PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

sabato 31 ottobre 2020

Su Halloween, festa tutt'altro che "americana"...


Anche quest’anno ci siamo, cari amici di Aria Fritta, che mi seguite nonostante la mia pigrizia.


Mi riferisco alla consueta polemica che in questo periodo, da un po’ di tempo a questa parte, si ripropone puntuale. Polemiche che quest'anno, mi sembra, sono state meno virulente. (Forse causa Covid, che sembra aver placato gli animi di tutti...). 

Succede sempre in vista dell'arrivo di novembre, quando cioè arriva Halloween”, festa oggi sempre più amata dai bambini e sempre più al centro di italiche polemiche.  

I “fronti” sono più o meno questi: da una parte vi sono coloro che, laicamente, si limitano a definire Halloween "la solita americanata"“ridicolo prodotto consumistico pre-natalizio importato da oltre oceano”.

Dai perfidi Stati Uniti d’America, ovviamente. 

Sullo stesso fronte ci sono i cattolici (più o meno oltranzisti) che vedono Halloween come “fumo negli occhi”, spingendosi talvolta a considerare la ricorrenza - come spesso qualche sacerdote ha tuonato dal pulpito durante la predica domenicale - una vera e propria "festa del demonio"

In mezzo a tutto questo baillame ci sono i bambini, ai quali tutto sommato Halloween non dispiace: un po' perché i personaggi protagonisti sono mostriciattoli e fantasmi, e un po' perché per i piccoli si tratta, in fondo, di un'altra occasione di festa.

E per ricevere qualche regalo.

L’accusa principale, comunque, è che Halloween sia una “festa importata”, una “americanata”, appunto, una festa posticcia, inventata a scopo commerciale, "estranea alle tradizioni italiane".

E' invece no. 
Non è proprio così.


Cari amici (e gentili lettori che siete capitati per la prima volta in queste pagine…) per comprenderne il perché è necessario avere un po’ di pazienza, perché la storia è lunga...

La principale contestazione è, appunto,che la festa non rientri nelle nostre tradizioni.
Ma cosa significa "tradizione"?

Se, infatti, le feste religiose cristiane si celebrano in Italia da due millenni a questa parte (anzi, un po' meno, come vedremo fra qualche riga...), in precedenza - e qui davvero per molti e molti millenni - il culto dei morti che ritornano a farci visita (Halloween, appunto) è stato festeggiato eccome, e proprio attraverso riti che affondano proprio nelle millenarie tradizioni europee.

E dunque anche italiane

Questo almeno fino a 1700 anni fa.


Cari amici: oggi ci tocca ripassare un po' di storia. 

Per capire bene la “questione Halloween”, infatti, oggi dobbiamo tornare indietro addirittura fino all'anno 325 dopo Cristo.

Cioè ai tempi dell'Imperatore romano Costantino.

Perché fino ai primi secoli dopo Cristo, infatti, che piaccia o no "Halloween" era presente (eccome!) nei riti e costumi europei.

Dunque anche in Italia. 

E questo alla faccia di coloro che di questi tempi (ed in particolare in questi giorni…) parlano ancora di “colonizzazione anglosassone” bollando la ricorrenza come l’“ennesima americanata importata”.


Ovviamente, 1700 anni fa - ai tempi dell’Imperatore Costantino - la festa era chiamata in altro modo: per i romani erano le 
“Parentalia”, i giorni riservati alla celebrazione delle “feralia”, le feste dei morti. 

(Mosaico con banchetto romano, Aquileia, V° secolo)

Quando, cioè, le anime dei defunti tornavano fra i vivi, trovandosi a vagare liberamente nel pianeta Terra.
Un rito che, per svariati millenni, affondava le radici proprio nelle "nostre" tradizioni.

Almeno fino a quando l’imperatore romano Costantino - Flavio Valerio Aurelio Costantino, devoto fino ad allora al culto di Elio, dio del Sole - non si convertì al cristianesimo. 

