Sono due le cose, opposte fra loro, che immagina chi non è mai stato negli Usa: da una parte che sia “il Paese più libero del mondo”, come amano definirlo gli americani e i loro Presidenti; dall’altra che l'America sia il centro - anzi, l’Impero - del Male, (come pensa ancora qualcuno) che limita con leggi e regolamenti ogni libertà personale di chi vi abita e ovviamente anche dei turisti che vi si recano.
Oddio, effettivamente fin all'arrivo in aeroporto sarete circondati da cartelli che vietano questo o quel comportamento, che spiegano con indicazioni multilingue e disegni regole e leggi. Ma si tratta in realtà soprattutto di regole di buon senso facili da osservare.
La cosa straordinaria è che noi italiani ci distinguiamo nel trasgredirle una ad una, queste regole. Di qualsivoglia tipo. E non appena sbarcati dall'aereo.
Vi sono cartelli che scrivono con evidenza - anche con disegni - che è vietato l'uso dei telefonini prima del controllo passaporti? Ebbene: voi vedrete che gli unici che accenderanno il telefono cellulare ancora dentro l'aereo, o negli anonimi corridoi dell'aeroporto, saranno gli italiani (e gli spagnoli...): e proprio passando sotto i cartelli che ne segnalano il divieto d'uso, per motivi di sicurezza aerea, in riferimento alle possibili interferenze che le onde radio dei telefonini possono esercitare nei confronti dei meccanismi elettronici degli aerei che stanno per decollare o atterrare a pochi metri da voi.
E' che l'italiano si chiede perché mai vi sia questa regola stramba. E, ovviamente, la vìola, un po' "a prescindere", un po' perché non ne comprende il motivo. E poi bisogna telefonare subito a mamma, no?
Non parliamo poi delle code.
In America gli italiani li riconosceremo, anche da lontano, tante volte: perché commenteranno tutto ad alta voce, o perché, appunto, saranno gli unici che cercheranno sempre di "fare i furbi" mentre sono in coda. Code che in Italia - come mi ha fatto giustamente notare l'amico Simone su Facebook - sono "ad imbuto", con qualcuno che passa sempre, involontariamente o meno, davanti a qualcun altro, spintonando una volta l'uno, una volta l'altro, costantemente violando quella "distanza di prossimità" sacra negli Usa e in Italia sconosciuta.
Negli States, invece, sono, appunto, "file": con le persone che, ordinatamente e pazientemente, aspetteranno una dietro l'altra, ognuna ad adeguata distanza; e questo alla cassa di un negozio, ad uno sportello bancomat, davanti al pulmino dei gelati.
La concezione di vita "italiana" si esprime però al meglio quando siamo alla guida sulle strade americane. Ecco, anche qui il consiglio che mi è stato dato (e che, ovviamente, non ho osservato fino alla seconda bastonata, cioè alla seconda multa) era semplicissimo: "Tu limitati ad osservare le indicazioni stradali e a rispettare i limiti di velocità. Basta che fai come fanno tutti gli altri...".
Semplice no? Certo!
E secondo voi io ho ascoltato questo consiglio? Ovviamente no.
Il suggerimento che do sempre a tutti coloro che si apprestano a guidare per la prima volta negli States è di mettersi bene in testa di rispettare “alla lettera” (ribadisco, “alla lettera”) il codice della strada illustrato dai suoi cartelli stradali. Esatto: proprio quelle robe lì che in Italia quasi manco guardiamo di sfuggita.
In America non vige alcuna interpretazione elastica delle norme, e le possibilità di aprire poi un dibattito su di esse con il poliziotto o lo sceriffo di turno che vi contesterà qualche vostro comportamento scorretto - nell’italica ipotesi di raggiungere con lui un amichevole compromesso con annessa stretta di mano e via di scampo - sono pressoché nulle. Sempre ammesso che siate in grado di sostenere un briciolo di conversazione con un poliziotto che, oltre ad essere infuriato con voi, parlerà con accenti che spesso possono rendere davvero incomprensibile il suo inglese.
