(Istruzioni per la lettura: avviare prima l'audio e usarlo come sottofondo...)
Era un po' che quei due si lanciavano occhiate. Ma si sa, noi uomini siamo un po' tonti, a volte. O ci buttiamo subito - combinando spesso disastri... - o aspettiamo un segno divino che ci dica "Dai, che cazzo aspetti? Prendile la mano!".
Quella volta il miracolo avvenne, e lui - che aveva quello strano nome africano, "Barack Hussein", - chiese a lei, che più semplicemente si chiamava Michelle, di ballare.
Sarà stato un caso, ma la canzone che suonava in quel momento dal jukebox si intitolava proprio "At last!", "Finalmente!".
E mi piace pensare che lei, la giovane e bellissima Michelle, quando Barack si decise a stringerla a sé, pensò proprio "Oh, finalmente!"...
Fu la loro canzone, quella, la canzone che segnò sempre tutte le tappe della loro vita.
"At last!" la ballarono quando lui si laureò: lui, tipico esempio di ragazzo a rischio ("pericolante", l'avrebbe definito in Italia san Giovanni Bosco) allevato in giro per il mondo da una madre rimasta soltanto ragazza dopo che il suo uomo, uno studente che sognava di cambiare l'Africa, era tornato là per salvare il suo Paese, e dove morì in un incidente stradale, troppo presto.
La ballarono poi alla festa per la laurea di lui, "At last!", la ballarono alla festa del loro matrimonio, la ballarono quando venne eletto senatore dell'Illinois, così come la ballarono la sera in cui il Partito Democratico - era il 28 agosto 2008 - decise che sarebbe stato lui, Barack Hussein Obama, a cercare di far tornare i democratici alla Casa Bianca.
E ogni volta risuonavano nell'aria, nei loro cuori, quelle note e quella parola: "Finalmente!"...
Dopo ogni elezione e dopo la cerimonia del giuramento, per tradizione il neo eletto Presidente degli Stati Uniti, deve "aprire" le feste danzanti che a Washington vengono organizzate in suo onore.
Dieci, furono, quella sera del 10 gennaio del 2009: quella degli abitanti di Washington (biglietto d'ingresso, 25 dollari, ovviamente andati a ruba...), quella organizzata dai giovani della città, quella degli Stati dove Obama era nato e stato eletto (Hawaii e Illinois), quella degli abitanti del "Mid-Atlantic" (gli Stati atlantici vicini), degli abitanti del "Midwest", quelli del "West", del "South", quella degli attivisti del Partito Democratico, quella dello Stato Maggiore della Difesa e infine quella dei reduci di guerra.
Indossava un elegante smoking, il Presidente Barack Obama quella sera, il primo da lui acquistato nella sua vita.
Era un "Hart Schaffner Marx" (Marx!) confezionato in una fabbrica di Chicago, la sua città, e "i cui operai siano aderenti al sindacato, mi raccomando", chiese esplicitamente lui.
E ogni volta che la coppia Presidenziale entrava nel salone di una delle dieci feste organizzate quella sera, l'orchestra interrompeva all'istante la musica, e i violini subito suonavano le prime note di "At last!", perché così aveva voluto Michelle.
E ogni volta che la coppia Presidenziale entrava nel salone di una delle dieci feste organizzate quella sera, l'orchestra interrompeva all'istante la musica, e i violini subito suonavano le prime note di "At last!", perché così aveva voluto Michelle.
Che veniva immediatamente invitata al centro della pista - lasciata libera da tutti, in quel momento - da un elegantissimo Barak.
Mi piace pensare che, ogni volta, lei gli sussurrasse dolcemente all'orecchio "At last!", "Finalmente!", mentre iniziavano a sentirsi le parole:
"Il cielo lassù è blu
e il mio cuore ha avuto fortuna
la notte in cui ti ho guardato...
Ho trovato un sogno a cui potevo parlare,
un sogno che posso chiamare mio...
E tu hai sorriso,
hai sorriso,
e l'incantesimo è avvenuto.
Eccoci qui, in Paradiso.
E tu sei mio.
At last...
Finalmente..."
"At last!" è una canzone cantata da Etta James, morta ieri nella sua casa di Riverside, Los Angeles, California, per una grave forma di leucemia che l'aveva colpita da tempo.
Avrebbe compiuto 74 anni fra quattro giorni.
Democratica convinta, negli ultimi momenti di lucidità aveva dato il suo sostegno simbolico ad "Occupy Wall Street" - il movimento degli "indignados" Usa - e aveva detto che avrebbe voluto arrivare alla festa per la rielezione di Barack H. Obama, pronta questa volta lei, a cantare "At last!".
Perché si era un po' incazzata, Jamesetta Hawkins (il suo vero nome) quando sentì come Beyoncé storpiò la sua "At last!" ad una delle feste dell'insediamento di Obama.
Ma in fondo nessuno ricorda quella versione.
Tutti abbiamo invece nella mente, e nel cuore, quella che lei incise nel lontano 1961, proprio l'anno in cui alle Hawaii, dall'amore fra una ragazza bianca americana e uno squattrinato studente venuto dall'Africa, nasceva un piccolo al quale venne dato il nome "Barack Hussein".
Che a quella sua canzone, in fondo, deve tutto.
© dario celli
complimenti, proprio un bellissimo post commemorativo questo...RIP Etta!
RispondiEliminaun mio modesto parere... anche se non vorrei distruggere la magia dell'atmosfera creata dal post e dalla musica...
RispondiEliminama dire di Michelle 'bellissima', mi pare un regalo... ce ne sono di bellissime, ma non certo lei!!
un'amico mio carissimo la definirebbe 'miracolata' considerando il bel fusto che 'at least' l'ha scelta :)
Penelope.
la troppa acidità (forse) mi ha fatto inciampare le dita... correggo 'at last'...
RispondiEliminasorry.
Penelope.
non sarà bellissima, ma tra tanto vecchiume che c'è tra i palazzi del potere, FINALMENTE una coppia giovane e unita.
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