La conversione dell’imperatore Costantino avvenne (come descrisse Lattanzio, il precettore dei suoi figli) qualche giorno prima della battaglia che avvenne proprio qui, a Roma, a poche centinaia di metri da dove in questo momento sto scrivendo.

In quelle che allora erano le campagne e le colline attorno a Ponte Milvio, l’antico ponte romano che ancora oggi scavalca il Tevere.


Era 
il 28 ottobre del 312 dopo Cristo, e l’Imperatore Costantino si stava preparando alla battaglia finale contro Massenzio, peraltro suo cognato. 

Insomma, mentre avanzava con il suo esercito verso Roma, qualche centinaio di metri prima di raggiungere le sponde del Tevere, Costantino ebbe una visione. Di fronte a sé, ha raccontato, improvvisamente si è stagliata una enorme “croce luminosa” accompagnata da quattro parole diventate famose: In hoc signo vinces”“Sotto questo segno vincerai”.

Sarà stata vera conversione (o anche solo superstizione), sta di fatto che Costantino ordinò che sugli scudi di tutti i suoi soldati venisse incisa, o disegnata, una croce. 


Sta di fatto che - croce o non croce - lui vinse la battaglia contro il cognato Massenzio, prendendo così il totale controllo dell’Impero. 

Assunto il potere, l’Imperatore Costantino si trovò da subito una serie infinite di "gatte da pelare": una di queste era la ricomposizione dell'unità dogmatica all'interno del mondo cristiano.

Infatti, nei tre secoli successivi la morte di Gesù Cristo (e dei suoi apostoli e degli evangelisti, apocrifi compresi) la giovane chiesa cristiana era già tormentata da divisioni e dispute teologiche di ogni tipo.

Costantino ritenne dunque che fosse venuto il momento di affrontare e risolvere, una volta per tutte, le sempre più numerose differenti interpretazioni presenti all’interno del mondo cristiano di allora. 

Per questo motivo, nell’anno 325, decise di convocare a discussione i 1800 vescovi cristiani di allora, indicendo il primo Concilio della storia della Chiesa.

E poiché a quel tempo la maggior parte degli alti prelati viveva nella parte orientale dell'Impero Romano, Costantino scelse come luogo del primo Concilio Nicea (oggi Iznik, città turca non lontanissima da Bursa), a quel tempo seconda città dell'Impero d'Oriente, dopo Costantinopoli. 

Ora, cari amici, non facciamoci troppe domande… 

Non ho sinceramente idea di come tecnicamente fu organizzata l'evento, partendo banalmente dalle convocazioni dei singoli vescovi di quel tempo, che erano ben 1800; anche perché i chilometri che separavano Roma a Nicea, per esempio, erano più di duemila, e non pochi dei partecipanti sarebbero partiti da ancor più lontano. 
Magari dalla Gallia o dall’Hispania, per esempio; o dal nord Africa, o dalla Mauritania o dalla Numidia…


Quel che si sa è che la città di Nicea fu scelta perché la maggioranza dei vescovi cristiani allora in carica, un migliaio, viveva nell'Impero Romano d'Oriente.


La partecipazione al 
Concilio di Nicea, il primo Concilio della Chiesa cristiana, fu però assai meno numerosa, dati gli ovvi scarsissimi mezzi di trasporto a disposizione. 
Pare, infatti, che alla fine i vescovi che raggiunsero Nicea (a cavallo, in carrozza o... a piedi) furono soltanto fra i 250 e i 320. Fra questi uno solo italiano: tal Marco "vescovo della provincia di  Calabria"


Lo stesso Pontefice di allora, Papa Silvestro, non ci andò, anche se pare avesse inviato a Nicea due suoi fidati sacerdoti a rappresentare la Chiesa di Roma. 


