New York, Manhattan |
Dio sta forgiando l'americano... La vera razza America non è ancora arrivata. Questo è solo il Crogiolo che fonderà tutte le razze".
Così scriveva 104 anni fa, nel 1908, lo scrittore americano Israel Zangwill nella sua "piece" teatrale che esaltava - con una buona dose di retorica, impossibile non ammetterlo - il ribollire del "calderone", del "crogiolo americano".
E questa è forse, davvero, la prima cosa che un italiano nota non appena sceso dall'aereo, soprattutto quando arriva negli Usa la prima volta.
Ed è una cosa che, sinceramente, non smette mai di stupire nemmeno me, che pur, ormai, dovrei esserne abituato... Un insieme di realtà che, alla lunga - ma anche da sùbito - manca al ritorno in Italia: quelle "differenze", quei colori diversi della pelle, quelle genti che vivono tutto sommato pacificamente e che sono arrivate (loro o i loro genitori, o i loro nonni, o i loro antenati) dai luoghi più disparati della Terra.
Arrivavano dopo giorni e giorni di viaggio, in nave, così come oggi arrivano in aereo turisti e non. A quel tempo, fino al momento della sua chiusura, nel 1954, l'attesa veniva premiata all'improvviso: e quando la vedevano significava che le peregrinazioni erano finalmente davvero finite...
Oggi, pochi fra coloro che atterrano al Jfk, con la fretta di uscire e di tuffarsi immediatamente nella vita degli Stati Uniti, notano la lapide che all'aeroporto di New York riproduce la poesia del 1883 della poetessa americana di origine portoghese e di religione ebraica Emma Lazarus, posta alla base della Statua della Libertà...
“Tenetevi i vostri antichi Paesi
con la vostra storia fastosa.
Datemi le vostre masse stanche,
povere,
oppresse,
desiderose di respirare libere,
miserabili rifiuti dei vostri lidi affollati.
Mandateli a me
i diseredati,
gli infelici,
i disperati:
Io
alzo la mia lampada
accanto alla porta dorata”.
Proprio un sognatore non è stato, Israel Zangwill: gli Stati Uniti oggi sono davvero un crogiolo, un incrocio di culture, di tratti somatici, di genti provenienti (ancora) da tutti gli angoli del mondo.
Basta pensare che i 2750 morti delle Torri Gemelle erano di ben 87 nazionalità differenti...
New York |
Può succedere - ne ho parlato tanto con persone giunte negli States la prima volta - che almeno nei primi momenti di fronte a tanta "diversità" ci si possa sentire quasi "intimoriti". Un timore irrazionale che si trasformerà poi in curiosità e poi in assoluta normalità.
E sono forse proprio queste "differenze" a farci sentire, una volta giunti qui negli States, un po' al centro del mondo.
E sono forse proprio queste "differenze" a farci sentire, una volta giunti qui negli States, un po' al centro del mondo.
All'inizio, dal 1500, in questa parte del continente americano arrivarono gli inglesi, ovviamente. Poi i tedeschi, gli olandesi, gli irlandesi. Ai quali, nei secoli, si unirono - a milioni - italiani, greci armeni, cinesi, polacchi, rumeni, indiani, russi, bengalesi, coreani, vietnamiti, africani, arabi, messicani, sudamericani. Tutte popolazioni, culture, che costrinsero (e costringono) gli Stati Uniti a cambiare costantemente.
New York |
Cento anni fa il 90% degli abitanti degli Usa era formato da "bianchi non ispanici", insomma di origine europea. Nel 1990 la percentuale era scesa al 75%. Una conferma di come il "melting pop" americano si sia modificato con gli anni, arriva dall'elaborazione dei vari censimenti. Interessante è osservare cosa è accaduto ai cognomi più diffusi negli Stati Uniti: nel censimento 2000, per la prima volta nella storia americana, fra i primi dieci posti nella classifica entrarono due cognomi "ispanici": Garcia e Rodriguez, passati rispettivamente dalla 18a e dalla 22a posizione del 1990, all'ottava e alla nona.
La prima posizione era però ancora saldamente in mano ai signori e alle signore Smith. Con buona pace dei razzisti del Ku Klux Klan, i dati del censimento 2000 rivelavano che il 75% degli americani che si chiamano Jefferson e il 90% dei signori Washington (cognomi dei due Padri della patria, fondatori nel 1776 degli Stati Uniti d'America) oggi sono afro-americani.
Tante "etnie", e tante religioni.
Amish a Bird in Hand (Uccello in mano), Pennsylvania. (La cittadina si chiama proprio così!) |
Secondo dati pubblicati dal New York Times desunti dal Censimento 2000, il 57,9% degli americani è di religione cristiano-protestante: che negli Usa significano ben 36 confessioni differenti!
Il 21% è cattolico romano, l'8,7% è "ateo-agnostico", l'8,4% si riconosce nel variegato mondo americano delle "altre religioni", il 2,1% è di religione ebraica, mentre l'1,9% è di religione musulmana.