D'altronde, già la segnaletica stradale americana appare quanto meno esplicita.
In Italia i cartelli che indicano i limiti di velocità, per esempio, sono lì, tristi e solitari a bordo strada.
In Francia, invece, il cartello è spesso accompagnato da un verbo, più che altro una esortazione: "Rappel", c'è scritto, "Ricorda". Così come in Spagna, dove anche qui spesso i cartelli stradali sono accompagnati da un malinconico "Recuerda"
L’America, invece, è un Paese che va per le spicce e ha una lingua che permette poi una maggiore, e assai più efficace, capacità di sintesi. Negli Stati Uniti, dunque i cartelli stradali sono spesso accompagnati da un monito che a noi italiani, abituati come siamo a cercare di farla sempre franca, risulta vagamente minaccioso. “It’s the law!”, c’è scritto, “E’ la legge!”. Proprio così, a volte anche con quel punto esclamativo, che rende il messaggio (come dire...) assai più "convincente".
"Tieni la destra e sorpassa a sinistra" "E' la legge" |
Marco e Lorena - fedeli lettori di Reno, in Nevada - mi segnalano un cartello stradale, dalla consueta straordinaria sintesi, che si trova spesso sulle strade della California:
"Click-it or ticket": "Allacciala o multa". Con specificato anche l'importo: "Da 80 a 91 dollari".
Ma in California ci sono contee che fanno pagare anche 142 dollari di multa, a chi non allaccia la cintura di sicurezza in auto.
Non ho verificato di persona, ma ho letto che lungo le strade dell’Illinois si legge ogni tanto un cartello con l’ancor più esplicita frase: “Riga dritto! E’ la legge dell’Illinois!”: che è un po’ come far intravedere, a chi guida, le sbarre del carcere, o il patibolo con il cappio.
Ma se è pur vero che in ALCUNI Stati americani (che sono assolutamente indipendenti tra loro e che dunque possono legiferare come vogliono a prescindere da ciò che pensa il Presidente Usa) vige l'orrenda e inumana pena capitale, è pur vero che spesso alcuni italiani - che giungono negli Usa con il loro bel bagaglio di condizionamenti (anche) ideologici - pensano che gli Stati Uniti siano il luogo dove si rischi l'iniezione letale ad ogni angolo.
Come evidentemente pensava seriamente la sorella di una amica, che alla vigilia della partenza di quest'ultima per il suo primo viaggio americano le raccomandò di “non sedersi mai per terra o sui gradini perché a New York per questo c'è l'arresto”. Non ho minimamente idea dove quella persona avesse letto o sentito una cosa del genere, ma vi assicuro che era assolutamente convinta che la realtà e "l’atmosfera" negli Stati Uniti fossero quelle.
Come dico ad ogni scettico, fra i pesanti bagagli che io stesso mi portai dall’Italia nel mio primo viaggio negli States, il più pesante era forse quello che conteneva proprio stereotipi e preconcetti. In realtà, dopo un po’ di giorni, mi resi conto che gli Usa sono un Paese molto più complesso di quello che pensavo, dove chiunque può fare e dire quello che vuole.
Troveremo davanti alla Casa Bianca cocciuti contestatori fianco a fianco di sostenitori del Presidente. E, quel che ci stupirà di più, è che conviveranno su quei marciapiedi senza alcuna frizione fra loro.
Ancor più stupore potrà probabilmente provocarvi la notizia della condanna delle figlie gemelle del presidente Bush, allora nemmeno ventenni, perché guidavano dopo aver bevuto grazie ad un documento falso che si erano fatte su internet.
Furono condannate (le figlie del Presidente americano!) ad effettuare otto ore di lavori socialmente utili e a seguire un corso sugli effetti nocivi dell'alcol.
Forse se avessero detto che erano le nipoti di Mubarak...
