PERSONE CHE HANNO LETTO O CURIOSATO

sabato 7 aprile 2018

"Se tanta gente di poco conto, in luoghi di poco conto, facesse cose di poco conto, la faccia del mondo cambierebbe"

Quando ero ragazzo - più o meno quindicenne - su un tavolo della sede di un gruppo di Torino, in Corso San Maurizio, mentre confezionavamo dei polli che avevamo acquistato all'ingrosso e che avremmo venduto a basso prezzo (in mercatini illegali...) lessi una frase scritta a pennarello che da allora mi è rimasta impressa nella mente:
"Se tanta gente di poco conto, in luoghi di poco conto, facesse cose di poco conto, la faccia del mondo cambierebbe".
E' una frase che, da allora, mi ha guidato per tutta la vita.

Ho pensato a questo, oggi, quando ho letto la storia di una maestra di Riccione, Elena Cecchini. 

La maestra Elena, nella sua classe, ha un bambino di nove anni che soffre di crisi epilettiche: e allora ha deciso di spiegare in un dettato - in termini semplici, adatti ad alunni di una scuola elementare - cosa sia l'epilessia e cosa loro devono fare, in attesa che arrivino i soccorsi degli adulti, nel caso il loro compagno abbia una crisi mentre è in classe.
Spiegando, appunto, come devono comportarsi, la maestra ha affidato ad ognuno dei suoi scolari un compito semplice e preciso:

Giulia e Davide, per esempio, devono immediatamente spostare i banchi per far spazio;
Angelo e Michele devono aiutare il loro compagno a sdraiarsi per terra cercando di tranquillizzarlo;
Ahmad e Lucia hanno il compito di prendere il cuscino;
Enrico e Beatrice devono invece correre ad avvisare i bidelli;
mentre Andrea e Francesca devono andare di corsa a prendere la medicina che è nell'armadietto e darla subito al primo adulto che arriva.

La maestra Elena ha fissato anche dei turni "a rotazione", cosicché in un mese tutti i bambini della sua classe siano coinvolti e sappiano affrontare - psicologicamente e praticamente - questo tipo di emergenza senza aver paura e senza "girarsi dall'altra parte".
E anche perché tutti loro siano eventualmente pronti ad affrontare emotivamente un evento simile, quando questo dovesse riguardare, per strada, una persona sconosciuta, bambino o adulto che sia.

Ecco, io penso che ad una maestra di questo tipo (so solo che lei si chiama, appunto, Elena Cecchini e che insegna in una scuola elementare di Riccione) dovrebbe essere data una medaglia: perché ha fatto capire in modo semplice e pratico ai suoi piccoli che, davvero, "se tanta gente di poco conto, in luoghi di poco conto, facesse cose di poco conto, la faccia del mondo cambierebbe".

Sul muro esterno di una sgangheratissima scuola elementare in Sierra Leone, il Paese più povero del mondo (scuola che era senza vetri alle finestre, senza luce elettrica e acqua corrente, i cui tetto e muri erano miracolosamente rimasti su dopo la decennale e cruenta guerra civile cui anche i bambini furono costretti a partecipare combattendo e amputando braccia a colpi di machete, o uccidendo), un giorno lessi quest'altra frase scritta a vernice e a grandi caratteri: "Gli insegnanti costruiscono il futuro della Nazione".

In silenzio mi inchino di fronte alla maestra Elena Cecchini di Riccione e a tutti i nostri insegnanti che ogni giorno hanno il difficile, difficilissimo, compito di far crescere i nostri bambini insegnando loro anche l'amore per il prossimo. 
Mi raccomando: se qualcuno fra voi eventualmente la conosce, la abbracci da parte mia e le porga i miei più sinceri e commossi complimenti. 

Ecco: quando sento storie di questo tipo divento più ottimista, e penso che l'Italia e il mondo non sono, forse, del tutto perduti...


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