...
E poi c'è la strada.
La strada, e gli Stati Uniti: due elementi indissolubili.
Sì, lo so: direte che anche in Italia, in Europa, questo lo è. Ma davvero le strade, in America, sono servite per "unire", per "superare", per "raggiungere"..
Un po' come ai tempi degli antichi romani, quando partendo da Roma si poteva arrivare fino in Gallia. E poi ancora più in su, in Britannia.
Io credo che, fra le tante ragioni, quell'irrazionale sensazione di libertà che si sente quando si è negli Stati Uniti, sia provocata anche dagli "spazi americani". Difficili da descrivere.
E anche dalle sue Highway (le autostrade), dalle sue Interstate (le autostrade che attraversano i vari Stati americani) e dalle sue semplici ma spesso molto affascinanti State Road, le strade di ogni singolo Stato.
Quando mi si chiede "come sono gli Stati Uniti?" , io prima di tutto suggerisco di pensare ad una cartina d'Europa "gommosa", e di immaginare di tirarla, prima verticalmente e poi orizzontalmente, in modo che tutto ciò che è dentro l'Europa - le pianure, le montagne, le vallate, i laghi, i fiumi e le strade - si ingrandisca, si allarghi, si allunghi.
Tutto, fiumi compresi.
Può sembrare incredibile, ma quello che vedete qui sopra è ciò ho fotografato ad una mezz'oretta dai grattaceli di Manhattan e da Central Park; grattacieli che si vedono ancora, lontano, di sfondo.
Si tratta del fiume Hudson, che qualche chilometro più a sud lambirà New York, prima di gettarsi nell'Oceano Atlantico: appare gigantesco, enorme. Anzi, lo è: basta osservare quanto minuscole sono, rispetto ad esso, le due imbarcazioni che in quel momento vi navigavano.
Chi non c'è mai stato, può forse immaginare in questo modo, gli "spazi americani": attraversati da strade grandi, larghe, lunghissime, a volte dritte come un fuso per centinaia di chilometri.
Può sembrare incredibile, ma quello che vedete qui sopra è ciò ho fotografato ad una mezz'oretta dai grattaceli di Manhattan e da Central Park; grattacieli che si vedono ancora, lontano, di sfondo.
Si tratta del fiume Hudson, che qualche chilometro più a sud lambirà New York, prima di gettarsi nell'Oceano Atlantico: appare gigantesco, enorme. Anzi, lo è: basta osservare quanto minuscole sono, rispetto ad esso, le due imbarcazioni che in quel momento vi navigavano.
Chi non c'è mai stato, può forse immaginare in questo modo, gli "spazi americani": attraversati da strade grandi, larghe, lunghissime, a volte dritte come un fuso per centinaia di chilometri.
Come quelle che abbiamo visto in decine di film.
Come questa, fotografata da me non molto lontano da New York.
Difficile raccontare con le parole cosa si prova quando si viaggia nelle sconfinate strade
americane;
difficile descrivere "quegli spazi" e la diversa concezione che qui c'è dello "spazio", e ciò che si prova di fronte, in mezzo, ad esso.
Sono sensazioni regalate dal cielo, che appare immenso, ma anche dalla terra.
E da quanti ci abitano.
Per capirlo, aiuta forse a sapere che se in Italia la densità abitativa è in media di 189 persone ogni chilometro quadrato.
Ecco, negli Stati Uniti nello stesso spazio ci vivono invece mediamente 23 persone.
In Arizona, otto.
In Wyoming, due...
Una sensazione che cresce sempre più mano a mano che ci si sposta da est ad ovest: basta guardare ancora una volta la cartina di sopra. Partendo dalla costa Atlantica, più si va verso il "west", più le città, i centri abitati, le strade si diradano. Perché i pionieri che arrivavano dall'Europa ad un certo punto si fermavano, lasciando però ancora spazio davanti a loro.
Lo spazio... Una sensazione ben descritta già nel 1881 dal grande poeta americano Walt Whitman, nella sua "Song of open road", la "Ballata della strada aperta":
"Inalo grandi sorsate di spazio.
