Il primo si chiamava Alexander
Hopper.
Uso l'imperfetto non perché Alexader
oggi non sia più fra noi - anzi, oggi è un uomo sano di 33 anni - ma
perché questa storia inizia quando Alexander era un bambino di un
anno.
Un bambino
di un anno malato di cancro.
Era il 22
dicembre 1981 e Andrea - la madre del piccolo Alexander - doveva assolutate portare
il suo bambino in un ospedale di New York, il solo centro specializzato degli
Stati Uniti che in quegli anni era in grado di curare adeguatamente
quel terribile tumore agli occhi - il "retinoblastoma"
- che aveva colpito il figlio.
Si tratta di un tumore
che aggredisce in particolare gli occhi dei bambini sotto i cinque
anni.
Non sapeva dove
sbattere la testa, Andrea.
Non sapeva proprio come andare
fino a New York, visto che lei e il figlio abitavano a Denver, nel Colorado.
Qualcosa come 2615 chilometri di
distanza...
Fu un medico ad indirizzare la
donna verso il Corporate Angel Network: ne aveva sentito parlare da poco, anche
se non sapeva bene come funzionava.
Potremmo definirli un gruppo di "Angeli
Paperoni".
Ma per parlare di loro, amici di Aria
Fritta, dobbiamo tornare ancora indietro di qualche mese.
Quando cioè Priscilla H. Blum, pilota
commerciale, e Jay N. Weinberg,
proprietario di una agenzia di autonoleggio Avis, fondarono insieme a Leonard M. Greene - Presidente della Safe Flight Instrument Corporation - la "Corporate
Angel Network".
Priscilla H. Blum e Jay N. Weinberg
erano stati malati di tumore e sapevano benissimo che per affrontare e
sconfiggere la malattia erano necessarie faticose (e costose) trasferte
per raggiungere centri specializzati, quasi sempre molto lontani dalla città di
residenza di ogni malato.
L'idea prese forma quando si
trovarono a parlarne con Leonard M. Greene, un loro conoscente che perse
la moglie proprio a causa di un tumore.
Il quale aveva
competenze in businness aziendale, ma soprattutto poteva contare su preziosissimi contatti
con l'ambiente dell'"aviazione civile privata".
L'idea - semplice -
era partita da una considerazione altrettanto semplice: ogni giorno, negli Stati Uniti, migliaia di aerei executive, di privati o
aziende, viaggiano da una parte all'altra degli States soltanto con due o tre
passeggeri.
O addirittura vuoti.
Ed ecco l'idea di Priscilla, Jay e Leonard: "Potremmo
raccogliere in un database le richieste di chi ha bisogno di raggiungere
cliniche o centri specializzati lontani dalla propria abitazione, e incrociarli
con chi è disposto a mettere a disposizione i due o tre posti
liberi del proprio aereo".
Una specie di
flotta aerea disponibile per le persone che avrebbero bisogno di un "passaggio" per
motivi sanitari.
Detto fatto.
Priscilla, Jay e Leonard iniziarono a spedire in giro per
gli Stati Uniti centinaia di lettere ad aziende, industrie e a possessori
di aerei privati. E immediatamente trovarono una disponibilità che
non avrebbero mai immaginato.
D'altronde, negli Usa, il denaro e la ricchezza guadagnati onestamente non sono considerati una vergogna da nascondere.
L'importante, semmai, è "restituire" al prossimo parte di ciò che si è ricevuto.
Il 22 dicembre 1981 decollò il primo volo di solidarietà della Corporate Angel Network: quello, appunto, che portò il piccolo Alexander,
e sua mamma Andrea, da Denver a New York.
Il primo di migliaia di voli.
Con a bordo migliaia di normalissimi
cittadini americani malati di cancro, bisognosi o donatori di midollo osseo,
che hanno potuto usufruire gratuitamente di questo servizio, e per i
quali mediamente, ogni anno vengono organizzati mediamente 2500 voli.
Il 3 gennaio 2017 - 36 anni dopo - da Atlanta decollò il paziente numero 50.000: a bordo il piccolo Baron Yerby, 18 mesi, e i suoi genitori.
Il bambino - come il passeggero-paziente "numero 1" - aveva entrambi gli occhi colpiti da un retinoblastoma diagnosticatogli quando lui aveva tre mesi.
E anche lui aveva bisogno di effettuare dei controlli in un ospedale specializzato di New York.
Un servizio unico al mondo, quello della Corporate Angel Network.
E da quella manciata di
aziende che inizialmente aderirono all'iniziativa, oggi la rete degli
"Angeli Paperoni" made
in Usa ha superato quota 500. Con 56 di queste company che occupano i primi cento posti della "top
500", la classifica stilata annualmente dalla prestigiosa rivista
economica americana "Fortune".
