giovedì, settembre 22, 2011
Sì, ci sono andato, alla manifestazione degli "Indignados" americani.
E fino a ieri erano ancora là, in Trinity Place, una piazzetta nei pressi di Wall Street, che affianca la Broadway.
Una piazzetta dove ci sono alberi e panchine, ora occupate giorno e notte da quelli che noi in Italia definiremmo "no global".
Sono ragazzi: con le stesse facce che avevamo noi quando avevamo la loro età, con gli stessi capelli, gli stessi sguardi, gli stessi sorrisi.
E forse gli stessi sogni.
Li guardo, mi specchio in loro e penso a me ora. In questo momento, poi, mentre scrivo, ho giacca, camicia e cravatta. Di Gucci, per di più (è quella rossa, che metto quando ho più bisogno di fortuna). Avevo un appuntamento che reputavo importante, oggi, e allora l'ho tirata fuori dalla valigia.
Durante il giorno saranno un centinaio, forse duecento. Stanno lì, seduti per terra, si mettono a circolo (ieri ne ho contati cinque o sei di questi crocicchi) con uno che parla, a turno. Sono delle specie di mini-assemblee, dove molti sono quelli che ascoltano, intorno.
C'è anche un gruppo di frati e chierichetti con il saio bianco.
La polizia è presente ma, diciamo, non in atteggiamento "aggressivo".
Sono lungo il marciapiede che dà sulla Broadway. Non sono in tenuta "antisommossa", niente caschi o cose di questo genere: OGNI POLIZIOTTO, POI (come tutti i poliziotti, in America), HA IL COGNOME BEN VISIBILE SULLA CAMICIA.
Diciamo che stanno lì a guardare quello che succede. Lungo la strada ci sono un paio di loro macchine ferme, un camioncino con una strana torre estensibile con una telecamera sopra e molti motorini Piaggio, quelli di cui son dotati i poliziotti "di strada" a New York.
Come direbbero i telegiornali delle nostre parti, né il giorno della manifestazione, né in quelli seguenti "si sono registrati incidenti".
Solo il primo giorno, c'è stato un "fuori programma", anche se immaginabile: ad un certo punto un gruppo di ragazzi ha lasciato il centro dei giardini e ha iniziato a sfilare in corteo sul marciapiede attorno alla piazzetta.
Più o meno in fila per tre, scandivano slogan, issando cartelli e bandiere rosse, insieme a quelle rosse e nere anarchiche
Ma, incredibile, in mezzo alle bandiere rosse c'erano anche bandiere americane.
Come an/notai dopo il mio primo viaggio - ormai molti anni fa - l'America è qui, pronta a mettere in discussione le nostre presunte certezze.
Lo ammetto: vedere bandiere rosse e pugni alzati negli Stati Uniti, a New York, a due passi da Wall Street, mi ha fatto un po' effetto. Così come assistere alla vendita militante del periodico "The Revolution", della Quarta Internazionale.
In America.
C'erano cartelli contro la globalizzazione, contro lo strapotere delle banche, ma anche altri...
Il corteo "circolare" sarà durato una buona mezz'ora, fino a quando ad un certo punto ha invece repentinamente imboccato la Broadway (sempre sul marciapiedi, però!) direzione "Wall Street".
Una decisione che ha colto di sorpresa i poliziotti, che si sono precipitati ognuno verso il proprio motorino e sono partiti a razzo, modello "coatto di Torbella" (ndA: tipico giovane abitante nel quartiere periferico romano di Tor Bella Monaca).
Non sono riusciti a raggiungere il New York Stock Excenge, il palazzo della Borsa, i giovani, che hanno iniziato a girare via dopo via fino a riuscire ad arrivare a Wall Street, la via: ma cordoni di polizia (nemmeno poi tanto aggressivi) bloccavano la strada, o meglio, la loro uscita dal marciapiede.
Il corteo, dunque, (direi duecento persone) si è allora fermato sì in Wall Street - nella via, intendo - ma sotto le finestre del rinomatissimo ristorante "Cipriani Wall Street", laddove si stava svolgendo un ricevimento. Forse un pranzo di matrimonio.
Sta di fatto che ho assistito ad una scena un po' surreale: i ragazzi, dal marciapiede, urlavano i loro slogan, mentre sulla balconata di sopra (quella che vedete con le piante) ad un certo punto sono spuntati gli invitati al ricevimento - elegantissimi, in abito scuro gli uomini o colorati vestiti lunghi le donne - che salutavano i ragazzi con in mano il flûte di champagne.
In altri tempi noi, diciamo la verità, avremmo preso la cosa come una provocazione e ci saremmo arrampicati con i denti fino a mangiare i potus della balconata.
Quelli, come vedete, niente...
Dopo essere stato lì una ventina di minuti, il corteo è poi ripartito alla volta dei giardini di Trinity Place.
Non ho idea se e come se ne sia parlato in Italia.
So che i ragazzi finora sono stati lì, in piccole tende piantate nel giardino, anche in questi ultimi tre giorni in cui la temperatura - specie la notte - si è decisamente abbassata.
Tornando a casa, oggi, sono poi passato per la prima volta di fronte ad un palazzotto di fine ottocento dove, oltre alla bandiera americana, sventolava quella italiana.
Mi accorgo che l'insegna (un'antica targa in bronzo) dice letteralmente "Tiro a Segno New York Rifle Club", così come lo stemma, che ricorda un po' quello degli alpini: solo che qui, l'aquila con le ali aperte, è sopra - appunto - ad un "tiro a segno" circolare, ed è circondata da alloro con due fucili incrociati.
Ne avevo sentito parlare e allora approfitto della presenza, fuori, del cuoco, per chiacchierare un po'.