L'est e l'ovest sono miei, e il nord e il sud sono miei".
Ma se davvero volete "inalare grandi sorsate di spazio", prima di tutto chi si mette al volante negli Stati Uniti deve dimenticare la "guida all'italiana". Dunque se per caso avete il piede nervoso, rassegnatevi e datevi una calmata: sulle strade americane impera un’altra filosofia, e la nostra guida nevrotica - fatta di sorpassi, riprese, frenate, scalate di marcia, improvvise accelerazioni, freccia a sinistra e freccia a destra, ripetuto uso di abbaglianti, clacson unitamente ad imprecazioni varie - dimenticatela.
Le strade, qui, sono grandi, e la fretta, su queste strade, non esiste.
"Sal, dobbiamo andare e non fermarci più finché non arriviamo..."
- Per andare dove, amico?
...
A quella velocità, e con le enormi strade quasi sempre deserte, con una visibilità impensabile in Italia e con il vostro controllore di velocità fissato a 65 miglia, la guida diventa vero relax e si ricorderà con un leggero sorriso i soliti scemi che in Italia ci si incollano dietro lampeggiando i loro fari, o lo stress del continuo scalare e andar giù di frizione sulle curve a gomito delle nostre strette statali di montagna.
Può sembrare incredibile, ma fino al dopoguerra la dotazione stradale degli Usa era a dir poco assai scarsa: basta pensare che fino agli anni '20 non c'era nessuna strada che da sola attraversasse tutti gli Stati Uniti, collegando l'est e l'ovest del Paese. I tempi per la nascita delle prime strade decenti e moderne (per l'epoca) maturarono solo nel 1925, quando il Congresso americano decise che era venuto il momento di "dotare il Paese di un sistema stradale razionale e moderno".
Fu in quegli anni che iniziò la costruzione della prima strada che avrebbe congiunto finalmente la sponda atlantica (anche se sarebbe partita da Chicago) con quella del Pacifico degli Stati Uniti.
Il suo nome, anzi, il suo numero, sarebbe stato "66". Esatto: sto parlando della mitica "Route 66", della quale prima o poi vi racconterò...
Negli anni '20-'30 il territorio americano diventò dunque un brulicare di cantieri dove si costruivano strade "carrozzabili" asfaltate per collegare fra loro città e paesi. Erano strade che andavano tutte "da est a ovest" (quelle dal numero pari) e da "nord a sud" (quelle dal numero dispari). C'era sempre una strada principale che attraversava ogni centro abitato, la "Main street", appunto; e che sempre andava "da est a ovest".
Era la strada "di passaggio", la strada principale attorno alla quale nascevano saloon, posti di ristoro, alberghetti prima e motel dopo, indispensabili per far riposare coloro che erano in strada da ore o da giorni...
L'altra grande svolta per le strade americane avvenne dopo la Seconda guerra mondiale, quando l'allora Presidente americano Dwigt David Eisenhower (che aveva comandato le forze alleate in Europa) tornò negli Usa dopo aver vinto la guerra. In Germania, raccontò, aveva provato ammirazione per le grandi autostrade costruite durante il nazismo.
Eletto Presidente degli Usa, Eisenhower ritenne strategicamente indispensabile per gli Stati Uniti il varo del "National System of Interstate and Highways Defense", la "Rete nazionale di difesa autostradale interstatale" che aveva "l'obiettivo di collegare tutte le città americane con più di 50 mila abitanti da grandi e comode 'super strade' adatte a eventuali grandi evacuazioni" (per affrontare la tanto temuta invasione dell'Orso Russo), ma anche utile per veloci spostamenti di truppe terrestri o addirittura per permettere l'atterraggio e il decollo di aerei.
In pochi anni, così, negli Stati Uniti vennero costruite ben 41mila miglia di autostrade, a grandi carreggiate, che però tagliavano fuori i piccoli centri abitati e la loro vita.
41 mila miglia: cioè quasi 66 mila chilometri di nuove strade!
