PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

mercoledì 25 luglio 2012

Su un ragazzino che aveva la passione dei treni

C'era una volta un ragazzino che aveva una passione: adorava i treni.
Da bambini aveva avuto, sì, il classico trenino elettrico ma, diciamo, la sua passione era cresciuta soprattutto quando era diventato adolescente.
A quel tempo si "limitava" ai treni. Non era, infatti, mai salito su un aereo fino a quando non aveva compiuto 21 anni (mica come i ragazzi d'oggi, che l'aereo lo prendono anche a dieci anni, e magari da soli!).


La sua "prima volta" in aereo fu su un volo Milano-Mosca. Andò nell'allora Unione Sovietica grazie ad un viaggio ottenuto come ricompensa per alcuni lavori che ora verrebbero chiamati "socialmente utili" (si trattava di semplice riqualificazione di una parte di un parco pubblico), svolti nella sua città insieme ad altri ragazzi della sua età, vent'anni e giù di lì.
Quindici giorni di lavoro gratuito - solo rimborso spese per autobus e panino - in cambio di una settimana di viaggio in un Paese europeo.
Partì (era un volo sfigato, il Comune doveva risparmiare...) alle 4 del mattino da Milano Malpensa, su un aereo di qualche compagnia africana a bassissimo costo che faceva scalo in un aeroporto che allora era poco più che uno sputo.
Il volo partiva a quell'ora dopo essere arrivato da qualche Paese dell'Africa centrale: era quello che oggi si sarebbe chiamato un volo low cost (o forse high-risk) di una di quelle compagnie che se non fallite nel frattempo oggi sarà certamente inserita nella cosiddetta "lista nera" delle linee aeree internazionali tecnicamente poco affidabili. Del suo primo impatto con l'aeroporto, per la verità, ricorda poco o nulla: così come non ricorda nulla del volo, del decollo, dell'atterraggio, anche se quello era il suo primo volo.


Io adoro gli aeroporti.
Forse perché da bambino mio zio Alfio, il più giovane dei fratelli di mia mamma, ogni tanto la domenica mi veniva a prendere con la sua spider per portarmi a tutta velocità all'aeroporto di Caselle.
Si divertiva a superare ogni domenica un record: non sono sicuro, ma mi pare che il nostro fu 15 minuti. O 11. Sono certo: è da allora che ho iniziato ad adorare la velocità.
Non ricordo se entrammo mai, in aeroporto: non credo, forse una sola volta. Ma a me piacevano gli aerei, e a me bambino bastava guardare fuori dall'aeroporto gli aerei decollare.
Che andavano chissà dove.
Sicuramente lontano... 


Sì, vi confesso che adoro così tanto gli aeroporti,  che ogni tanto ci vado. E anche se non devo partire. Così, per passare un po' di tempo. C'è chi si fa i giri in centro e chi va in aeroporto. Ce c'è di strano?
Mi mette di buon umore, l'aeroporto. Poi, generalmente, la gente in aeroporto sorride, è sempre mediamente di buon umore se non euforica.
Magari è un po' agitata, ma sorride.
Un po' agitate, ieri, erano infatti due ragazze toscane che aspettavano un'amica per partire per le vacanze: il loro abbigliamento era già tipicamente "vacanziero". Erano agitate perché all'appuntamento mancava la terza compagna; e meno male che oggi ci sono i cellulari: "Ma dove diavolo sei?? Ma davanti a 'codesta', cosa?? Sotto? Sei sotto?? Ma mi spieghi perché sei agli arrivi se noi dobbiamo partire?".