Che giunti a destinazione si trovarono a decidere su numerose questioni delicatissime, teologiche ma anche pratiche. 
Prima fra tutte come convertire "davvero" le assai riottose popolazioni europee. 
Che teoricamente  erano sì diventate “seguaci di Cristo”, ma che contemporaneamente non avevano mai del tutto abbandonato i riti pagani che erano stati seguiti fino ad allora, e che affondavano le radici nelle più antiche e popolari tradizioni delle popolazioni indio-europee. 


Antiche, è bene ricordarlo, di tre - quattro mila anni. 
Se non di più. 


Fra questa c'era, appunto 
(e finalmente siamo all’argomento di oggi!), la “festa di Samhain”, che segnava la fine dell’estate e che aveva quella denominazione “gaelico-celtica” che significava “ritorno dei morti”.

Insomma: come fare a conquistare i fedeli che nonostante si definissero “cristiani” continuavano a seguire i riti e ad adorare le divinità pagane, si chiesero i vescovi riuniti a Nicea? 

Nessuno è in grado di dirci a chi, in quei 36 giorni del primo Concilio della Chiesa cristiana, venne in mente la soluzione di un problema che risultava di difficilissima soluzione. 

Ma l’idea più semplice (e per certi versi, se mi si permette “geniale”) fu quella di “sostituire” per decreto le feste pagane seguite dalle popolazioni europee nei millenni (e millenni) precedenti, con nuove festività che così sarebbero diventate “automaticamente” “cristiane”.

  

Per esempio la "Festa del Solstizio d'Inverno" da millenni dedicata ad Horus e a Mitra, e che coincideva con il "Dies Natalis Solis Invicti" - il giorno della nascita della divinità del “Sol Invictus"...

I convenuti al Concilio di Nicea decisero di trasformarla d'imperio nel "Santo Natale", giorno che da quel momento in poi avrebbe ricordato - così come veniva descritta nei Vangeli - la nascita in Terra di Gesù Cristo

Tra l’altro, a quel tempo, 
molti popoli della Terra adoravano “un dio” nato proprio negli stessi giorni, quando cioè la luce del giorno inizia a durare più dell’oscurità della notte.

In Grecia, per esempio, in quei giorni di dicembre si venerava la nascita di Horus, figlio della vergine (anche lei!) Iside. Ma anche Bacco ed Ercole, figli di Giove, erano nati in quei giorni di dicembre. 

Nel nord dell'Europa, il 25 dicembre era il giorno in cui le antiche popolazioni scandinave credevano fosse nato Freyr, dio della bellezza e della fecondità; divinità che nella credenza delle popolazioni scandinave di svariate migliaia di anni fa, concedeva “pace e piacere ai mortali”
E che dominava anche sulla pioggia, sul calore del sole e sul raccolto dei campi. 

Sempre il 25 dicembre, a Babilonia si onorava invece la nascita di Thammuz, figlio di (anche lei "vergine") Mylitta.

In Persia ritenevano che in quei giorni fosse nato (guarda un po’ da una “petra virginis”, una pietra vergine) Mitra, il cui culto si espanse poi anche nell’occidente romano. Al punto che nella stessa Roma imperiale di statue dedicate a Mitra ve n’erano una settantina. 

Spingendoci geograficamente ancor più lontano, sempre il 25 dicembre nasceva, questa volta nell’antico Messico, il dio Quetzalcoatl, così come la divinità Huitzilopochtli delle non lontane popolazioni Atzeche.


Questo per quanto riguarda il nostro "Santo Natale". 
Tornando al Concilio di Nicea, calendario alla mano, i vescovi cristiani iniziarono dunque  a correggere - o meglio a “convertire” in cristiane - una ad una tutte le altre feste pagane.

Come il giorno successivo al Natale, per esempio.

Non si sa da quanti millenni, il 26 dicembre le popolazioni europee celebravano la divinità greca Artemide, dea della caccia, della foresta, dei campi coltivati e anche delle iniziazioni femminili, protettrice della pudicizia e della verginità. 