Sono le meravigliose e tranquille Highway, che quando collegano differenti Stati prendono il nome di Interstate.
Anche se ora si può tranquillamente viaggiare con il navigatore satellitare, non c'è nazione più facile da vedere in macchina senza la "paura" di perdersi.
Basta avere un normale atlante stradale, ed ecco che si ha una bella veduta d'insieme indispensabile per poter fare eventuali deviazioni suggerite magari dal semplice nome di qualche località nelle vicinanze.
Come quando due anni fa diressi l'auto verso un paesino solo per l'"ispirazione" che ebbi dal suo nome letto sulla cartina: "Sugar Loaf", "Pan di zucchero".
Sembra o no finto, il suo ufficio postale?
Era un normalissimo, ma delizioso, paesino della provincia americana, Sugar Loaf, fondato - come si legge nel cartello che abbiamo incontrato al suo ingresso - nel 1749, formato dalle tipiche villette monofamiliari americane con giardino.
Basta poi seguire la Main Street fino all'uscita del centro abitato, per incrociare cartelli che indicano con chiarezza la direzione che si deve prendere per arrivare a destinazione.
Al posto di segnalare il nome di una città, a meno che non siate in prossimità di questa, più spesso i cartelli stradali americani indicano "la direzione geografica" con il numero della strada che c'è nelle vicinanze.
Tutto semplificato dal fatto che, negli Stati Uniti, le strade "pari" sono "orizzontali" (vanno cioè da est a ovest e viceversa), mentre quelle dispari sono "verticali" (vanno cioè da nord a sud).
Dopo un certo numero di chilometri, tutte le Interstate hanno uscite ampiamente segnalate, dove si possono trovare distributori di benzina, ristoranti aperti 24 ore (con la "M" di Mac Donald's che svetta) e motel per riposarsi.
E si tratta di limiti imposti al di fuori dei centri abitati: perché nelle cittadine americane questo si abbassa anche a 25 miglia all'ora (40 km all'ora) o 20 (32 km all'ora).
Sì: così come è affascinante percorrere per ore con la radio accesa le grandi Interstate americane diretti chissà dove, altrettanto lo è passare attraverso i centri abitati fatti di villette...
difficile descrivere "quegli spazi" e la diversa concezione che qui c'è dello "spazio", e ciò che si prova di fronte, in mezzo, ad esso.
Sono sensazioni regalate dal cielo, che appare immenso, ma anche dalla terra.
E da quanti ci abitano.
Per capirlo, aiuta forse a sapere che se in Italia la densità abitativa è in media di 189 persone ogni chilometro quadrato.
Ecco, negli Stati Uniti nello stesso spazio ci vivono invece mediamente 23 persone.
In Arizona, otto.
In Wyoming, due...
Colorado U.S. Route 285 |
Lo spazio... Una sensazione ben descritta già nel 1881 dal grande poeta americano Walt Whitman, nella sua "Song of open road", la "Ballata della strada aperta":
"Inalo grandi sorsate di spazio.
L'est e l'ovest sono miei, e il nord e il sud sono miei".
Ma se davvero volete "inalare grandi sorsate di spazio", prima di tutto chi si mette al volante negli Stati Uniti deve dimenticare la "guida all'italiana". Dunque se per caso avete il piede nervoso, rassegnatevi e datevi una calmata: sulle strade americane impera un’altra filosofia, e la nostra guida nevrotica - fatta di sorpassi, riprese, frenate, scalate di marcia, improvvise accelerazioni, freccia a sinistra e freccia a destra, ripetuto uso di abbaglianti, clacson unitamente ad imprecazioni varie - dimenticatela.
Le strade, qui, sono grandi, e la fretta, su queste strade, non esiste.
"Sal, dobbiamo andare e non fermarci più finché non arriviamo..."
- Per andare dove, amico?
...