Dopo esserci stato la prima volta ho capito che la cosa più semplice, negli Stati Uniti, è osservare la legge.
E, incredibile, mi sono accorto che la osservano tutti e che a nessuno vengono rotti i coglioni (pardon!).
Vittime prime di questa rigidità, sono però i fumatori (italiani e spagnoli, visto che quelli americani conoscono e rispettano normalmente le regole).
Se volete perdere il vizio del fumo fatevi un bel viaggio negli States: il costo sarà compensato da ciò che non spenderete più, in un anno senza sigarette.
Per i fumatori, gli Usa sono davvero un inferno: li vedrete durante l'orario di lavoro con la sigaretta in mano fuori dagli edifici (sotto il sole torrido estivo o nel gelo invernale) naturalmente mantenendo dagli stessi la distanza "di legge": 20 piedi (6 metri), o anche 15 piedi (4,5 m.), da ogni entrata, uscita, finestra aperta o bocca d'aspirazione dell'aria condizionata, come potete leggere nel cartello qui sotto:
Difficile, quasi impossibile, far capire al fumatore italiano che sono norme che si devono osservare, sia per il rispetto di tutti, sia perché altrimenti ci si imbatte in una sicura multa. E guardate che negli Usa le multe per la non osservanza della lege antifumo la fanno davvero.
E' che, talvolta, il divieto di fumare è esteso anche all'aria aperta: ai parchi pubblici (cittadini e non), per esempio, ma anche ai semplici "giardinetti", o a quelle aree, anche non recintate, con sedie e tavolini.
Qualche mese fa mi trovai a fare da paciere fra un italiano ottuso e un poliziotto che voleva multarlo visto che il concittadino fumava passando per Washington Sq, senza aver visto un cartello come questo:
Pur non essendo un fumatore, devo dire però che mi fanno una certa pena i tabagisti negli aeroporti americani, relegati come sono nelle aree a loro riservate, e che a volte consistono in un cubo trasparente ingiallito dalla nicotina, con l'aria interna irrespirabile nonostante l'aspiratore.
Così come mi ha fatto un po' pena questo signore da me fotografato sul molo di Santa Monica, in California, nell'apposita striminzita "smoking area" (quella colonnina alla sua sinistra è il posacenere...).
Avete capito bene: chi passeggia da quelle parti, può fumare SOLTANTO all'interno del perimetro evidenziato dal rettangolo a terra!
Così come mi ha fatto un po' pena questo signore da me fotografato sul molo di Santa Monica, in California, nell'apposita striminzita "smoking area" (quella colonnina alla sua sinistra è il posacenere...).
Avete capito bene: chi passeggia da quelle parti, può fumare SOLTANTO all'interno del perimetro evidenziato dal rettangolo a terra!
Di fumare in spiaggia non se ne parla nemmeno.
Da qualche anno il divieto è entrato in vigore in California e via via esteso in tutti i litorali degli altri Stati.
Prima di entrare in spiaggia, ecco tutte le informazioni utili ai bagnanti: temperatura dell'aria, temperatura dell'acqua, ora del tramonto, profondità dell'acqua per i surfisti... D'altronde lo avete capito, ormai, se leggete queste pagine: gli americani sono precisi.
Da qualche anno il divieto è entrato in vigore in California e via via esteso in tutti i litorali degli altri Stati.
Prima di entrare in spiaggia, ecco tutte le informazioni utili ai bagnanti: temperatura dell'aria, temperatura dell'acqua, ora del tramonto, profondità dell'acqua per i surfisti... D'altronde lo avete capito, ormai, se leggete queste pagine: gli americani sono precisi.
A proposito, le spiagge sono quasi TUTTE libere, senza stabilimenti balneari a pagamento (fatta eccezione per alcune cittadine di lussuoso turismo, come, per esempio, Malibù, in California, dove però esistono chilometriche e pulitissime spiagge libere), con toilette pubbliche gratuite, e senza le italiche e ridicole restrizioni per raggiungere il mare.
