lunedì, settembre 12, 2011
Come si fa ad assistere con il cuore freddo a questo rosario di nomi, a questa litania di dolore, a questo appello di assenti eppure così presenti nel cuore, nella gola, negli occhi di tutti, qui, oggi.
Come si fa a trattenere le lacrime di fronte a bambini di dieci, undici, dodici anni anni, così piccoli rispetto alla Freedom Tower nemmeno ancora terminata, ma così giganti nella loro semplice, disarmante sofferenza.
C'è il cielo giusto, questa mattina, a New York. Non azzurro con quelle nuvolette bianche che fanno il cielo americano così speciale: ma cielo grigio.
Grigio come la tristezza composta, grigio come il dolore nascosto, grigio come la divisa delle donne e degli uomini della NY State Police.
Non ho voluto prendere la metro, questa mattina, per andare a Ground Zero. Ho voluto andare incontro a questo mausoleo di una tragedia collettiva, a piedi.
Passo davanti ad una caserma dei vigili del fuoco con i volti delle loro vittime appena accennati nel marmo, scolpiti quasi come se fossero ombre che vegliano ancora.
Fra loro, quello baffuto e sorridente di John Santore, figlio di italiani che si sono spaccati mani ed anima per venire dalla Sicilia, per tirarlo su in America.
La Sicilia di mia madre.
Sono contento di essere qui non per lavoro, ma per "passione"; e forse - davvero - in tutti i sensi.
Così posso vivere davvero questo momento con le emozioni di una persona qualunque, con il dolore e lo sgomento di un americano qualunque.
D'altronde come avrei fatto ad ascoltare con il cuore freddo questo elenco di morti nel fuoco, nel cemento sgretolato, nelle carlinghe di aerei che precipitavano, tutti simboli di una America che oggi appare, paradossalmente, ancora più forte, ancora più unita, proprio grazie a questo elenco di nomi americani, irlandesi, polacchi, italiani, messicani, cinesi, arabi, indiani, pakistani, egiziani, francesi, marocchini, spagnoli...
Come farà mai il parente di una vittima - quando termina l'elenco di sconosciuti che gli è stato assegnato - aggiungere senza morire di dolore "and my brother Frank", "and my husband Marc...", "and my wife Julie", "i tuoi bambini non dimenticheranno mai, don't worry...", non so.
Sono contento di essere qui non per lavoro, ma per "passione"; e forse - davvero - in tutti i sensi.
Così posso vivere davvero questo momento con le emozioni di una persona qualunque, con il dolore e lo sgomento di un americano qualunque.
D'altronde come avrei fatto ad ascoltare con il cuore freddo questo elenco di morti nel fuoco, nel cemento sgretolato, nelle carlinghe di aerei che precipitavano, tutti simboli di una America che oggi appare, paradossalmente, ancora più forte, ancora più unita, proprio grazie a questo elenco di nomi americani, irlandesi, polacchi, italiani, messicani, cinesi, arabi, indiani, pakistani, egiziani, francesi, marocchini, spagnoli...
Come farà mai il parente di una vittima - quando termina l'elenco di sconosciuti che gli è stato assegnato - aggiungere senza morire di dolore "and my brother Frank", "and my husband Marc...", "and my wife Julie", "i tuoi bambini non dimenticheranno mai, don't worry...", non so.
Come si fa a rimanere impassibili quando, terminato il proprio elenco di nomi, ognuno espone al mondo la foto del proprio padre, della propria madre, della propria figlia, del proprio fratello o sorella, del proprio nonno, la cui vita è finita qui, proprio dove sono io ora.
Il rosario snocciola nomi italiani di continuo...
Angelo Amaranto
Laura Angiletta
Salvatore B. Calabro
David De Feo
Laura Angiletta
Salvatore B. Calabro
David De Feo
Sono paradossalmente contento di scrivere per me, oggi, per voi, di scrivere quel che voglio, con gli errori che verranno. Di de/scrivere senza il cronometro del minuto e 10 secondi che incombe.