(Questa proprio non mi ricordo dove l'ho fatta...) |
A quella velocità, e con le enormi strade quasi sempre deserte, con una visibilità impensabile in Italia e con il vostro controllore di velocità fissato a 65 miglia, la guida diventa vero relax e si ricorderà con un leggero sorriso i soliti scemi che in Italia ci si incollano dietro lampeggiando i loro fari, o lo stress del continuo scalare e andar giù di frizione sulle curve a gomito delle nostre strette statali di montagna.
Arizona Navajo Nation Us Highway 160 |
Può sembrare incredibile, ma fino al dopoguerra la dotazione stradale degli Usa era a dir poco assai scarsa: basta pensare che fino agli anni '20 non c'era nessuna strada che da sola attraversasse tutti gli Stati Uniti, collegando l'est e l'ovest del Paese. I tempi per la nascita delle prime strade decenti e moderne (per l'epoca) maturarono solo nel 1925, quando il Congresso americano decise che era venuto il momento di "dotare il Paese di un sistema stradale razionale e moderno".
Fu in quegli anni che iniziò la costruzione della prima strada che avrebbe congiunto finalmente la sponda atlantica (anche se sarebbe partita da Chicago) con quella del Pacifico degli Stati Uniti.
Il suo nome, anzi, il suo numero, sarebbe stato "66". Esatto: sto parlando della mitica "Route 66", della quale prima o poi vi racconterò...
Negli anni '20-'30 il territorio americano diventò dunque un brulicare di cantieri dove si costruivano strade "carrozzabili" asfaltate per collegare fra loro città e paesi. Erano strade che andavano tutte "da est a ovest" (quelle dal numero pari) e da "nord a sud" (quelle dal numero dispari). C'era sempre una strada principale che attraversava ogni centro abitato, la "Main street", appunto; e che sempre andava "da est a ovest".
Era la strada "di passaggio", la strada principale attorno alla quale nascevano saloon, posti di ristoro, alberghetti prima e motel dopo, indispensabili per far riposare coloro che erano in strada da ore o da giorni...
L'altra grande svolta per le strade americane avvenne dopo la Seconda guerra mondiale, quando l'allora Presidente americano Dwigt David Eisenhower (che aveva comandato le forze alleate in Europa) tornò negli Usa dopo aver vinto la guerra. In Germania, raccontò, aveva provato ammirazione per le grandi autostrade costruite durante il nazismo.
Eletto Presidente degli Usa, Eisenhower ritenne strategicamente indispensabile per gli Stati Uniti il varo del "National System of Interstate and Highways Defense", la "Rete nazionale di difesa autostradale interstatale" che aveva "l'obiettivo di collegare tutte le città americane con più di 50 mila abitanti da grandi e comode 'super strade' adatte a eventuali grandi evacuazioni" (per affrontare la tanto temuta invasione dell'Orso Russo), ma anche utile per veloci spostamenti di truppe terrestri o addirittura per permettere l'atterraggio e il decollo di aerei.
In pochi anni, così, negli Stati Uniti vennero costruite ben 41mila miglia di autostrade, a grandi carreggiate, che però tagliavano fuori i piccoli centri abitati e la loro vita.
41 mila miglia: cioè quasi 66 mila chilometri di nuove strade!
Sono le meravigliose e tranquille Highway, che quando collegano differenti Stati prendono il nome di Interstate.
Basta avere un normale atlante stradale, ed ecco che si ha una bella veduta d'insieme indispensabile per poter fare eventuali deviazioni suggerite magari dal semplice nome di qualche località nelle vicinanze.
Come quando due anni fa diressi l'auto verso un paesino solo per l'"ispirazione" che ebbi dal suo nome letto sulla cartina: "Sugar Loaf", "Pan di zucchero".
Sembra o no finto, il suo ufficio postale?
Era un normalissimo, ma delizioso, paesino della provincia americana, Sugar Loaf, fondato - come si legge nel cartello che abbiamo incontrato al suo ingresso - nel 1749, formato dalle tipiche villette monofamiliari americane con giardino.
Basta poi seguire la Main Street fino all'uscita del centro abitato, per incrociare cartelli che indicano con chiarezza la direzione che si deve prendere per arrivare a destinazione.