Un'iniziativa a "costo zero", basata interamente sul volontariato.
Nella sede di White Plains (NY), i dipendenti della "Corporate
Angel Network" sono solo cinque, affiancati quotidianamente da 55
indispensabili volontari.
Il loro lavoro principale è incrociare data e destinazione
di chi ha bisogno di un viaggio, con la disponibilità di chi, in quella stessa città americana, si deve
comunque recare con il proprio aereo
executive.
Un'idea davvero molto semplice.
"Sono
loro che fanno tutto il lavoro - ha detto Peter Bijur, ex
Presidente ed attuale amministratore delegato di Texaco -. Noi non
facciamo nulla, salvo mettere a disposizione sedili inutilmente vuoti.
Noi
andremo in quella città con il nostro aereo in ogni caso, e dunque ci limitiamo
a portar con noi persone che hanno bisogno di andare proprio dove noi siamo
diretti. Non ci costa nulla.
Trovo sia
un ottimo modo di far qualcosa di pratico".
E Roger A.
Enrico, ex Presidente ed Amministratore delegato della Pepsi Cola, aggiunge: "Corporate Angel Network ha reso molto
facile, per noi, compiere una buona azione, una azione umanitaria per noi 'a costo zero'.
Ma che salva vite".
Ma l'iniziativa di Corporate Angel Network (che oggi può contare su una flotta di 1500 velivoli "a disposizione") ha favorito altre iniziative solidali: le aziende che offrono i passaggi a persone malate e ai loro famigliari, per esempio, in una settantina di aeroporti americani usufruiscono di sconti per il carburante.
Non solo: la "National Businness Aircraft
Association" (l'associazione che raggruppa le aziende
americane che possiedono un aereo) assegna ogni anno uno speciale
riconoscimento a quella che offre più passaggi, mentre molte riviste Usa offrono alle aziende più generose, spazi
pubblicitari gratuiti.
Un'iniziativa - che è a disposizione per tutti i malati di cancro e ai donatori di midollo indipendentemente dal loro reddito - che ha ricevuto
numerosi premi, il più prestigioso dei quali è senza dubbio il "President's
Volunteer Service Award", riconoscimento del Presidente degli Stati
Uniti per onorare il volontariato.
Inoltre non ci sono limiti nel numero dei voli che ogni paziente può utilizzare
per le sue cure.
Ci sono, invece, delle
(comprensibili) condizioni:
- i passeggeri debbono essere assicurati
autonomamente e firmano una liberatoria che esclude ogni responsabilità in caso
di incidente aereo (mai avvenuto, peraltro);
- i pazienti devono essere
autosufficienti e non devono avere necessità di assistenza medica in volo né
aver bisogno di flebo o ossigeno;
- e gli adulti devono viaggiare con un
accompagnatore, mentre i bambini ne possono avere due.
"Non possiamo ringraziarvi abbastanza per
tutto quello che Corporate Angel Network ha fatto per noi - ha scritto un utente anonimo da Crivitz, Wisconsin -. E' stato tutto
molto semplice: abbiamo detto loro dove dovevamo andare e quando.
Eravamo spaventati e stressati, e invece tutto è stato
facile...".
E sono centinaia gli episodi di
solidarietà che possono raccontare quelli della Corporate Angel Network.
Come quando un
executive di una grande compagnia di assicurazione ha offerto il passaggio a John, un
bambino di sette anni malato di leucemia, che doveva volare dalla costa
atlantica alla clinica pediatrica dell'Oregon
Healt Sciences University, a Portland, sulla costa pacifica.
Più o meno 5000 chilometri.
Il viaggio di
ritorno era in programma per le 11 del mattino successivo, ma le cure si erano
prolungate fino al pomeriggio
inoltrato.
I "pezzi grossi" di quella compagnia
assicurativa non si scomposero: si guardarono in faccia decidendo all'istante di spegnere i
motori, parcheggiare il loro Falcon in aeroporto,
e di lavorare tutto il giorno in cabina, svolgendo la riunione - in programma
inizialmente a New York - in videoconferenza via satellite.
"Avrebbero aspettato anche tutta la notte", ha detto l'hostess al padre del piccolo John, che voleva
assolutamente tornare in Connecticut in tempo per festeggiare il Memorial Day a casa.
Una scena, ha raccontato il padre, che si è ripetuta per 25 volte in due
anni e mezzo.
Anzi, per 26 volte,
contando l'ultimo viaggio di John.
Che l'aereo di quella compagnia -
quella volta deviando il percorso che aveva in programma - andò a prendere quando
il bambino chiuse gli occhi per sempre.
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