'Apple store, che hanno risposto con pazienza infinita a tutte le mie più assurde domande (e risolto i miei problemi da impedito...).
Michael Moore, che si è fatto una grassa risata dicendo "Italia Berlusconi!!" quando ha saputo che ero italiano (ma che poi mi ha firmato l'autografo dopo che gli ho detto che non ero proprio un fan del Cavaliere...)
Giulia, che non ha ancora capito se la sua strada è lì, negli Usa, o qui, in Italia. Ma che se non fosse andata lì, dov'è ora...
Laura, che a New York fa mille cose (compresa quella di scrivere un blog seguito come una piccola Bibbia dai turisti italiani); grazie per le cose che abbiamo fatto inisieme, ma soprattutto per essere stata pronta ad adottami come un fratello, quando Irene mi lasciò per due notti in mezzo alla strada.
E grazie a suo marito Luca, che è riuscito a realizzare il suo sogno e ha aperto la sua pizzeria con Antonio, che in Italia si occupava di video... (Ma quanto è buona la vostra pizza!)
E infine grazie a Salvatore.
E a quel suo saluto, che ogni volta che lo ricordo, è una carezza al cuore.
"Ora che sai la strada, puoi venire".
Grazie - davvero grazie - a tutti voi...
dario
P.S.: Come mi era stato richiesto (e come avevo promesso) ho quasi finito di scrivere un intervento più complesso (e assai più lungo) su "Gli Usa: i pro e i contro (per trasferirsi)".
Stay tuned...
© dario celli
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RispondiEliminaHasta la victoria!
RispondiEliminaGiorgio, che è stato costretto a lasciare la Sicilia perché cacciato dalla mafia. E che ora sta realizzando il suo sogno semplice: "Lavorare in grazia di Dio, una casa e la tranquillità per la famiglia".
RispondiEliminaè il "nostro" Giorgio?
cristian