Al posto di segnalare il nome di una città, a meno che non siate in prossimità di questa, più spesso i cartelli stradali americani indicano "la direzione geografica" con il numero della strada che c'è nelle vicinanze.
Tutto semplificato dal fatto che, negli Stati Uniti, le strade "pari" sono "orizzontali" (vanno cioè da est a ovest e viceversa), mentre quelle dispari sono "verticali" (vanno cioè da nord a sud).
I cartelli con lo scudo blu e striscia rossa superiore indicano una "Interstate", le autostrade a più corsie che "aggirano" le cittadine; quelli bianchi, invece, le statali che attraversano i centri abitati. Strade che poi ritornano ad essere comode vie a più corsie per carreggiata.
Altra nota positiva, e che favorisce non poco risparmio: negli Usa le autostrade a pagamento sono rarissime e comunque la loro tariffa è davvero economica, roba di pochi dollari. Più facile, invece, incontrare (con stupore, per noi italiani) i ponti "a pedaggio"...
Dopo un certo numero di chilometri, tutte le Interstate hanno uscite ampiamente segnalate, dove si possono trovare distributori di benzina, ristoranti aperti 24 ore (con la "M" di Mac Donald's che svetta) e motel per riposarsi.
E ripartire.
E' però prendendo una strada statale che si può vivere l'atmosfera autentica della grande provincia americana, dove (ve ne accorgerete facendo una passeggiata a piedi lungo la Main st) la gente saluta con un sorriso e un cenno lo "straniero" che passa.
Certo, se da una parte sulle strade americane si viaggia senza stress, un po' di impazienza viene provocata dai limiti di velocità, ai nostri occhi francamente un po' assurdi.
Se vi sembrano pochi le 65 miglia all'ora di limite delle autostrade (si tratta, in effetti, di 104 km all'ora! e non mi è mai capitato di percorrere strade il cui limite è di 70 miglia o addirittura di 75 miglia all'ora, che pare pur esistano), che dire allora dei limiti ancora più bassi, come quelli di 50 mph, che significano meno di 80 km all'ora?
E si tratta di limiti imposti al di fuori dei centri abitati: perché nelle cittadine americane questo si abbassa anche a 25 miglia all'ora (40 km all'ora) o 20 (32 km all'ora).
Limiti che, nei pressi di una scuola e all'orario di entrata e uscita (segnalato magari dal semaforo giallo intermittente acceso) possono scendere ancora di più, rasentando, davvero il "passo d'uomo".
(Con il giallo lampeggiante velocità massima 15 miglia all'ora, 24 km ora) |
Fatta la "processione" e attraversato il nostro bel paesino (rispettando rigidamente, ripeto, i limiti, perché negli Usa non c'è via di scampo e le multe - con conseguente convocazione dal locale giudice - fioccano), normalmente all'inizio e alla fine della Main St troveremo anche qui catene di ristoranti dove mangiare e motel dove dormire, nel caso in cui non si sia trovato nulla di più caratteristico, nel frattempo.
Motel familiari - con insegne ancora fantasiose, come negli anni '50 - o aderenti a catene internazionali.
Comunque adatti a tutte le tasche...
Usciti dai piccoli centri, ecco che si ripresentano i cartelli che indicano le strade per andare lontano: verso ovest, verso il Pacifico, o verso l'est, in direzione Atlantico.
Oppure verso il sud, dove c'è il Messico o verso il nord, direzione Canada.
Beh, certo che questo che ho trovato in rete, a prima vista appare davvero un pochettino complicato...
Strani incontri si fanno sulle strade americane.
Davvero non è raro, per esempio, in Pennsylvania incontrare cartelli come questo:
Perché infatti non è raro, da queste parti, dover pazientemente incolonnarsi dietro all'unico mezzo di trasporto che gli americani di religione Amish si consentono...
Sì: così come è affascinante percorrere per ore con la radio accesa le grandi Interstate americane diretti chissà dove, altrettanto lo è passare attraverso i centri abitati fatti di villette...