Mi conferma che il circolo è stato inaugurato da Giuseppe Garibaldi, il quale ha lasciato in dono una delle sue pistole.
Ma devo tornare (in giacca e cravatta) per continuare la chiacchierata e per vedere la lettera autografa di Garibaldi che viene conservata gelosamente sotto vetro.
Ma soprattutto per verificare se è vero - come so - che qui, se si vuole, si può usare come bersaglio il volto dell'ormai defunto Osama Bin Laden...
P.S.: Devo fare una correzione. I tipi di caffè che vengono venduti nella torrefazione sotto casa, non sono una trentina, come scrissi in uno dei miei primi interventi, ma 118 (centodiciotto).
Lo ammetto: vedere bandiere rosse e pugni alzati negli Stati Uniti, a New York, a due passi da Wall Street, mi ha fatto un po' effetto. Così come assistere alla vendita militante del periodico "The Revolution", della Quarta Internazionale.
In America.
C'erano cartelli contro la globalizzazione, contro lo strapotere delle banche, ma anche altri...
Il corteo "circolare" sarà durato una buona mezz'ora, fino a quando ad un certo punto ha invece repentinamente imboccato la Broadway (sempre sul marciapiedi, però!) direzione "Wall Street".
Una decisione che ha colto di sorpresa i poliziotti, che si sono precipitati ognuno verso il proprio motorino e sono partiti a razzo, modello "coatto di Torbella" (ndA: tipico giovane abitante nel quartiere periferico romano di Tor Bella Monaca).
Non sono riusciti a raggiungere il New York Stock Excenge, il palazzo della Borsa, i giovani, che hanno iniziato a girare via dopo via fino a riuscire ad arrivare a Wall Street, la via: ma cordoni di polizia (nemmeno poi tanto aggressivi) bloccavano la strada, o meglio, la loro uscita dal marciapiede.
Il corteo, dunque, (direi duecento persone) si è allora fermato sì in Wall Street - nella via, intendo - ma sotto le finestre del rinomatissimo ristorante "Cipriani Wall Street", laddove si stava svolgendo un ricevimento. Forse un pranzo di matrimonio.
Sta di fatto che ho assistito ad una scena un po' surreale: i ragazzi, dal marciapiede, urlavano i loro slogan, mentre sulla balconata di sopra (quella che vedete con le piante) ad un certo punto sono spuntati gli invitati al ricevimento - elegantissimi, in abito scuro gli uomini o colorati vestiti lunghi le donne - che salutavano i ragazzi con in mano il flûte di champagne.
In altri tempi noi, diciamo la verità, avremmo preso la cosa come una provocazione e ci saremmo arrampicati con i denti fino a mangiare i potus della balconata.
Quelli, come vedete, niente...
Dopo essere stato lì una ventina di minuti, il corteo è poi ripartito alla volta dei giardini di Trinity Place.
Non ho idea se e come se ne sia parlato in Italia.
So che i ragazzi finora sono stati lì, in piccole tende piantate nel giardino, anche in questi ultimi tre giorni in cui la temperatura - specie la notte - si è decisamente abbassata.
Tornando a casa, oggi, sono poi passato per la prima volta di fronte ad un palazzotto di fine ottocento dove, oltre alla bandiera americana, sventolava quella italiana.
Mi accorgo che l'insegna (un'antica targa in bronzo) dice letteralmente "Tiro a Segno New York Rifle Club", così come lo stemma, che ricorda un po' quello degli alpini: solo che qui, l'aquila con le ali aperte, è sopra - appunto - ad un "tiro a segno" circolare, ed è circondata da alloro con due fucili incrociati.
Ne avevo sentito parlare e allora approfitto della presenza, fuori, del cuoco, per chiacchierare un po'.
Mi conferma che il circolo è stato inaugurato da Giuseppe Garibaldi, il quale ha lasciato in dono una delle sue pistole.
Ma devo tornare (in giacca e cravatta) per continuare la chiacchierata e per vedere la lettera autografa di Garibaldi che viene conservata gelosamente sotto vetro.
Ma soprattutto per verificare se è vero - come so - che qui, se si vuole, si può usare come bersaglio il volto dell'ormai defunto Osama Bin Laden...
P.S.: Devo fare una correzione. I tipi di caffè che vengono venduti nella torrefazione sotto casa, non sono una trentina, come scrissi in uno dei miei primi interventi, ma 118 (centodiciotto).
Commenti
RispondiElimina#2 22:47, 23 settembre, 2011
mi contestano obama?
non glil'hai proibito?
ciaoo
utente anonimo (IP: c05d028a77d0d4e)
#1 08:39, 22 settembre, 2011
buondì!!
... cravatta rossa, eh!?!?!?
bene bene.. mooolto bene.
incrociamo le dita...
P.
utente anonimo (IP: 0dcc6a322d8fab9)
Ciao Dario. A parte l'indubbia completezza dei tuoi report, ma.... perché alcune foto si ingrandiscono al clic e altre no?
RispondiEliminaUmby
Non mi fare domande alle quali non so rispondere...
RispondiEliminaForse non si possono ingrandire le foto degli interventi che ho "trasportato" dalla vecchia piattaforma, da Splinder...
La polizia è presente ma, diciamo, non in atteggiamento "aggressivo".
RispondiEliminaSono lungo il marciapiede che dà sulla Broadway. Non sono in tenuta "antisommossa", niente caschi o cose di questo genere: OGNI POLIZIOTTO, POI (come tutti i poliziotti, in America), HA IL COGNOME BEN VISIBILE SULLA CAMICIA.
non ha bisogno di essere aggressiva. bastano le leggi che se vengono violate sono aggressive verso chi le viola
non sapevo del circolo aperto da Garibaldi
ciao cristian