Ecco allora che con un tratto di piuma d’oca su pergamena, 
Artemide venne soppiantata da Santo Stefano, il primo martire cristiano, lapidato fino alla morte dopo essere stato accusato da Sauro di Tarso di blasfemia. 
Sauro di Tarso che poi, convertito, sarebbe diventato Paolo. 

Inteso come San Paolo.


Poi… 
Da millenni, il sesto giorno del primo mese dell'anno (gennaio) era dedicato ai culti pagani di 
Holla e Iside, ma soprattutto all’iniziazione di Osiride, divinità egizia benefattrice dell’umanità: ricorrenza festeggiata (almeno) nei tremila anni precedenti. 


Nel 325 dopo Cristo, i vescovi riuniti a Nicea decisero invece che era giunta l’ora di dire basta ad Iside e compagnia bella. 

A partire da quell’anno, infatti, il 6 gennaio sarebbe stato dedicato alla manifestazione della divinità del Bambin Gesù ai tre Re Magi, che secondo i Vangeli, passarono dalle parti di Betlemme seguendo una cometa.  
Ecco come nacque la festa dell’Epifania.


Calendario alla mano, i vescovi del Concilio di Nicea arrivarono poi alla millenaria festa dell'Equinozio di Primavera, che coincideva con la Pasqua ebraica, la Pasach, dove veniva ricordata la liberazione degli schiavi israeliti dall’Egitto e il loro viaggio verso la “Terra Promessa”.


Pasqua ebraica, peraltro, che a sua volta si rimandava a riti ancora più antichi.
Secondo la tradizione, fu Mosè a volere che la festa che doveva ricordare la “liberazione degli ebrei” coincidesse con la 
“Festa della raccolta del grano” osservata in quei secoli dalle popolazioni nomadi semite del Medio Oriente. 


Tra l’altro, per alcuni secoli, i primi cristiani osservavano le stesse festività dei "fratelli ebrei": come la 
Pasqua, appunto. 
Fu dagli ebrei, per esempio, che i cristiani assimilarono la tradizione del consumo, in quell’occasione, della carne d’agnello.
Usanza che si richiama al sangue (d’agnello, appunto) che secondo le Scritture gli ebrei schiavi in Egitto passarono sulle proprie porte di casa affinché gli angeli inviati da Dio per uccidere i primogeniti delle famiglie pagane egizie, riconoscessero i figli da risparmiare. 


D’estate, alla metà agosto (il 13 per la precisione) arrivava poi la ricorrenza dei “Vertumnalia”, la festa romana dedicata al dio Vertumno peraltro ancora più antica essendo la festa già nei costumi delle popolazioni etrusche.

Coincidente, peraltro, con la 
Dianalia, la festa della dea Diana, nota per essere forse l’unica ricorrenza che nella Roma antica vedeva insieme schiavi e senatori salire sull’Aventino per compiere sacrifici, appunto, alla dea Diana, la “Madre di tutti”
Era l’occasione, quella, per festeggiare anche il Raccolto e la maturazione dei frutti.


Una ricorrenza, però, che nel 18 avanti Cristo subì il cambio di nome per volere dell’imperatore Augusto: festa che da quel momento, dunque, si sarebbe chiamata 
“il riposo di Augusto”.

In latino  Feriae Augusti”.

Toh! Ferragosto, appunto. 

E anche se a partire dal V° secolo dopo Cristo iniziò a svilupparsi il culto dell’Assunzione di Maria Madre in Cielo, solo nel più vicino a noi - nel 1950! - il 260° Papa della Chiesa cattolica, Eugenio Pacelli - Papa Pio XII° - fece coincidere la ricorrenza pagana di Ferragosto con il giorno che ricorda la morte della madre di Gesù Cristo. 

Chiesa Cattolica che così introdusse il culto della Madonna, la madre di Gesù, sostituendolo sostanzialmente al plurimillenario culto pagano della Madre Terra o della Grande Madre.