... di fronte ad una delle quali magari qualcuno ha allestito il suo "garage sale", la vendita di mobili o oggetti sgomberati dal solaio o dal garage di casa e dei quali ci si vuole liberare (guadagnandoci su anche qualcosa...).
Poi verrà l'ora di riprendere la più vicina Interstate, accendere la radio, fissare la velocità 5 miglia sopra il limite, per farci portare chissà dove.
Ma certamente ancora più lontano...
"Sal, dobbiamo andare e non fermarci più finché non arriviamo..."
- Per andare dove, amico?
"Non lo so, ma dobbiamo andare..."
(Jack Karouac, On the road).
© dario celli. Tutti di diritti sono riservati
bellissimo leggerti, e...vorrei andare a vivere a Pan di zucchero, mi ispira!
RispondiEliminapapere
Carissimo, pezzo meraviglioso, come sempre del resto!!!
RispondiEliminaUn'altra Interstate che va da costa a costa è la I80, New York-San Francisco, passando molto vicino a Chicago,dentro Salt Lake City e Reno (sembro un po' partigiana?). Quando passi sui monti al confine tra Nevada e California non sembra una canonica Highway ed infatti stanno lavorando per allargarla.
Per dare anche un'idea della differenza di superficie tra USA e Italia, il Nevada è grande quanto l'Italia detratta la Campania.
Aggiungerei, anche, che la guida, non è solo calma: alle volte è sonnolenta!!! Al verde qualche volta non partono (anche perchè c'è chi prende il semaforo giallo "spinto") e Marco diventa idrofobo ed inizia a pensare: e se li mettessimo a Roma (o Napoli o Milano o qualunque altra città italiana)?
Meravigliosi sono i limiti "strictly enforced" con poliziotto con telelaser (qui per lo più in moto) oppure controllati dall'alto. Ci sono dei punti sulla strada, l'aereo (o l'elicottero) calcola quanto ci metti ad andare dal punto A al punto B e, se ci metti troppo poco, arriva la pattuglia!!!
Per finire: quando siamo andati a Sacramento, passeggiando, siamo stati salutati da moltissime persone incrociate per strada e mai viste prima!! Proprio come hai detto tu!
Ora, scusandomi per questo lunghissimo post (forse troppo), ti saluto e rinnovo i complimenti!!!
Un abbraccio, Marco e Lorena
Carissimi, i vostri interventi non sono mai inutili, anzi!
EliminaPreparatevi, perché mi sa che un giorno potreste vedervi arrivare una carovana di italiani diretti da voi, in Nevada!
:-)
Grazie, troppo buono!! Se arriverà qualcuno... saluteremo e offriremo un caffè ;-)
Eliminachissà perchè, ma questo pezzo mi ha fatto ricordare "L'uomo da marciapiede", basta con lo stare in spazi chiusi, ristretti e chiassosi, mi hai fatto venire la voglia di mettermi in marcia, andare per strada.
RispondiEliminaSorrido...
Eliminaon the road again... a quando, dario?
RispondiEliminagio
Presto, non appena si potrà...
EliminaSempre a proposito di guida sonnolenta.... ieri una dormiva al semaforo (noi 4' auto in fila per svoltare a sinistra), si è miracolosamente svegliata al giallo, sono passate lei ed un'altra e poi è diventato rosso, quindi ci è toccato aspettare un secondo giro.... nessuno che abbia strombazzato!!!!!! Ci siamo detti: ma fossimo stati ad un qualunque incrocio italiano, che sarebbe successo?
RispondiEliminaCiao grande Dario, a presto!!
leggendo questo post, mi è venuto in mente che anche io ho fotografato un sacco di strade nel ns viaggio on the road :o)
RispondiEliminaIn riferimento alla prima foto, la vista dell'Hudson da poco fuori New York. Ricordo ancora la sosta in quell'area di servizio che sembrava tutt'altro!
RispondiEliminaCi concedemmo un breve riposo per scattare qualche foto. Parcheggiammo la Nissan Qashqai amaranto nuova di zecca, presa in città, e ci incamminammo verso questa baita di legno immersa nel verde di un parcheggio immenso!
