31 ago, 9:20 p.
Sarà stato lo stomaco che mi annebbiava la mente, ma sono costretto a riscrivere il post, visto che ieri sera nel momento dell'invio tutto è andato perduto.
Questa volta inizio dal fondo, dalla fine della giornata.
Ieri volevo regalare a Massimiliano e Noemi, i miei nuovi amici conosciuti per strada (a New York si fanno un sacco di conoscenze interessanti e in modo causale), un paio di immagini da "cartolina", dopo la visita a Williamsbourg .
Chi mi conosce sa che il mio senso di orientamento è pari a zero e dunque mentre vagavamo a Brooklyn alla ricerca di un piccolo parco che conoscevo, dal quale c'è una vista mozzafiato di Manhattan, ci siamo passati davanti.
No, non al parco, ma davanti a Peter Luger, una delle migliori steakhouse non solo di New York ma degli Stati Uniti. Secondo i critici gastronomici si tratta addirittura di una delle prime dieci.
Il richiamo è stato troppo forte, dunque - (consci che ci avrebbe "pelato", ma nemmeno poi tanto, come si vedrà poi...), dopo aver scovato un altro angolo dal quale fare foto di Manhattan con i suoi grattacieli illuminati (era praticamente un "lungo fiume" di un condominio privato (e che condominio!), ma il sorvegliante dalle consuete dimensioni "americane" ci ha indicato che potevamo entrare...) - siamo tornati là.
In verità le speranze erano poche, visto che normalmente la prenotazione bisogna farla almeno non un mese di anticipo.
So di persone (italo-americani di un "certo livello") che qui hanno un tavolo fisso e che quando non vengono, "passano" la loro prenotazione a parenti, conoscenti ed amici di "amici"... (Ma non era il nostro caso, ovvio).
Il destino, però, talvolta aiuta gli audaci, soprattutto quando si è a New York e l'audacia consiste nel farsi una mangiata che rimarrà scolpita nella memoria.
Peter Luger, steakhouse dal 1887, è un'esperienza mistica.
Tutta la carne che utilizza è certificata dall'Usda, l'organismo del ministero dell'Agricoltura americano i cui funzionari esaminano prima le stalle dove vengono svezzati per un breve periodo i vitellini, poi i terreni in cui per mesi pascolano liberi da adulti, poi come vengono alimentati e infine la loro carne, che classificheranno secondo le eventuali venature presenti.
Ci sono varie posizioni nella classifica: e inutile è dire che Peter Luger usa la "Prime", la migliore.
Qualche minuto prima dell'arrivo delle portate avevo intenzione di fotografare i piatti. Io e Massimiliano avevamo deciso di dividerci la nostra Porterhouse (il nome ha una vaga assonanza con la parola italiana "portaerei": non c'entra nulla, anche se la dimensione è praticamente tale...), la "Steak for two", bistecca da 32 oz circa, dunque quasi 1 chilo.
Noemi aveva invece ripiegato per la "Single Steak": leggermente più piccola di mezzo chilo.
E che le dimensioni si preannunciassero gigantesche lo avevamo capito quando il cameriere aveva iniziato a far posto sul tavolo.
Quando i piatti sono arrivati, sarà perché colpiti dalle dimensioni, sarà perché storditi dal profumo, alla foto non ci ha pensato nessuno.
In silenzio e con gli occhi spalancati ci siamo dedicati alla nostra bistecca, che viene presentata con pezzi già tagliati perpendicolarmente partendo dall'osso.
Il sapore e la tenerezza sono davvero difficili da descrivere: la carne risulta "dolce" al palato, tenera al punto che quasi non è necessario masticarla...
Concentrati come eravamo quasi non parlavamo: riuscivamo ad emettere solo mugolii che ricordavano ben altri tipi di godimenti...
Il costo è all'altezza dell'esperienza (ma, suvvia, una volta ogni tanto si può fare...): 88,90$ quella doppia e 41,95$ la singola (rispettivamente 61,70 €uro - da dividere in due - e 29,11 €uro la "singola").
Devo dire che nessuno aveva casualmente mangiato a pranzo e che comunque non avevamo ordinato altro.
Non c'era spazio, e non volevamo rovinare il gusto che ci era rimasto in bocca.
Insomma, tenuto conto del posto, direi che si può fare...