La Madre Terra

Ma nei primi secoli dopo Cristo non poche usanze pagane continuavano ad essere ancora pervicacemente praticate dal popolo: nel 600 dopo Cristo, dunque, Papa Bonifacio IV (67° Papa della Chiesa Cristiana) decise di istituire la festa di 
"Tutti i Santi" e quella dei "Morti", dei defunti.

Anche perché le popolazioni europee continuavano a ricordare i morti attraverso la festa pagana di "Samhain", che era di derivazione gaelica e celtica, e che da millenni ricordava la fine dell'estate, così come significava la denominazione tratta dall'antico gaelico. 


Una festa che si affiancava a quella romana dedicata a 
“Pomona” (la dea dei semi e dei frutti) 

La dea Ponoma

e alla “Parentalia”, la festa che l'antica Roma dedicava al ricordo dei defunti a febbraio, dal 13 al 21: giorno quest'ultimo, in cui, secondo la tradizione, le anime dei morti potevano girare liberamente fra i vivi. 

Inizialmente, l'Imperatore Costantino, nonostante la "cristianizzazione" che aveva imposto all'Impero, tollerava il paganesimo: a coloro che non si erano convertiti al Cristianesimo era infatti consentito seguire liberamente, per esempio, la pratica nei loro templi.

Tolleranza verso il paganesimo che però non durò molto.

Perché anche la sola sopravvivenza di alcuni riti (come i sacrifici animali, per esempio) vennero ad un certo punto considerati da Costantino una sorta di minaccia morale alla sua stessa autorità imperiale. 

Costantino che infatti presto proibì proprio i sacrifici animali; 
stabilendo successivamente che i riti pagani si potevano svolgere sì, ma soltanto "all'interno di appositi templi ubicati fuori le mura cittadine"
infine solo in quei templi, ma "esclusivamente nelle ore notturne".

Fino al 380 dC, quando con l'Editto di Tessalonica gli imperatori Graziano, Teodosio I e Valentiniano II (quest'ultimo peraltro di nove anni!) proclamarono il cristianesimo religione "di Stato": a quel punto tutti i templi pagani e ariani vennero chiusi, distrutti o trasformati chiese cristiane. 

Come il Pantheon di Roma, per esempio...

Contemporaneamente in tutto l'Impero Romano venne vietata l’adorazione delle statue e duramente inasprite le pene ai cristiani che si convertivano, o ritornavano, al paganesimo. 

L’Aruspicina - la tradizionale e popolare "consultazione del fegato degli animali”, rito tramandato dai tempi degli etruschi per trarne segnali divini - veniva per esempio equiparato al reato di "lesa maestà" e punito con la morte. 

Il 24 febbraio 391 l'imperatore cristiano Teodosio I° firmò poi a Milano il decreto "Nemo se hostis polluat" (conosciuto come "Decreti Teodosiani", in pratica i "decreti attuativi" dell'Editto di Tessalonica) che definitivamente "metteva al bando ogni tipo di sacrificio e rito pagano", anche in forma privata, proibendo non solo l’adorazione delle statue (anche con uno sguardo fugace!) o il solo avvicinarsi ai templi.  

“Nessuno violi la propria purezza con riti sacrificali, nessuno immoli vittime innocenti, nessuno si avvicini ai santuari, entri nei templi e volga lo sguardo alle statue scolpite da mano mortale…”, si leggeva nel decreto. 
Pena, il pagamento di 15 libbre (più o meno cinque chili) d’oro.

In tutta Europa iniziò così la sistematica demolizione dei templi pagani.
Non solo: a chiunque fosse cristiano venne riconosciuto il diritto di entrare nelle case private di "sospetti pagani" per controllare e distruggere eventuali statue di divinità presenti nelle loro abitazioni.
 
Si arrivò addirittura a ritenere che un cristiano potesse avere salva l'anima (e mondare i propri peccati più gravi), nel caso avesse ucciso un pagano.  
Di contro, ovviamente, si svilupparono deboli episodi di “resistenza pagana”, che vennero stroncati sul nascere con forza. 

Insomma, erano tempi assai complicati, quelli... 

