Lo so, il dibattito fra le persone sorde sull'impianto cocleare è serrato.
C'è chi, all'interno della comunità delle persone sorde, non è infatti d'accordo al suo utilizzo e preferisce rivendicare con orgoglio la propria situazione.
Ma vedere la reazione, la commozione, di una persona sorda quando per la prima volta SENTE il suono di una parola, è emozionante.
(Soprattutto tenendo conto di ciò che questa ragazza ha poi sentito dal suo fidanzato... ;-) ).
Dario, la mia futura moglie Barbara ha l'impianto cocleare da circa un anno e ti assicuro che quando il tecnico ha bussato sul tavolo ha fatto un salto ed è scoppiata a piangere...
RispondiEliminaE le settimane successive sono state una scoperta continua di ogni piccolo rumore, dalla pioggia, allo stormire delle foglie, al cane che abbaia, le api e gli uccellini che cinguettano, al suono della mia voce e della sua voce, di una melodia dimenticata, scoprire ogni giorno una cosa nuova.
Capisco coloro per cui l'impianto non è possibile e non hanno altra scelta se non adattarsi al meglio alla sordità, ma se c'è una possibilità, no, non capisco l'astio della comunità sorda verso questo miracolo della tecnologia.
Io sono la futura moglie :) ... sorda da quando ero bambina, fino a due anni fa me la cavavo discretamente con le protesi, di impianto non ne volevo sapere, lo guardavo con un misto di paura e diffidenza, pensando "io no". Mi sono arresa per disperazione a un anno di distanza da un grave peggioramento, e posso dire che sbagliavo, sbagliavo tantissimo. Mi ha ridato vita e ricordi che pensavo perduti per sempre, ha colorato con un arcobaleno di suoni le mie giornate, e l'emozione che rivivo nel momento immortalato nel video resterà indelebile nel mio cuore e in quello di Paolo :)
RispondiEliminaCara Barbara, caro Paolo,
RispondiEliminale vostre parole mi hanno accarezzato il cuore.
Una ventina di anni fa, per Tg2 Salute, ho effettuato un servizio, in un centro pubblico italiano, proprio sugli impianti cocleari, a quel tempo davvero agli inizi, almeno in Italia.
Era una cosa che sembrava proprio (perdonate se uso termini un po' superficiali...) "fantascienza", un progresso medico che aveva (e ha!) dell'incredibile: un delicato intervento al cervello per collegare ad esso una piastra che viene inserita sotto il cuoio capelluto (giusto?) e un apparecchio esterno all'orecchio che riceveva i rumori, i quali venivano "decodificati" e trasmessi sotto forma di segnale misterioso al cervello che, appunto, permetteva alla persona sorda, finalmente, di udire.
Assistetti a momenti che definire commoventi è poco: quello di una donna adulta che ricominciava a sentire dopo più di trent'anni, e quello di un bambino che per la prima volta udiva la voce della mamma...
So che una parte della comunità dei sordi rifiuta questo tipo di tecnologia, rivendicando l'orgoglio di non udire e di vivere in quel modo: ma so anche che molti - come te, Barbara - hanno poi benedetto la scelta di af/fidarsi dell'impianto cocleare, affrontata magari con comprensibile paura dell'ignoto.
Sei stata coraggiosa, Barbara, e sono orgoglioso che tu sia una lettrice di questo miserrimo blog.
Così come sono orgoglioso, contento e commosso che tu abbia letto (e ascoltato!) queste pagine.
Ti abbraccio, e abbraccio anche Paolo, il tuo fido cavaliere.
Ci sono tante storie, in queste pagine, che attendono di essere lette da voi.
Persone così speciali.
d.