Fu li che scattammo tante e tante foto. Ogni particolare di quel luogo! La vista del fiume dall'alto, le aquile in volo dai vicini Adirondack, un'enorme bandiera all'ingresso, quasi a ricordarci dove fossimo......
Ed era solo un'area di servizio!
Ciao, Ivan!
EliminaTUTTO VERISSIMO!!! Guidare in America è bellissimo e, come ho già ampiamente detto nel mio blog, bisogna accettare la velocità ridotta e GODERSI IL PAESAGGIO perché ad ogni miglio c'è qualcosa da ammirare e di piacevole.
RispondiEliminaSpazi allargati rispetto all'Europa... basti pensare al "mio" lago Michigan: talmente grande che pare di essere al mare perché non si vede l'altra sponda del lago!
Non solo: in Italia vivevo in una cittadina alle porte di Milano che conta 36.467 abitanti su una superficie di 13Km2. Qui c'è una popolazione poco meno che tripla su una superficie su una superficie che è 5 volte maggiore!
L'enorme spazio a disposizione dà la possibilità di sviluppare le città in larghezza (eccezion fatta per alcune città come NY o Chicago) e di poter avere più luce a disposizione. Sembra banale ma è più luminoso e si riesce a vedere il sole che sorge o che tramonta perché le abitazioni sono basse!
:-)
Elimina(Se non ricordo male, il "lago" Michigan ha più o meno una superficie pari a tutto il nord Italia!)
Eliminafoto e racconto di viaggio stupendi
RispondiEliminacristian
Ciao, ma cosa sono quelle strisce nere che si vedono spesso sulle strade americane come nella foto da te postata Colorado
RispondiEliminaU.S. Route 285?
Davide
Caro Davide, scusa intanto per il ritardo nella risposta.
EliminaQuella foto l'ho scattata molti (più di dieci...) anni fa, dunque non ricordo bene.
Ma credo siano semplicemente "rattoppi" di strada.
Anche se erano perfettamente "a raso" e non davano alcun fastidio alla guida.
Grazie per avermi scritto, e continua a seguirmi!!
d.
Grazie per avermi tolto questa curiosità ;)
RispondiEliminaDavide
da quando ti ho "scoperto" non riesco a staccarmi da questo blog!! E' emozionante! E mi fa rivivere il mio viaggio di nozze... 10 giorni on the road per la California... spazi immensi che pure a fotografarli non rendono l'idea se non inquadravi anche un punto di riferimento per fare il paragone delle dimensioni! Paesini che sembrano fuori dal tempo e che attraversi pensando quasi di essere sul set di uno dei tanti film visti in Tv! Bella! L'America è bella!! Prima o poi ci tornerò!!
RispondiEliminaLa tua emozione mi emoziona.
EliminaGrazie per essere passata da qui!
d.
Bel pezzo, complimenti. Adoro gli States, ho passato le ultime 10 estati in the Road in America. Ti confermo che i limiti di velocità a 75 e addirittura 80 mph esistono. Sono più o meno in tutti gli stati del nord ovest (Nevada, Montana, Wyoming, North e South Dakota).
RispondiEliminaGrazie e benvenuta!
RispondiEliminaE fatti un bel giretto fra queste pagine, e se ti va lascia il tuo pensiero!
A presto...
d.
Innanzitutto complimenti per il tuo bellissimo blog, volevo chiederti informazioni circa la Pacific Coast Highway - Route 1. A giugno farò un road trip ( da San Francisco a Los Angeles) e sono un po' spaventato al pensiero di guidare in un Paese straniero. Tu sapresti darmi qualche consiglio? Sai se questa strada sia particolarmente difficile?
RispondiEliminaInoltre mi hanno tutti parlato male delle strade a Los Angeles! Sai qualcosa al riguardo?
Ti ringrazio tantissimo in anticipo
Urca! Non ti ho mai risposto!!!
EliminaAccorgersi un anno dopo di un commento è un errore imperdonabile!!
Scusami davvero!
d.