In piena area partenze, in mezzo al casino e al via-vai dell'aeroporto di Fiumicino, vedo una coppia di asiatici seduta per terra. Davanti a loro la valigia di lui aperta: come se niente fosse quello si alza, si sfila i pantaloni (lì, di fronte a tutti), e proprio quando temevo l'arrivo del solerte funzionario di Polizia ecco che sotto spuntano un paio di bermuda.
A quel punto lui appallottola i pantaloni e li mette dentro alla valigia. Non conosco, ovviamente, il cinese (credo fossero cinesi...) ma posso tranquillamente dirvi cosa deve aver detto lei. Lo ha guardato con gli occhi sbarrati e scuotendo la testa mentre ripiegava per bene i pantaloni, con tono seccato e severo (un cazziatone femminile in cinese nel salone partenze dell'aeroporto di Fiumicino: capite che spettacoli gratuiti che si possono vedere, là?) deve avergli detto una cosa del tipo "Ma è possibile che tu non sappia piegare un paio di pantaloni in modo decente? Ti costava tanto piegarli e metterli dentro la loro custodia? Ma porcaccia la miseria!" (La mia esperienza umana unitamente all'intuito giornalistico mi porta ad essere certo, anzi, certissimo che il sunto del di lei cazziatone era esattamente questo, con lui che - devo dire con onestà - non mi è sembrato granché impressionato...).
Poco lontano un intero equipaggio del volo della China Eastern Airlain per Shanghai era messo a circolo e tutti (dicotutti, comandante, copilota e una decina fra hostess e stewart) erano in silenzio con il cellulare in mano a mandare sms. Ah, se solo avessi fatto la foto...


Adoro gli aeroporti: se ne vedono di tutti i colori, là. C'è chi dorme in posizioni da contorsionista sulle poltroncine in attesa del volo (il padre; mentre un bambino chiede: "Mamma, ma perché papà dorme tutto storto? E perché siamo arrivati quattro ore prima?"), o chi utilizza come cuscino quello strano aggeggio a forma di ferro di cavallo che si mette sul collo, sopra le spalle.


Fuori da un negozio dell'aeroporto, un ragazzino filippino spiega a madre e zia come funzionano i lucchetti a combinazione numerica che hanno appena comprato. La discussione, assai buffa, consiste nel numero da mettere, con l'undicenne o giù di lì che spiega loro che la combinazione "0000" è quella "default", iniziale, e che si può impostare qualunque numero a quattro cifre.
Non mi sono sembrate molto convinte, e si giravano e rigiravano le istruzioni fra le mani cercando di risolvere il rebus. Li ho lasciati sentendo il ragazzino che, un po' spazientito, in italiano rispondeva "Ma certo che sono sicuro!".


Una coppia sui trent'anni molto carina, chiacchiera mentre mangiano un pezzo di pizza. L'interesse di lui mi sembra evidente, quello di lei non saprei: si divertono così tanto, le donne, a far ballare i maschietti... Mi correggo: capisco qualche istante dopo che per lui non c'è niente da fare quando lei dice "No, Andrea è in volo con un ispettore...". Chiedendogli poi, con un filo di perfidia: "Ma tu eri in libreria per comprare un libro o per far passare il tempo?".
Non ho potuto ascoltare la risposta del poveretto...


Mi fanno un po' sorridere, poi, le donne che già in aeroporto si vestono come se fossero già arrivate a destinazione: non parlo di chi è in pantaloncini e maglietta, ma di due ragazze che giravano per l'aeroporto praticamente in pareo ed infradito. E' pur vero che sono giovani, ma come affronteranno l'aria condizionata degli aerei, non so...


Vicino a dove prendevo appunti (sarò stato certamente segnalato come elemento sospetto... o esistono anziani che vanno all'aeroporto per vedere gli aerei?) è arrivata poi un'allegra compagnia: età intorno ai 25 anni, sesso assortito (buona fortuna) con il loro numero - sono una decina di ragazzi - che mi induce a pensare che la loro vacanza sarà un inferno.
Sintomatico che il primo dissapore venga fuori già lì, alle sedie d'attesa dell'aeroporto, ancor prima di partire. Oggetto della (prima?) discussione, ovviamente, il cibo. I maschi - uno in particolare - hanno fame ("Io ho una fame boia, mi mangio 'sta valigia, fra un po'!") e propongono il Mc Donald's; le femmine propendono per un più frugale e salutare succo d'arancia "tanto mangeremo stasera, quando arriveremo".
Sono di Arezzo, e la discussione già degenera con una divisione del gruppo che si preannuncia grave: la ragazza con un cappello panama bianco in testa (a Fiumicino...), di andare al Mc Donald's proprio non ci pensa e guida le altre quattro al bar.


Due bambine minuscole trottano portandosi dietro due minuscoli trolley rosa, uno con Bambi e l'altra con Paperina, mentre tre donne sui trenta si siedono al mio fianco sfinite dando fondo al tubo di Pringles alla paprika appena comprato: "Eddai che siamo in vacanza!".
Una suora si è persa e si guarda intorno con aria un po' smarrita: è alla ricerca del percorso che porta al treno per Roma.