(Ho scoperto che la bandiera a scacchi gialla e nera indica che sono operativi bagnini, ma non in tutte le spiagge e in quel tratto, e dunque se non ci si sente sicuri è meglio andare a fare il bagno nei pressi della postazione dei "lifeguard", come quella di tre foto sopra).
A proposito di sigarette e alcolici, è bene fare attenzione, perché negli Usa non è come in Italia, dove i controlli sono quasi inesistenti: qui i Cops ci sono, e anche con appositi mezzi da spiaggia!
Strano Paese l'America...
Mentre i poliziotti girano per la spiaggia di Santa Monica, magari proprio a controllare che nessuno fumi, poco più in là, sulla "passeggiata lungomare", ecco una ragazza che pubblicizza uno studio medico che rilascia ricette per l'uso più o meno terapeutico della marijuana.
Nel caso, i genitori sospettosi e poco inclini al dialogo con i figli, possono sempre andare al supermercato e acquistare - fra una pila Duracell e una confezione di Band-Aid - il kit casalingo per dare una "controllatina" (lo so, è una cosa orribile...) ai propri figli:
Per soli 16,99 dollari, il genitore ansioso e malfidato può così verificare se il figliolo fa uso di marijuana, anfetamina e metanfetamina, ecstasy, cocaina, oppiacei vari, financo a dodici sostanze illecite differenti.
E se non si può fumare in nessun giardino o parco americano, in compenso si può stare sdraiati tranquilli (qui siamo a Central Park, a New York) a prendere il sole in costume da bagno. Senza che nessuno rompa...
Semmai i poliziotti - formato monumentale, ovvio... -, la domenica a Central Park sono impegnati in cose più serie: come per esempio cercare di beccare fra le migliaia di persone in giro, qualche latitante ricercato (ma senza chiedere documenti a casaccio, ché negli Usa è vietato!).
Davvero strano Paese, l'America.
Così strano, che nessuno - tranne me e voi, ovviamente - si stupisce se si incrocia per strada qualcuno che se ne va in giro - e mi è capitato di vederne più di uno di questi soggetti - indossando bellamente un costume da Uomo Ragno.
Magari mentre fa la coda per un hamburger (eccheccazzo, anche Spiderman dovrà pur magnà, no?).
Oppure mentre si sposta tranquillo in metropolitana (aveva esaurito i suoi poteri, evidentemente!). E non era Carnevale...
Confesso che quando incontrai uno Spiderman nella subway di New York non osai fare la foto. E allora un filmato simile l'ho rubato dalla rete.
Negli Stati Uniti ognuno - se non fa del male a qualcun altro o vìola la legge - può fare quel che vuole e vestirsi come vuole.
O anche non vestirsi: come questa giovane donna alla quale veniva fatto il "body painting" in pieno giorno a Washington sq, a Manhattan
o quest'altra, che durante la notte dedicata alla moda andava in giro con amiche così:
Insomma, come ho sottolineato all'inizio, gli Stati Uniti sono un Paese molto più complesso di quanto possa credere chi si reca lì la prima volta...
Direi che questo lungo racconto americano posso concluderlo con due cose che più mi hanno lasciato sbalordito, quando le vidi sulle strade degli States: due cartelli incontrati per strada, il primo mentre attraversavo un paesino della Pennsylvania.
Non credevo ai miei occhi: e infatti inchiodai, scesi dall'auto e feci subito la foto.
"Pedone cieco nei paraggi". |
Così come fermai l'auto quando, in South Dakota, vidi e fotografai un cartello come questo sotto (la foto l'ho presa dal web, visto che la mia è ancora in diapositiva; mi perdoni l'autore):
"Zona frequentata da bambino sordo"
Due cartelli stradali che mi fecero pensare molto, e che mi lasciarono letteralmente senza parole...
E a voi?
© dario celli. Tutti i diritti sono riservati