Con Massimiliano e Noemi l'appuntamento era a Unione sq.
Sono arrivati proprio nei momenti in cui un giovane andava in giro fra le panchine del giardino con un cartello che annunciava "Free Hugs", "Abbracci gratis".
Lo confesso, non ho osato, ma mi ha stupito vedere che molti hanno accettato l'invito.
Chissà se lo hanno fatto perché bisognosi loro d'abbracci o perché pensavano di soddisfare il suo, di bisogno.
L'arrivo degli amici (e la scena degli abbracci gratis) aveva interrotto la lettura di "Am New York", quotidiano che - alla faccia della polemica tutta italiana (è straordinario essere in Italia anti-Obama per fini tutti italiani!) - titolava: "Nyers after Irene: Bravo! Storm's biggest surprise: Officials lauded for leadership".
Seguiva un sondaggio fatto fra i newyorkesi che lodavano i provvedimenti preventivi adottati dal sindaco (repubblicano) Bloomberg e le interviste a capo della Polizia e ad altri personaggi pubblici che facevano altrettanto.
Sfogliando il giornale - proprio nella pagina che riportava gli articoli sulla situazione post-uragano - ho trovato geniale la pubblicità di un grande magazzino. Lo slogan a caratteri cubitali era "IRENE IS GONE!".
Seguivano vari coupon per usufruire dello sconto del 25% su tutti i prodotti: abbigliamento, accessori, scarpe, alimentari ecc...
E sempre lì, chiacchierando con una amica, ho poi scoperto anche che a New York ci si può far aggiustare i capelli a prezzi inimmaginabili.
Basta andare (non ho idea se prenotandosi o con quanto anticipo, ma ho deciso che sperimenterò personalmente la cosa...) alla "Empire Beauty School", la scuola per parrucchieri, "make up", estetisti/e, manicure" (anzi, "nail technology"!) di New York.
A tagliare, fare la piega e le mani sono gli studenti dell'ultimo anno, sotto la stretta sorveglianza degli insegnanti, ovviamente.
I prezzi, accennavo...
5 dollari, taglio e piega (3,47€);
5 dollari lo shampoo
20 dollari il colore (13,88€)
25 dollari la permanente (17,35€)
10 dollari la "Spa manicure" (??) (6,94€)
20 dollari la "Spa facial" (pulizia, tonico, esfoliante, massaggio maschera e non so cos'altro) (13,88€).
Mance escluse.
Che dite, sperimento?
Ieri sera ho poi conosciuto finalmente la persona con la quale condividerò la casa: dico subito alle mie amiche che Joaquim è effettivamente un gran figo.
E' gentile, ha un sorriso spaziale e ha un fisico (e un'età) irraggiungibile (per me, ovvio).
Abbiamo orari differenti, dunque la cosa appare perfetta: lui va via senza far colazione (mi pare d'aver capito che nonostante la sua giovane età - sulla trentina - sia manager in un albergo nel Meatpacking district e dunque la fa là) e arriva quando io vagabondo ancora in giro per Manhattan.
E' arrivato con due giorni di ritardo (causa uragano) dalla California, dov'era per una breve vacanza.
Mi ha solo chiesto se gli insegno a fare il caffè con la moka italiana (o meglio, cinese, che ho comprato qui).
Fin qui ci arrivo...
Oggi pomeriggio ho poi in programma di andare ad un "incontro fra amanti dell'Italia" (nel senso culturale, ovvio). Si tratta, mi pare d'aver capito, di americani che amano il nostro Paese, la nostra lingua e vogliono conversare del più e del meno con italiani.
Mi sa che sarà molto interessante...
Ho delle domande:
RispondiElimina-Quanto si spenderebbe facendo shopping,cioé i costi come sono?
-posso avere il tuo numero?perché voglio andare negli USA e se ho bisogno di informazioni posso chiedertele
Quanto si spenderebbe facendo shopping?
EliminaNon ti pare una domanda un po' generica?
Ti posso dire che conosco persone che hanno riservato allo shopping cinquecento euro, altre mille.
Ma immagino che ci sia anche chi, ogni volta che esce dall'albergo, spenda anche 4000-5000 euro.
Per il resto, mi trovi su Facebook!
Grazie per essere passata da qui!
d.