Come forse saprete, gli Stati Uniti sono un insieme di Stati Federati, che dunque hanno piena autonomia a legiferare come vogliono, tranne in alcune materie di interesse nazionale, come la politica estera, per esempio.
Il Governo Federale, insomma, - in sostanza "Washington" e cioè il Presidente Barak H. Obama - non può entrare nel merito delle leggi che vengono votate dai singoli Stati, a meno che queste non siano in palese contrapposizione con la Costituzione americana.
Sui matrimoni fra persone dello stesso sesso, per esempio: ogni Stato americano decide (e ha deciso) come vuole; e ogni volta che in uno Stato Usa viene introdotta una legge in questo senso, a New York l'avvenimento viene omaggiato...
... con la cima dell'Empire State Building che viene illuminata con le luci dall'arcobaleno, simbolo del movimento GLBT,
"gay-lesbian-bisexual-transgender".
Il Presidente americano di per sé, come abbiamo capito, non può far molto; se non esprimere pubblicamente un'opinione, che dunque è di peso anche se solo "simbolica".
Ma era il segnale che lesbiche e gay americani attendevano da sempre. Come quello dato due giorni fa dal presidente Obama rispondendo, nel corso di una intervista, ad una domanda proprio su questo argomento.
Una di quelle dichiatazioni che entrerà nella storia degli Stati Uniti d'America.
"Ad un certo punto sono arrivato alla conclusione che per me personalmente è importante andare avanti e affermare che le coppie dello stesso sesso che si amano dovrebbero avere la possibilità di sposarsi", ha detto Obama nel corso di un'intervista concessa al telegiornale della ABC.
Ad oggi sono sei gli Stati americani che riconoscono nella propria legislazione l'unione matrimoniale fra persone dello stesso sesso: Connecticut, Iowa, Massachusetts, New York, Vermont e città di Washington. A questi quali probabilmente si unirà presto la California, dove i matrimoni fra gay e lesbiche erano stati alcuni anni fa legiferati dal locale parlamento, poi abrogati da un referendum locale, referendum a sua volta sconfessato da una sentenza della Corte Federale di Appello di San Francisco.
Su questo argomento, per esempio, proprio il giorno prima della dichiarazione del Presidente Obama, si erano pronunciati gli elettori del Nord Carolina, che - a larga maggioranza - hanno invece votato a favore di un emendamento della loro Costituzione che vieta i matrimoni fra persone dello stesso sesso, proposto dai conservatori repubblicani e appoggiato da gruppi di cristiani integralisti.
Poi la dichiarazione di Obama, salutata con entusiasmo dai gay e dalle lesbiche americane, magari brindando, come invitava questa lavagna posta davanti ad un bar di Manhattan.
Bar dove proprio tutto cominciò.
Perché è qui, al The Stonewall Inn del Greenwich Village, quartiere di Manhattan, che il movimento GLBT ha mosso i suoi primi passi.
Il racconto ci costringe a tornare a immagini in bianco e nero, quando per la verità l'originare The Stonewall Inn si trovava a qualche metro da quello attuale.
Alla fine degli anni '60 era questo il principale luogo di ritrovo di giovani gay e lesbiche di New York. Locale che veniva perquisito quasi tutte le sere e chiuso piuttosto arbitrariamente proprio per questo motivo, fra le proteste dei clienti.
Erano assurde, le norme di allora: come quel provvedimento (lo "State Liquor Authority") che prevedeva la chiusura per un certo numero di giorni di un locale - e la revoca della sua licenza di vendita dei liquori - se bevande alcoliche fossero state servite volontariamente ad un gruppo di tre o più persone omosessuali!
Fino a quando...
Fino a quando una persona transessuale, Sylvia Rae Rivera, una sera perse la pazienza, si alzò urlando e tirò una bottiglia di gin contro gli agenti.
Erano esattamente l'1,20 del 28 giugno 1969.
Sembrava quasi che tutto fosse organizzato, raccontano i giornali del 29 giugno. Perché quella bottiglia diventò il segnale (mai concordato) della rivolta.
I poliziotti di quel distretto, venuti a fare il solito loro controllo con il verbale di chiusura già in mano, furono costretti alla fuga. E a chiamare i rinforzi.
Rinforzi che vennero accolti dai giovani del bar, e da altre centinaia accorsi grazie al "passaparola", con lanci di ogni cosa possibile. Una vera e propria rivolta che durò l'intera notte tra il 27 e il 28 giugno.
La sera successiva, dopo che la voce aveva superato i confini di Manhattan e della città di New York, furono cinquemila a ritrovarsi davanti allo Stonewall Inn chiuso ancora una volta.
Per l'ultima volta.
Perché a quel punto il sindaco diede ordine al capo della polizia di lasciar correre, se non veniva dato alcun fastidio all'esterno.
Rinforzi che vennero accolti dai giovani del bar, e da altre centinaia accorsi grazie al "passaparola", con lanci di ogni cosa possibile. Una vera e propria rivolta che durò l'intera notte tra il 27 e il 28 giugno.
La sera successiva, dopo che la voce aveva superato i confini di Manhattan e della città di New York, furono cinquemila a ritrovarsi davanti allo Stonewall Inn chiuso ancora una volta.
