28 ago
Eccola, Irene.
O meglio, ecco i suoi valletti che ne annunciano l'arrivo.
Da un paio d'ore sta piovendo senza sosta.
Ma soprattutto "piove a vento". E Irene non sta nemmeno ancora sfiorando New York.
L'Hurrican Irene Tracking Map indica che mentre qui infuria quella che noi chiameremmo "una bufera", in realtà l'occhio di Irene è ancora a Washington, a 350 chilometri di distanza.
Il sindaco Bloomberg ha diffuso ora un appello nel quale chiede ai cittadini e a coloro che sono a New York di non uscire di casa. "E' scaduto il tempo per evacuare", ha detto.
Perché adesso per New York inizia la fase più difficile: il vento (in questo momento intorno ai 130 km all'ora, 81 miglia) trascina via, ma soprattutto porta con sé qualunque cosa.
Dunque ci sarà anche il pericolo degli "oggetti volanti".
E anche qui gli scongiuri sono d'obbligo.
Guardo i doppi vetri delle finestre con espressione indagatoria, in cerca di rassicurazione.
Dopo aver scritto questo pomeriggio (e dopo essermi sufficientemente rilassato con un pisolino ristoratore) sono sceso nella hall dell'albergo (46 piani, 2086 camere) e quasi sembrava che tutte le persone fossero lì.
Molti gli italiani in attesa di partire, molti quelli che qui hanno trovato "rifugio".
Si creano strane ed improbabili solidarietà: si parla (di tutto, dell'America, dell'Italia...) per far passare le ore e anche, ovviamente, per esorcizzare la paura. Che ora, devo dire, non c'è più (o non c'è ancora).
Ora si va a letto.
Domani ci attende un'altra giornata di pioggia. E per tutto il giorno (e io ho finito le mie scorte di viveri...).
Domani mattina, quando da voi sarà pomeriggio, vi dirò che tipo è Irene...
Buona notte.
P.S.: Agli italiani con i quali ho chiacchierato, ad un certo punto ho fatto vedere le foto che ho fatto qualche mese fa a L'Aquila. Hanno sbarrato gli occhi dicendo: "Ma lui non aveva detto che era tutta a posto e ricostruita??"
Ho sorriso...
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