Lo so, non sono tanto a posto, ma starei delle ore qui ad osservare, a sentire, a capire, a rubare frasi, sensazioni. Suvvia, trattasi di cose innocue, in fondo...


Mentre sono lì con l'orecchio teso, sorrido pensando a quel ragazzino dell'inizio, quello che adorava i treni. Li adorava talmente tanto, che ogni tanto usciva di casa e passava un po' di tempo alla stazione di Porta Susa di Torino "a guardare i treni". Ora che ci penso, non doveva essere tanto ragazzino. Diciamo adolescente, và...
Una volta venne anche fermato da un poliziotto che, con aria severa e sospettosa, gli chiese "cosa stesse facendo lì".


Ricordo perfettamente che io gli risposi "Guardo i treni: è forse proibito?".
Sì, già ero un rompicoglioni allora...


Il poliziotto in questione era evidentemente di buon umore, perché mi lasciò perdere senza nemmeno chiedermi i documenti (allora avevo l'aspetto di un pericolosissimo sovversivo...): o più che altro deve avermi lasciato in pace "a guardare i treni" per pigrizia, per evitare di avere a che fare con un colossale scassapalle.   


Proprio mentre mi tornava in mente quel ricordo lontano, e mentre facevo un pezzo di strada con la suora che doveva andare al treno per Roma, lo sguardo mi è caduto sul tabellone dei voli in partenza, e proprio sulla riga che annunciava il volo Az 7604.
Ceck-in al banco 53G, terminal 5.
Partenza 8.45. 
Direzione, New York.
:-)
Potevo non sorridere di nuovo?

12 commenti:

  1. Io adoro le stazioni dei treni, quasi per gli stessi motivi...quasi

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  2. Leggendoti ho rivisto, nell'ordine:
    Una ragazzina che amava guardare il cielo aspettando di vedere un aereo diretto verso ovest... E sognava un futuro in quelle lontane teree americane. Dovevano essere lontanissime visto che suo padre ogni volta che ci andava tornava un mese dopo...
    Una giovane donna che ogni giorno prendeva la metropolitana e amava immaginare le vite di tutti quei passeggeri, guardando le loro espressioni e com'erano vestite.
    Non ho mai pensato di prendere appunti però. Male!

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    1. :-)
      Prendo appunti solo perché poi mi dimentico tutto!
      Ora che ci penso, davanti al balcone della mia camera passava la ferrovia Torino-Milano e lì sfrecciava già a tutta velocità il Trans Europe Express...
      Che fascino!

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  3. Oddio.... io ero lì con te, per tutto il tempo: da come scrivi, riesci a far sì che il lettore, non solo si immedesimi... ti sia accanto!!!!

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  4. Quanto mi piace leggerti..un saluto da me wui con te...Cate

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  5. Bellissimo, mi sembrava di essere li! :)

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  6. anche io adoro i treni
    eri e sei tutt'ora un "pericoloso sovversivo", secondo me, fece male il poliziotto a non ingabbiarti da giovane beccandoti a porta susa (pessima stazione oltretutto oggi, non so ai tuoi tempi)hihihihi

    per gli aeroporti, piacciono anche a me. conosco bene malpensae ciampino
    genova e bergamo ancora di più visto che conosco anche gli uffici della polizia aeroportuale dove mi hanno portato per accertamenti una volta (in entrambi gli aeroporti) perchè mi scambiarono per un pericolossimo terrorista piemontese in trasferta ma poi mi hanno rilasciato perchè li ho storditi con i miei discorsi, i miei "topic scomodo" e le mie "analisi perfette" hihihihihi

    ciao cristian

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  7. altre due considerazioni in merito una seria una meglio che non te lo dica....

    la seria è che sembrava di essere in aeroporto con te
    la caz..... con tutti i treni che potevi vedere hai visto il treno trans.... ciaoo

    cristian

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    1. :-)))

      http://www.youtube.com/watch?v=qBGNlTPgQII

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    2. proprio un treno da trans hihihih

      ciaoo

      brutta canzona e pessimo treno
      ma che cosa vi fumavate ai vostri tempi? camomilla marica?

      hihihihi

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  8. Un premio per te sul mio blog!!!

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