San Girolamo, teologo, dottore della Chiesa e biblista commentò con sconforto, nel 400 d.C.: 

"Rivolto agli idoli, il culto è esecrabile.
Consacrato ai martiri diventa accettabile". 

Quattro secoli dopo, nell'anno 835, visto il perdurare dell'usanza popolare, Papa Gregorio IV decise anche in questo caso di creare una nuova festività cristiana da sovrapporre e sostituire a quella pagana ancora molto seguita dal popolo. 

Fu così che il 1° novembre di quell'anno, l’imperatore Ludovico il Pio istituì ufficialmente la festa di Ognissanti. 

Che nei Paesi anglofoni prese appunto il nome di “The Eve of All Saints Day”.
Che nella sua forma contratta diventava 
“All Hallow’s Eve”

Halloween, appunto. 
Che è tutt’altro che una “americanata”, dunque...


La cosa che oggi stupisce e come nell'Italia cristiana siano riusciti a sopravvivere nei secoli successivi almeno i lati "dolci", culinari, infantili, di "All Hallow's Eve", la festività pagana.
E questo nonostante le torture, o i roghi, ai quali nei secoli venivano condannati coloro che si ostinavano a seguire le usanze dei loro padri in modo “sotterraneo”, “clandestino”.

Nei secoli, per esempio, venne tollerata l'usanza di lasciare alla soglia della propria abitazione, la notte dei morti, una candela accesa, acqua, cibo o dolci: affinché i defunti che cercavano di tornare nella loro casa quella notte, potessero ritrovarla grazie alla luce della candela e provare conforto grazie all'acqua e ai dolci.

In Italia, in occasione della festa religiosa dei morti, l'unica eredità di questi riti pagani che riuscì a sopravvivere fu il consumo di cibo e dolci che, in alcune zone del nostro Paese, assumevano nomi differenti. 

In Trentino si preparavano, e si preparano, “i cavalli dei morti”
in Umbria le “fave dei morti”
che in Toscana diventavano le “ossa dei morti” chiamate anche “pan coi santi”
pan dei morti” a Milano; 
“’o morticiello” (un torrone ricoperto di cioccolato) in Campania;
dita degli apostoli” in Calabria; 
e ancora "ossa dei morti" in Sicilia. 

Nei Paesi anglosassoni - prima nel vecchio Continente, poi oltreoceano - la tradizione di Halloween ha invece resistito. Proporzionalmente alla distanza di questi Paesi da piazza San Pietro, direi.

  

Ecco qui.
Il pippone è finito, e mi scuso per la lunghezza. Ma il tema era complesso.

 

Il problema, semmai, sarebbe stabilire alcune cose: 
dopo quanto tempo una tradizione diventa tale?

E se questa tradizione viene scalzata
(con la forza, con il carcere, con la tortura, con la morte...) da un nuovo rito, la prima può essere definita ancora "tradizione"? 
E la seconda?
E se poi la prima tradizione "rinasce"? 

Allora? 
Ancora a dire che Halloween è una "americanata"?


© dario celli. Tutti i diritti sono riservati

6 commenti:

  1. Un grande ritorno Dario Celli! Complimenti! Immenso come sempre ;-)

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    1. Esagerata...
      Grazie, comunque!

      Dai che sono ripartito!

      d.

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  2. ottimo resoconto storico di come è nata questa festa e di come poi si è sviluppata
    ciao Cristian

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  3. Ciao Dario, è un piacere rileggerti. Come al tuo solito hai raccontate le cose con precisione e catturando l'attenzione del lettore. La "questione" di Halloween è, a mio parere, il solito pretesto per fare inutili e sterili polemiche... in fondo poi non è una bella cosa essere aperti alle "tradizioni" degli altri? Un salutone. Enzo.

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    1. Grazie, Enzo!
      Era tempo che pensavo di scrivere un pezzo su questo argomento...
      Grazie per il tuo giudizio, sempre importante, per me.

      d.

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