New York, Manhattan Moschea e Centro Islamico |
La presenza di tante confessioni religiose, non smette mai di stupire il viaggiatore italiano negli Stati Uniti.
Anche in questo caso, tutto è nato dalla Costituzione Americana, anzi, da Primo Emendamento della Costituzione Usa: "Il Congresso non potrà porre in essere leggi per il riconoscimento ufficiale di una qualsiasi religione, o per proibirne il culto; o per limitare a libertà di parola o di stampa; o il diritto dei cittadini di riunirsi in forma pacifica e d'inoltrare petizioni al governo per la riparazione di ingiustizie".
Correva l'anno 1789, 159 anni prima della nostra Costituzione repubblicana.
D'altronde era logico: è noto che i primi coloni europei arrivati nel Nuovo Mondo erano (anche e soprattutto) sospinti dal desiderio di trovare un luogo dove poter vivere una assoluta, totale, libertà di religione senza alcuna interferenza.
New York, Manhattan. Tempio Buddista |
E oggi, infatti, il Congresso americano - il parlamento Usa - a parte quattro casi di parlamentari che si sono dichiarati "laici" o "atei", conta deputati e senatori di ben 24 confessioni religiose differenti. Anzi, 25, visto che nel 2006 fece il suo ingresso al Congresso Keith Ellison, avvocato afro-americano primo parlamentare Usa di religione islamica, qui con il Presidente Barak H. Obama.
Gli Stati Uniti sono destinati a divenire sempre più una nazione multirazziale. Lo dimostra un rapporto pubblicato qualche giorno fa da un istituto specializzato, il Pew Research Center, secondo il quale la percentuale dei matrimoni costituita da coppie "interrazziali" nel 2010 era del 15%, un dato doppio rispetto al 1980.
San Francisco, California |
Tra coloro che si sono sposati nel 2010, il 9% di bianchi, il 17% degli afroamericani, il 26% degli ispanici e il 28% degli americani di origine asiatica si è unito in matrimonio con un coniuge di una etnia differente dalla propria.
Taos Pueblo, New Mexico |
L'America cambia, e con lei cambiano anche gli americani: oggi il 43% di loro considera l'aumento dei matrimoni interrazziali "un fattore positivo per la società", mentre solo il 10% ritiene questa tendenza "negativa".
Wow che articolo interessante! A me incuriosisce molto l'America e mi piacerebbe visitarla!
RispondiEliminaSì, l'America è un Paese davvero unico, credimi.
EliminaGrazie dei complimenti! Se vai indietro troverai altro.
E se vai ancora più indietro, alla scorsa estate, troverai il diario dell'ultimo mio soggiorno a New York...
Aria Fritta è iniziata lì.
Buona lettura!
d.
Bellisimo articolo. Dario ma adesso dove vivi? Sei tornato in Italia o ancora negli Usa?
RispondiEliminaSono a Roma.
EliminaPer ora...
:-)
commento poco ultimamente ma ti leggo sempre :)
RispondiElimina;-)
EliminaQuello che ho notato la prima volta che ho preso la metropolitana a NY è che in molti casi non esiste nemmeno più una "razza" perché si sono mischiati fra loro, bando al razzismo, dando vita a etnie nuove e splendide. Colui/colei che nasce da un nero e un'asiatica è una persona splendida. Dentro perché porta in sé informazioni e nozioni storiche di 2 paesi ricchi di storia e cultura, fuori perché sono obiettivamente BELLISSIMI!!!
RispondiEliminaSono rimasta affascinata dalla bellezza di alcuni soggetti.
L'avere in questa terra così tante etnie, ha reso questo paese uno dei più aperti e ospitali della terra.
Già...
EliminaE' la ricchezza delle differenze.
ciao! molto bello il tuo blog!!! vivi a new york??? se è cosi sei il mio mito perché è il sogno della mia vita. Ora io vivo a Tenerife! Guarda il mio blog!
RispondiEliminaDiciamo che ci vado spesso e appena posso...
EliminaOk, lo leggerò! Tu continua a seguirmi!
Grazie!
Miss Liberty donata dai francesi
RispondiEliminaEllis Island dove un tempo sbarcavano gli immigrati e venivano messi in quarantena oggi è un museo dell'immigrazione con tanto di vecchi registri con i nomi delle persone sbarcate nel corso degli anni gestito dal national park service
ci si arriva con un ferriboat se non erro che parte da battery park (sempre se i telefilm non mentono anche in questo caso)
cristian
Non solo...
EliminaCi sono dei computer dove puoi digitare il tuo cognome (o il nome e cognome di una persona che sai essere emigrata negli Usa) e vedere il suo certificato di ingresso...
E si arriva, sì, da Battery park, su un ferry che passa anche dalla statua della Libertà...
almeno su questo i telefim non mentono (la partenza dei ferryboat)
RispondiEliminail resto lo sapevo per cultura personale e non per i telefim