Che si correggano i libri di storia.
Mi spiace per l'amico genovese Cristoforo Colombo, navigatore coraggioso e visionario, ma una cosa ormai appare certa: non fu lui ad arrivare per primo in America.
Ormai c'è una (moderata) conferma del fatto che il continente americano venne "scoperto" almeno mezzo millennio prima del 1492.
Per la precisione, 471 anni prima.
Il problema è che lui (Colombo) non lo sapeva, né, peraltro, poteva saperlo.
Gli studiosi, infatti, sono ormai certi che i primi europei a raggiungere le coste del "Nuovo Mondo" furono i Vichinghi, grande popolo di navigatori del nord Europa.
Recenti studi dimostrano che a cavallo dell'anno Mille, infatti, per molte volte i Vichinghi si spinsero fino ai margini del mondo allora conosciuto.
In realtà, per loro, fu tutto abbastanza semplice: intrepidi esploratori da sempre, i vichinghi - come si evince dalla cartina qui sotto - seguendo le coste, da quelle atlantiche del profondo Nord Europa e della Groenlandia, navigarono verso sud arrivando a solcare il Mediterraneo, e spingendosi financo alle coste asiatiche del mar Caspio.
Viaggi a lungo raccontati nelle tante saghe della letteratura norrena e, in tempi recenti, resi noti oggi dalla celebre serie tv "Viking".
Che però è tutt'altro che fiction.
Oggi, infatti, esistono prove che più di mille anni fa, - sotto la protezione dei loro dei - fra i vari margini del mondo allora conosciuto, con le loro imbarcazioni i Vichinghi raggiunsero anche le coste di un nuovo continente.
Quello "americano".
Al tempo, ovvio, senza quel nome.
Le prime prove, i primi sospetti con le prime timide conferme, sono arrivate negli anni '60, quando archeologi e studiosi del nord Europa esaminarono con attenzione i resti di un centro abitato nell'isola di Terranova, 111 mila chilometri quadri oggi territorio canadese.
Che è poi quella che, quando si è in viaggio in aereo diretti a Nuova York, vedendola sui video di bordo che tracciano la rotta ci dà l'impressione di essere ormai arrivati negli Usa.
Per essere più precisi, le prime conferme dirette delle sorti vichinghe nel continente americano sono infatti giunte dai resti di un antico villaggio con cimitero dell'isola di Terranova, in Canada, nella provincia di Labrador "Anse aux Meadows" ("Baia dei Prati").
L'incertezza venne eliminata grazie all'esame dei reperti rinvenuti effettuato attraverso la datazione "al carbonio 14", tecnica che permette di datare con precisione la data di un qualunque reperto archeologico.
Un esame "esterno" aveva già peraltro dato una prima risposta: ricercatori olandesi avevano infatti verificato che alcuni resti lignei lì rinvenuti erano stati lavorati inequivocabilmente da popoli che usavano il ferro, materiale al tempo sconosciuto ai nativi americani.
Dunque prima del 1492.
Successivamente gli stessi ricercatori sono riusciti a fissare con ancora più precisione la data della presenza vichinga in quella colonia: si trattava dell'anno 1021.
Su questo, ricercatori e storici hanno scritto libri su libri, ma la data fu determinata con questa precisione grazie alla minuziosa osservazione degli anelli di accrescimento dei tronchi lignei di quei resti, che in tutto il mondo terrestre presentano tracce provocate da una forte tempesta solare che avvenne nel 992 dopo Cristo:
"Trovare il segnale della tempesta solare seguita da 29 anelli di crescita - ha spiegato in un articolo pubblicato dalla rivista "Nature" Margot Kuitems, ricercatrice dell'Università di Goningen, Olanda - ci ha permesso di concludere che quel legno fu tagliato una trentina di anni prima del 1021 d.C.".
Incredibile, eh?
Ovviamente non è chiaro quante spedizioni, in quei secoli, abbiano successivamente poi raggiunto ancora le coste di quel "Nuovo Mondo": quello che però per ora appare certo è che la sola colonia di L'Anse aux Meadows fu abitata da alcune migliaia di vichinghi (fra i tremila e cinquemila) almeno per una ventina di anni.
I resti di quella colonia si trovano in Canada, a sud della Groenlandia, nella parte più settentrionale dell'isola di Terranova - come da cartina qui sotto - e furono scoperti nel 1960 dall'esploratore norvegese Helge Ingstad e dalla moglie, l'archeologa Anne Stine Ingstad.
Oggi viene ipotizzato che la colonia venne sfruttata soprattutto per far scorte di legname (ma anche di avorio di tricheco, pellame, pecore e grasso di balena) che in quel periodo in Groenlandia scarseggiavano, e di cui quelle terre vergini erano invece ricche.
Territori che però vennero poi abbandonati a causa di alcuni decenni di gelo che resero quei luoghi umanamente invivibili.
Il loro "Cristoforo Colombo" si chiamava Bjarni Herjòlfsson, un mercante che intorno al primo secolo dell'anno Mille, dopo tre giorni di navigazione verso sud, raggiunse con 25 navi e 400 coloni quelle nuove terre.
Per la verità fu la ricerca del padre a spingerlo da quelle parti, genitore che pare lì vivesse da qualche tempo.
A dimostrare che tutto questo non si trattava di una semplice leggenda tramandata oralmente, fu il ritrovamento nel sito archeologico di Blue Hill, nei pressi di Brooklyn, in Maine, del "Maine penny", un centesimo norvegese d'argento rinvenuto il 18 agosto del 1957 a un metro e mezzo di profondità da un archeologo dilettante, Guy Mellggren, moneta attualmente esposta presso la biblioteca di Stato ad Augusta, nel Maine.
Una scoperta che è stata in grado di riscrivere la Storia.
Si tratta, infatti, di una moneta utilizzata in Norvegia durante il regno di Olaf III°, che governò il Paese fra il 1067 e il 1093.
La scoperta - davvero eccezionale - avvenne a Naskeag Point, negli Stati Uniti, nella Penobscot bay, nel Maine, a un centinaio di chilometri da Portland fra i resti di un villaggio abitato fra il 1180 e il 1235.
Prova evidente degli scambi culturali e commerciali che, al tempo, erano già in corso fra l'Europa del nord e quel nuovo mondo.
Un'altra prova degli scambi commerciali esistenti al tempo fra europei e nativi americani, è una citazione del 1347 presente negli annali d'Islanda, dove si racconta di una "imbarcazione carica di legname, con 18 uomini a bordo" proveniente dalla Groenlandia.
Si tratta, in assoluto, di una delle prime prove certe della presenza vichinga nel continente successivamente raggiunto da Cristoforo Colombo.
E che, in qualche modo, confermano la veridicità di molte leggende tramandate dai Vichinghi e narrate abbastanza dettagliatamente, appunto, nei racconti orali di quel gruppo di popoli che dopo l'anno mille abitò le zone dell'attuale Germania e del nord Europa.
E che confermano, in fondo, che - da che mondo è mondo - l'essere umano, si sposta, emigra, spinto dalla curiosità o dalla "semplice" esigenza di vivere meglio.
Ridendo - come scrissero nel 1967 i ragazzi della "Scuola di Barbiana" di don Lorenzo Milani - dei "sacri confini delle patrie".
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