Salvatore Gitto
Cinzia Giuliano
Michael Patrik La Forte
Stephen LaMantia
Daniela Rosalia Notaro
Cinzia Giuliano
Michael Patrik La Forte
Stephen LaMantia
Daniela Rosalia Notaro
E che colpo al cuore, che nodo alla gola, quando il padre di questa nostra Daniela dice, in italiano, davanti a centinaia di milioni di americani "Daniela, noi sappiamo i sacrifici che hai fatto. Verrà il giorno che ti abbraccerò di nuovo. Ciao".
Un ragazzino nomina Thomas Palazzo,
Richard A. Palazzolo
Frank Antony Palombo
Edward Joseph Papa
Richard A. Palazzolo
Frank Antony Palombo
Edward Joseph Papa
e poi sento il nome di Marie Pappalardo, il cognome di mia mamma, il nome e cognome di mia zia.
La via crucis di Ground Zero continua con altri nomi d'Italia.
Il padre di Mark James Petrocelli parla col figlio e gli dice, con la voce soffocata dal pianto, "tu rappresenti la libertà e l'America".
Quello di Christofer Peter Antony Racaniello ripete tre volte al microfono "We never forget, we never forget, we never forget", "non dimenticheremo mai".
Salvatore F. Pepe
Mark James Petrocelli
Vincent A. Princiotta
Francis Saverio Riccardelli
Thomas Antony Casoria
Mark James Petrocelli
Vincent A. Princiotta
Francis Saverio Riccardelli
Thomas Antony Casoria
quasi tutti con tre nomi, quei nomi, pronunciati scanditi, netti, come un rullo di tamburi, come dei passi di marcia, come una marcia funebre.
Dietro ai parenti che leggono i nomi delle vittime - aggiungendo, al fondo, il nome della "loro" vittima - un poliziotto, immobile, pietrificato dal dolore.
Quanti suoi colleghi ci sono, fra le vittime, avrà pensato questa mattina mentre lucidava il distintivo, listandolo a lutto...
Nicholas P. Rossomando
Daniel A. Spampinato jr
John Michael Grazioso
Daniel A. Spampinato jr
John Michael Grazioso
Una donna riesce a dire, dopo il nome del proprio marito, "Resti ancora il mio migliore amico".
Il figlio di Jaffrey John Giordano dice al proprio padre "Non vedo l'ora di bere con te una birra ghiacciata e un caffè bollente"...
Continua per ore, tre, quattro ore, questa catena di dolore trascinata da chi è rimasto.
Come quella donna che "dice" al marito "grazie per avermi dato i nostri splendidi bambini".
La cerimonia finisce dopo ore di nomi, con la gente davanti ai maxischermi a guardare, ascoltare, asciugarsi gli occhi.
E' chiusa al pubblico, è aperta solo ai congiunti.
E proprio quando sto andando via, mi trovo in mezzo ad un gruppo di parenti appena scesi da due pulman. Parenti meno "stretti", ai quali è stato concesso l'ingresso nel "National September 11 Memorial" solo a fine cerimonia.
E' così, per caso, per sbaglio, mi trovo in mezzo a loro, e quasi senza accorgermene una signora mi mette al petto una piccola coccarda azzurra.
E così sono dentro al Memorial, che al pubblico aprirà solo dopo domani.
Lo spazio è immenso, quanto era immenso quello dove si alzavano in cielo le Torri Gemelle.
Al loro posto, due enormi fontane quadrate, sulle cui balaustre si leggono i nomi dei morti nell'attentato del 26 febbraio '93, e poi quelli dell'11 settembre 2001, quelli della Torre Nord, della Torre sud, del volo 11, del volo 93, del Pentagono, e così via...
2983 nomi incisi "a fessura", illuminati sotto, così da essere visibili anche di notte.
Per sempre.
Accanto al nome, molti fissano con l'adesivo la foto del loro caro, infilano una bandierina in una delle lettere del nome, o un messaggio, o un fiore...
Come al cimitero, anche se non si conoscono, i parenti delle vittime si rivolgono un saluto, si mostrano a vicenda le foto del figlio, della moglie, del nipote.
Si raccontano il loro dolore, che è sempre lo stesso identico dolore.
Si raccontano il loro dolore, che è sempre lo stesso identico dolore.
Un uomo, in lacrime, bacia il nome della moglie.
Una donna, accarezza con le sue dita artritiche quel che le rimane del marito, Paul M. Benedetti.
