PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

lunedì 11 giugno 2012

1966, un marxista a New York (La prima volta di Pasolini nella Grande Mela)

 
«E' una città magica, travolgente, bellissima. Una di quelle città fortunate che hanno la grazia. Come certo poeti che ogni qualvolta scrivono un verso fanno una bella poesia». 



«Mi dispiace non essere venuto qui molto prima, venti o trent'anni fa, per restarci. Non mi era mai successo di innamorarmi così di un paese.
Fuorché in Africa, forse.
Ma l'Africa è come una droga che prendi per non ammazzarti, una evasione.

New York non è una evasione: è un impegno, una guerra.

Ti mette addosso la voglia di fare, affrontare, cambiare: ti piace come le cose che piacciono, ecco, a vent'anni». 



«Non mi sentivo straniero, imparai subito a girare le strade neanche ci fossi nato: eppure la riconoscevo (...).
I giovani hanno un gusto favoloso: guarda come sono vestiti. Nel modo più sincero, più anticonformista possibile.
Non gliene importa nulla delle regole piccolo-borghesi o popolari. Quei maglioni vistosi, quei giubbotti da poco prezzo, quei colori incredibili. (...) 
 
E così se ne vanno, orgogliosi, coscienti della loro eleganza che non è mai un'eleganza mitica o ingenua».

«Questa è la cosa più bella che ho visto nella mia vita. Questa è una cosa che non dimenticherò finché vivo. Devo tornare, devo star qui anche se non ho più diciott'anni.

Quanto mi dispiace partire, mi sento derubato.
Mi sento come un bambino di fronte ad una torta tutta da mangiare, una torta di tanti strati, e il bambino non sa quale strato gli piacerà di più, sa solo che vuole, che deve mangiarli tutti.
Uno ad uno.

E nello stesso momento in cui sta per addentare la torta, gliela portano via...».



«Vorrei avere diciott'anni per vivere tutta una vita quaggiù».



 
"L'America è proprio una donna fatale, seduce chiunque. Non ho ancora conosciuto un comunista che sbarcando quaggiù non abbia perso la testa.

Arrivano colmi di ostilità, preconcetti, magari disprezzo, e subito cadon colpiti dalla Rivelazione, dalla Grazia. Tutto gli va bene, gli piace: ripartono innamorati, con le lacrime agli occhi...".
(Oriana Fallaci)

Sorrido...



"Un marxista a New York"
di Oriana Fallaci
Intervista a Pierpaolo Pasolini 
L'Europeo, 
13 ottobre1966, anno XXII, n. 42
 
 

6 commenti:

  1. Ripeto: forse non ho avuto la guida giusta perché a me NY non piace...

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  2. altra cosa interessante che ho scoperto leggendo il tuo bolg

    cristian

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  3. intenso e poetico... ma anche pratico: 'praticamente' stai tessendo una vera e propria opera di convincimento, stai sponsorizzando il viaggio (o la vita?) a NY!!!
    a me NY piace... per la prima volta mi ci portò una persona speciale, importante e già completamente strafottuta (me lo concedete???) per l'amore per la questo posto meraviglioso...
    e da quel viaggio, fu amore anche per me.
    presto ci ritorno.
    Intanto, grazie Dario ... sono pillole di nostalgia, ma anche una cura ricostituente nei momenti di crisi di astinenza.
    complimenti...
    Antonia.

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    Risposte
    1. Credimi - ma lo avrai capito - è "una cura ricostituente" anche solo scrivere di New York e dell'America.
      Nel modo più assoluto...
      Grazie dei complimenti, Antonia!

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