Per l'ultima volta.
Perché a quel punto il sindaco diede ordine al capo della polizia di lasciar correre, se non veniva dato alcun fastidio all'esterno.
Insomma tutto iniziò da lì, tutto iniziò così.
Perché da quel giorno, ogni anno la sera del 27 giugno, è da qui che parte il corteo della comunità GLBT di New York; dal 53 di Christopher st. fra la W4th st e Waverly Place.
Sylvia Rae Rivera, l'icona del movimento, nata - maschio, il suo nome originalmente era Ray - a New York il 2 luglio del 1951 (partorito in un taxi, mentre la madre correva in ospedale) ebbe una vita piuttosto difficile e tormentata. Abbandonata dal padre prima ancora della nascita, rimase orfana a tre anni, con il suicidio della madre. Crebbe un po' con la nonna e molto per strada, dove praticamente fu cacciata a causa dei suoi modi di fare "troppo femminili" che l'anziana donna non capiva e non approvava.
Morì nel febbraio 2002, per un tumore al fegato.
Tre anni dopo, la città di New York ha deciso di dedicarle una parte di Hudson st, proprio nei pressi del The Stonewall Inn.
Ed eccola, invece, Gay St. a Manhattan: non nel senso che è "la gay street" di Manhattan, di New York: no, è proprio "Gay Street", perché è così che la via si chiama, registrata nella toponomastica della città.
Tre anni dopo, la città di New York ha deciso di dedicarle una parte di Hudson st, proprio nei pressi del The Stonewall Inn.
(Thank's joemygod.blogspot.com) |
Ed eccola, invece, Gay St. a Manhattan: non nel senso che è "la gay street" di Manhattan, di New York: no, è proprio "Gay Street", perché è così che la via si chiama, registrata nella toponomastica della città.
Il primo incontro che ebbi con la realtà gay americana fu questo manifesto pubblicitario di dimensioni colossali che - era il 1992, anno del mio primo viaggio americano - campeggiava su un tetto di Manhattan: la pubblicità di un tour operator specializzato in crociere riservate alla clientela gay.
Il secondo fu quando vidi due uomini (impiegati con completo grigio e valigetta, avete presente?) che passeggiavano tenendosi per mano.
Non c'è bisogno di andare nella permissiva California, per incontrare persone dello stesso sesso che si tengono per mano con assoluta naturalezza e senza che nessuno dica alcunché.
Non c'è bisogno di andare nella permissiva California, per incontrare persone dello stesso sesso che si tengono per mano con assoluta naturalezza e senza che nessuno dica alcunché.
Santa Monica, California |
Basta camminare per Manhattan: ed è una cosa alla quale si fa caso forse solo la prima volta che si incontrano.
Vi confesso che, invece, ho provato più stupore e curiosità a incrociare per strada il distributore di Gay City, periodico gratuito dedicato alla comunità GLBT di New York.
Poi sono arrivati i provvedimenti legislativi che hanno legalizzato i matrimoni fra persone dello stesso sesso. E nelle scuole sono sempre più i bambini che vivono in una coppia gay o lesbica. Ed è così che il movimento GLBT si è fatto strada, entrando nelle conversazioni di ogni famiglia americana.
Grazie soprattutto ai bambini.
Come è successo nella famiglia Obama: "Malia e Sasha hanno amici i cui genitori sono dello stesso sesso - ha raccontato il Presidente americano nell'intervista alla ABC che citavo sopra -. Alcune volte io e Michelle ci sediamo a tavola e parliamo con Malia e Sasha dei loro amici e dei loro genitori, e a loro non viene neanche in mente che dovrebbero essere trattati diversamente. Per loro non ha senso, e francamente questo è qualcosa che cambia la prospettiva".
"E' qualcosa di cui abbiamo parlato negli anni e che Michelle condivide. Siamo ambedue cristiani e ovviamente questa posizione potrebbe sembrare strana agli occhi degli altri. Ma quando pensiamo alla nostra fede, la base è che non solo Gesù si è sacrificato per noi, ma che gli altri vanno trattati come noi vorremmo essere trattati".
Fin qui, il Presidente degli Stati Uniti d'America.
Più semplice la fa questo bambino di nome Calen, di fronte a due uomini ospiti della propria famiglia in occasione del pranzo per il Thanksgiving...
I figli e le figlie di Sylvia Rivera, ringraziano...
ma che bel post.. grazie, davvero!
RispondiElimina[quest'anno perdero' la sfilata del gay pride di SD purtroppo :-/]
Credo che per tutte le cose i bambini vedano le cose con estrema semplicità e naturalezza. Il problema della società sono gli adulti che hanno disimparato a guardare il mondo con quella "semplicezza" (semplicità e naturalezza!).
RispondiEliminaA volte dovremmo sederci per terra e guardare il mondo dalla loro prospettiva: vedremmo i colori più brillanti e la nostra vita sarebbe più ricca di gioia.
La "semplicezza"...
RispondiElimina:-)
bel post, complimenti.
RispondiEliminaVero cosa dice Mom: guarda il mondo ad altezza metro e sarai una persona più ricca. ciao