Un vedovo, in ogni lettera del nome della moglie Suzanne Rose Kondratenko, mette piccole rose rosse.
E quel minuscolo biglietto, con una sola parola...
E l'inizio della letterina, che si intravede, in trasparenza: "I love...".
Fra le due grandi vasche, centinaia di querce, prati verdi e cubi di granito. Dove ci si può riposare e pensare, con la colonna sonora perenne della cascata d'acqua.
Acqua che finisce in una vasca della quale non si vede il fondo.
Come certi dolori, che non passeranno mai.
All'ingresso, una frase di Virgilio in inglese:
"No day shall erase you from the memory of time".
"Nulla dies umquam memori vos eximet".
"Nessun giorno vi cancellerà dalla memoria del tempo".
© dario celli. Tutti i diritti sono riservati
Commenti
RispondiElimina#6 10:40, 13 settembre, 2011
Bravo Dario.. veramente bello... e non lo scrivo perchè sei tu.... ma perchè lo penso veramente!! Pat
utente anonimo (IP: 2172b79c81a8643)
#5 07:51, 13 settembre, 2011
Profondamente commossa.
Non solo per il contesto da cui è stato ispirato questo post,ma per una serie ulteriori di ragioni.
Molti italoamericani sono morti li' e nessuno.meglio di "Lei" avrebbe mai potuto descrivere cosi' bene quel dolore.
Le lettere, l'orsachiotto, il fiore,gesti di un dolore che non finirà mai.
Dovrebbe mettere queste parole su una bacheca esposta al pubblico in tutto il mondo perchè il mondo possa apprezzare di piu' L'Italia e gli Italiani.
Un carissimo saluto. She
shewant
#4 17:42, 12 settembre, 2011
lascia senza parole massimiliano
utente anonimo (IP: a53fe7329212e0a)
#3 11:25, 12 settembre, 2011
senza parole
bellissimo e commuovente racconto di cronaca vera e reale
ciao cristian
utente anonimo (IP: d452d8bd5c4666a)
#2 09:55, 12 settembre, 2011
Senza parole!
utente anonimo (IP: 20a7ceae9e8a70a)
#1 08:39, 12 settembre, 2011
bellissima...
utente anonimo (IP: 0dcc6a322d8fab9)
Bellissimo
RispondiEliminaquesta purtroppo non è aria fritta ma triste realtà, spero che fatti del genere non debbano mai più accadere, grazie Dario, ciò che scrivi segna l'anima,
RispondiEliminaUn Ringraziamento dal profondo del cuore per questo fantastico lavoro che hai svolto. Ogni volta che lo rileggo mi rendo conto quanto avrai sofferto nell'osservare e nel scrivere... Non sara' stato per niente facile. Ti considero un Italo-Americano perche' qui in America tutti ti stimiamo caro Dario Celli. Non smettere mai di scrivere e raccontare l'America... Perche' sei l'unico che ci osserva e scrive con il cuore.
RispondiEliminaSanty, sei troppo gentile.
EliminaGrazie per queste tue parole...
d.
Grazie Dario per questo tuo grande resoconto Lo vissi in diretta guardando la televisione durante quel pomeriggio e che non dimentichero' mai Ho visto in Tv qui in California il decennale e ho pianto come piango adesso dopo aver letto il tuo racconto
RispondiEliminaUn abbraccio
Franca B. - California
Non so perché ma ho letto solo ora queste tue parole.
EliminaTi ringrazio tanto.
Un abbraccio...
d.
Dario grazie! Non potevi descrivere in modo migliore la memoria di questa tragedia!
RispondiEliminaNon sono mai stata a NY ma già queste foto e quel numero famigerato 2983 rinnovano il dolore e la commozione!
Quel tremendo pomeriggio lo ricordo perfettamente, ero in visita ad una signora anziana il cui figlio era in viaggio di nozze e in volo verso NY in quelle ore, fino a sera tardi dalla tv non si capiva bene cosa fosse realmente successo...Le ho fatto compagnia fino a notte, quando abbiamo avuto comunicazioni che il figlio e la nuora erano salvi, l'aereo per fortuna aveva cambiato rotta!....
Un abbraccio...
Eliminad.